Articolo da Fata Morgana Web
«L’arte perde in leggerezza ciò che guadagna in precisione». Potrebbe essere una delle divise di Baudelaire, una chiave che ci permette di addentrarci nella novità, sempre vitale, delle opere di uno dei vessilli della modernità. La frase è ispirata dalla rilettura di un passo che l’autore dedica a una Pietà di Delacroix del 1844, dipinto murale presente nella chiesa parigina di Saint-Denis. Sono ben note le simpatie di Baudelaire nei confronti di Delacroix, considerato con piglio convinto l’anticipatore della modernità e la perfetta incarnazione del pittore romantico. Nelle tele di Delacroix Baudelaire coglieva soprattutto il movimento, la rottura della stasi accademica, la contestazione della plastica raffaellesca diffusa in molti artisti di metà Ottocento, l’argine perentorio imposto alla cultura della “scultura dipinta”. Delacroix, evidentemente, sapeva cogliere il carattere “passeggero” della bellezza, ne assecondava la vocazione dinamica, leggera, attraverso cui la bellezza è portata a transitare senza mai bloccarsi in figure immobili. Per Baudelaire, del resto, Delacroix crea una pittura rapida come la scrittura degli autori concisi e concentrati: «Ceux dont la prose peu chargée d’ornements a l’air d’imiter les mouvements rapides de la pensée, et dont la phrase ressemble à un geste» (Art romantique).
Vi sarebbe allora un’affinità tra il movimento che anima il corpo e la rapidità del pensiero, sicché quest’ultimo ha una radice corporea, si svela attraverso le attitudini fugaci che volta a volta arriva a imprimere alla materia viva. Il legame di corpo e pensiero pone allora le basi per una specie di intellettualismo grafico: le immagini dell’arte ci consegnano i pensieri nel loro veloce transito, sono lo specchio della libertà interiore, lasciano trasparire l’agilità del nostro io pensante. La modernità svela la mobilità interna del pensiero e il corpo diventa una materia malleabile, pronta a mutare, a deformarsi in accordo con le forze profonde che la percorrono.
Nei contemporanei di Baudelaire, assuefatti alla stasi raffaellesca, la visione delle opere di Delacroix suscitava tutt’al più «idées vagues de fougue mal dirigée, de turbulence, d’inspiration aventurière, de désordre même» (Curiosités esthétiques). I corpi in movimento di Delacroix riflettono dunque la mobilità a patto però di mostrarsi liberi da orpelli e ornamenti, se colti nell’atto di manifestare la loro “nudità” dinamica, come se la loro proiezione nel movimento avesse l’effetto di denudare la fisicità, capace di svelarsi e di svelare l’io pensante nella misura in cui il corpo riesce a scrollarsi di dosso i contrassegni della storia e del costume. Il movimento – in ultima analisi – destoricizza il corpo, lo riporta a una nudità senza tempo, lo ripulisce dei rimandi al tempo corrente, mutandolo in una presenza assoluta, per certi versi primitiva, la sola capace di rivelare l’accordo sovrastorico del movimento con il pensiero.
Veniamo quindi alla descrizione che Baudelaire fornisce della Pietà di Delacroix nel Salon del 1846:
Allez voir à Saint-Louis au Marais cette Pietà, où la majestueuse reine des douleurs tient sur ses genoux le corps de son enfant mort, les deux bras étendus horizontalement dans un accès de désespoir, une attaque de nerfs maternelle. L’un des deux personnages qui soutient et modère sa douleur est éploré comme les figures les plus lamentables de l’Hamlet, avec laquelle œuvre celle-ci a du reste plus d’un rapport. — Des deux saintes femmes, la première rampe convulsivement à terre, encore revêtue des bijoux et des insignes du luxe; l’autre, blonde et dorée, s’affaisse plus mollement sous le poids énorme de son désespoir. Le groupe est échelonné et disposé tout entier sur un fond d’un vert sombre et uniforme, qui ressemble autant à des amas de rochers qu’à une mer bouleversée par l’orage. Ce fond est d’une simplicité fantastique, et E. Delacroix a sans doute, comme Michel-Ange, supprimé l’accessoire pour ne pas nuire à la clarté de son idée. Ce chef-d’œuvre laisse dans l’esprit un sillon profond de mélancolie.
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Autore: Massimo Blanco
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Articolo tratto interamente da Fata Morgana Web
I suoi versi, per fortuna, saranno eterni.
RispondiEliminaCi ha lasciato tante opere in eredità.
EliminaCiao! Baudelaire è uno dei miei autori preferiti :-) Ho scritto tanto sul blog a proposito delle sue opere e non escludo di rifarlo!
RispondiEliminaI suoi versi sono favolosi e significativi.
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