giovedì 15 aprile 2021

10 anni senza Vittorio Arrigoni

Vittorio Arrigoni draw

Articolo da DinamoPress

Vittorio Arrigoni, giornalista, scrittore, attivista è ucciso a Gaza dieci anni fa, il 15 aprile del 2011. La sua morte, compiuta per mano di un gruppo estremista islamico, provocò sgomento non solo nel movimento di solidarietà al popolo palestinese, molto ampio in Italia al tempo, ma anche in tanti ambiti della società civile che avevano conosciuto Vittorio tramite i suoi articoli e i libri.

 

Vittorio fa parte di una generazione di internazionalisti che scossa dalla violenza della Seconda Intifada a partire dal 2000 inizia ad immaginare percorsi e modi per costruire la propria solidarietà a partire dalla presenza fisica nei Territori Occupati palestinesi: Cisgiordania e Gaza.

 

Presenza fisica sul campo vuol dire spesso interposizione tra l’esercito israeliano e la popolazione civile palestinese, camminare cioè su quella soglia importante e pericolosa di chi è disposto a mettere il proprio corpo e la propria vita per una causa, per la giustizia, e per una trasformazione nonviolenta del conflitto. Le tante esperienze simili di solidarietà attiva di quegli anni non possono rientrare nella cornice della cooperazione internazionale, perché troppo atipiche e al di fuori dei protocolli di sicurezza a cui le ONG sono vincolate. Proprio per questo però riescono ad essere una esperienza unica e radicale di solidarietà dal basso e connessione vera tra la società civile mondiale e chi vive l’occupazione.

Nasce e cresce in quegli anni l’International Solidarity Movement (ISM), che coordina le presenze di attivist* nei luoghi più caldi del conflitto quali Nablus, Jenin, e la Striscia di Gaza. Facevano parte dell’ISM Rachel Corrie, attivista statunitense uccisa da un buldozer israeliano a Gaza il 17 marzo 2003 mentre difendeva una casa palestinese dalla demolizione. Era attivista dell’ISM anche Tom Hurndall, giovane inglese, colpito da un proiettile sparato da un cecchino israeliano, mentre accompagnava dei ragazzini per le strade di Gaza, l’11 aprile 2003. Tom andrà in coma a seguito del colpo, e morirà 9 mesi dopo.

Nonostante questi tragici casi, l’ISM cresce e porta molti giovani da tutto il mondo a conoscere la Palestina e a contribuire alla lotta contro la violenza dell’occupazione. Altre organizzazioni promuovono in quegli anni carovane e progetti di interposizione in West Bank e a Gaza, come l’International Women Peace Service, il Christian Peacemaker Team, ma pure le italiane Servizio Civile Internazionale, Associazione per la Pace, Operazione Colomba.

Vittorio era parte di quel movimento: si reca per la prima volta nel 2002 nei Territori Occupati e nel 2003 si unisce all’ISM. Ci ritornerà più volte nel corso degli anni, viene poi arrestato in Israele, espulso e bandito dal paese, continuerà allora a recarsi a Gaza, che a partire dal 2005 ha un valico non controllato dall’esercito israeliano, quello di Rafah che conduce all’Egitto.

 

Vittorio è a Gaza nel dicembre 2008 quando l’esercito israeliano conduce l’operazione Piombo Fuso. In quei giorni scrive, quasi ogni giorno, sul “Il Manifesto” e nel suo blog, che esplode di visite. È l’unico giornalista internazionale rimasto nella Striscia di Gaza.

 

Mentre i media di tutto il mondo raccontano quei tragici giorni dalla collina di Sderot, città israeliana al confine da cui si può vedere la Striscia, mentre Vittorio li racconta passando la giornata nelle ambulanze, negli ospedali, nelle case delle persone rimaste senza cibo e acqua. Vittorio conclude ogni suo pezzo con una esortazione rimasta impressa nella memoria, Restiamo Umani, così si chiamerà il libro che raccoglie i suoi scritti di quei giorni.

Dopo questa esperienza drammatica e straordinaria Vik (come è ormai soprannominato) è sempre più conosciuto in Italia, viene in visita, si organizzano iniziative in presenza o in collegamento da Gaza, la sua voce riesce a raccontare in modo diverso la vita sotto occupazione, perché nella sua denuncia totale e radicale rifugge ogni pietismo, ma racconta invece di un popolo che con energia e determinazione cerca di resistere. A Gaza Vittorio continua molte attività tra le quali accompagnare i pescatori palestinesi che provano ad approvvigionarsi di cibo, spingendosi a largo ma incontrando sempre la violenza della marina militare israeliana.

 

Per tutte queste ragioni, nell’aprile 2011, la morte di Vittorio squarcia il cielo, perché colpisce quel modo di fare solidarietà che aveva avuto un significato enorme per tanti e tante.

 

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Fonte: DinamoPress


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Articolo tratto interamente da DinamoPress



6 commenti:

  1. 10 anni nei quali purtroppo non abbiamo saputo restare umani

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  2. Vik, Giulio con Patrick che soffre in prigione, sono la nostra meglio gioventù violentata e assassinata... questa non è "umanità" intesa come qualità della nostra specie ma feroce violenza di regimi tanto autoritari quanto deboli nell'incapacità di affrontare un qualsiasi dissenso.

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