martedì 18 gennaio 2022

Bonus psicologo, il governo boccia l'emendamento



Articolo da GlobalProject

Il 24 Dicembre 2021 il parlamento italiano ha bocciato l'emendamento del “Bonus Salute Mentale”. Durante questi due anni di pandemia ed emergenza sanitaria le istituzioni non hanno fatto quasi nulla in merito, ma la situazione è ancora più complessa: la crisi non ha fatto che aggravare un sistema già fragile e poco considerato.

Una doverosa, nota e triste premessa: l'assistenza psicologia nel settore pubblico in Italia è quasi del tutto inesistente. A fronte dei 130 mila psicologi che lavorano nel nostro paese, solamente il 5% della categoria lavora in strutture pubbliche. Naturalmente questa situazione è dovuta al non-investimento dei fondi nel settore pubblico con formazioni specifiche, aumento delle assunzioni, ricerca, nel quale questo tipo di professione -oberata di lavoro- si ritrova a far fronte solamente a situazioni emergenziali più severe, critiche e croniche.

In Italia, la spesa regionale destinata alla salute mentale è inferiore al 10% della spesa per questo tipo di servizi nei paesi ad alto reddito: si parla infatti del 3,5% della spesa totale destinata alla salute, inferiore comunque al 5% che i presidenti delle regioni si erano impegnati a indirizzare a questi servizi ormai più di vent'anni fa, quando di emergenza sanitaria ancora non si parlava. Non si investe sulla salute mentale, non si investe nelle scuole e sulla figura della psicologa di base, non si investe nei reparti ospedalieri, nei consultori, nei centri antiviolenza e in generale laddove la psicologa è utile a monitorare, sostenere, ascoltare e contenere il disagio psichico, lavorando non solo sulla cura, ma anche sulla prevenzione.

Questa situazione di partenza implica che chi ha bisogno di cure è costretto a rivolgersi a uno studio privato in modo -anche economicamente- autonomo.

L’epidemia di SARS-COVID19 esplosa nel 2020 ha peggiorato e slatentizzato situazioni già precariamente complesse nella salute mentale: secondo una ricerca pubblicata dalla rivista scientifica The Lancet nel settembre 2021, durante la pandemia i casi di depressione sono aumentati del 28% e di ansia del 26%. Secondo i risultati della ricerca, ad essere più colpite sono state le donne, a causa del forte aumento dei casi di violenza domestica e della precarietà sociale e lavorativa, e i/le/lə giovanə, sempre probabilmente per la precarietà lavorativa e l'annullamento della sfera della socialità. Tendenzialmente, inoltre, chi era già in una situazione di difficoltà non ha fatto che peggiorare.

In generale tutti ci siamo ritrovati ad affrontare una situazione completamente nuova e in diverse fasi: dall’allarme, incertezza e preoccupazione iniziali causate dalla confusione e dalla paura che creano fisiologicamente le situazioni ignote, siamo passati all'isolamento, allo stravolgere i nostri ritmi e le nostre abitudini, ad annullare il contatto con l’altrə. Ci siamo confrontati con tematiche complesse come la morte, a perdere o modificare il lavoro e ad assumere nuove consapevolezze sulle nostre vite già sufficientemente precarie. Le parole “contenimento” e “protezione” hanno assunto significati semantici ed emotivi differenti e il nostro controllo è sempre stato alto per la paura del contagio, causando stati costanti di iperattivazione mentale, contornati da un bombardamento mediatico spesso non chiaro e fuorviante. Insomma: volenti o nolenti le conseguenze hanno pesato anche su chi, di base, non aveva una situazione psicologica fragile.

Il nodo della questione è questo: non è possibile separare gli aspetti della salute da quelli sociali. E tanto meno quelli della salute -chiamiamola fisica- da quella mentale.

Userò per spiegare il concetto, per praticità e conoscenza, il modello teorico della psicologia funzionale. Il è un complesso organismo di sistemi integrati e interconnessi tra loro: neurologico, neurovegetativo, emotivo, endocrino, immunitario, sensoriale, motorio. Tutti questi sistemi interagiscono tra di loro in continue risposte correlate e imprescindibili.

Sono numerosi gli studi che riguardano l’influenza delle conseguenze di stress e ansia sul sistema immunitario: l’aumento dei primi causa crolli e abbassamento del secondo. È quindi immediato e intuitivo pensare che una situazione come quella che ci siamo ritrovati ad affrontare in questi anni di pandemia, che ha aumentato l’attivazione mentale e le preoccupazioni in modo più o meno esponenziale, non possa non aver conseguentemente influenzato anche tutti i nostri sistemi, predisponendoci nel paradosso ad essere più vulnerabili anche a malesseri “fisici”.

Inoltre l’organismo umano è parte di un organismo più ampio, gruppale, poi sociale, con cui interagisce, scambia e necessariamente, come ogni organismo, ne subisce le influenze e influenza a sua volta il macro che lo contiene. Il problema di natura psichica del singolo è inequivocabilmente un problema di natura sociale. 

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Autore: 
Anna Ramazzotto

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da GlobalProject   



6 commenti:

  1. Molto interessante!Buona gioirnata cavaliere.

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  2. E figuriamoci se il governo può mai interessarsi alla salute degli Italiani. 😔

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  3. Credo che tocchi molto un Governo in difficoltà se approvassi l'emendamento presentato. Immaggini quanti milioni di euro dovrebbero pagare?

    Si, è interessantissimo, e per questo lo hanno bocciato.

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