giovedì 21 gennaio 2021

I cento anni del Partito Comunista Italiano


Articolo da
 DinamoPress

Nel centenario della fondazione del Partito Comunista d’Italia, ridenominato nel 1943 Partito Comunista Italiano, abbiamo deciso, a modo nostro, di inaugurare una riflessione.

L’introduzione di Rossana Rossanda all’opera di John Reed Dieci giorni che sconvolsero il mondo si conclude con un’immagine che fissa lo speciale momento che caratterizza l’inizio di ogni tentativo rivoluzionario, di ogni straordinaria impresa organizzativa: «Quello è il momento nativo, l’arco breve in cui gli uomini tentano di prendere in mano il loro destino. Allora le vite si unificano, i volti si somigliano, si parla lo stesso linguaggio, la speranza ritrova il suo suono raro e inconfondibile. […] Ma quell’accento alto dell’esperienza resta lo stesso e così sarà finché esisterà il capitalismo e le masse si leveranno, in qualche parte del mondo e in qualche frammento del tempo, contro di esso».

Questa è anche la storia, straordinaria e irripetibile, dei comunisti del 1921. La prima rottura con la tradizione socialista, poi ciclicamente ripetuta dalle generazioni di comunisti successivi, fuori e oltre il Pci. Il tentativo di costruzione di un partito autonomo della classe operaia. La critica a quella specifica forma-Stato che in Italia stava maturando.
Ciò che dopo è arrivato, dalla ostilità al “lungo Sessantotto italiano” fino alla corruzione definitiva di quel progetto, non offusca minimante la straordinaria potenza della sua origine; «I gigli che marciscono puzzano assai peggio delle erbacce», ricorda un sonetto di Shakespeare.

Ripubblichiamo un articolo di Antonio Gramsci del 13 gennaio 1921, intitolato Il congresso di Livorno, pubblicato sul neonato quotidiano torinese “L’Ordine Nuovo”. Il testo sintetizza le ragioni strategiche che portarono alla rottura della frazione comunista del partito e la necessità della costruzione di una nuova organizzazione. Il XVII congresso del Partito Socialista Italiano si tenne, tra il 15 e il 21 gennaio, al Teatro Goldoni di Livorno. La congiuntura, per i subalterni, è sempre difficile. Gramsci analizzava già da tempo l’apparire dei primi germi del fascismo, maturati all’ombra della Grande Guerra. Aveva alle spalle il suo diretto coinvolgimento nel movimento rivoluzionario dei Consigli di fabbrica di Torino. È in questa temperie che matura questo nuovo inizio.

I comunisti decidono di abbandonare i lavori ancora in corso del Congresso socialista e si riunirono nel vicino Teatro San Marco, illuminato con poche lampade montate in fretta, senza posti a sedere. Sul palco completamente scarno, c’era solo il tavolo coperto dalla bandiera della sezione socialista di Livorno. Tra diversi brevi interventi si proclamò la costituzione del Partito comunista d’Italia, sezione dell’Internazionale comunista.

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Fonte: DinamoPress


Autore: redazione DinamoPress

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Articolo tratto interamente da DinamoPress


12 commenti:

  1. Il comunismo è stato sperimentato nell'esperienza del socialismo reale e si è visto che era una feroce ideologia distopica.
    Amen.

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    1. Siamo sotto una dittatura capitalistica, dove i poveri sono sempre più poveri, mentre i miliardari aumentano i profitti.

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  2. Il PCI era un punto di equilibrio per la nostra politica e una sponda necessaria per l'attivismo sindacale. Stiamo patendo le conseguenze della mancanza di un partito attento alle esigenze dei lavoratori. Buona serata a te.

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  3. Ma chi sono i comunisti oggi? Questa è la domanda...

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    1. Ci sono piccoli partiti, ma ci vuole un soggetto unitario forte.

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  4. Ottimo articolo su di una ricorrenza, un compleanno particolare, che sta suscitando molto entusiasmo e nostalgia anche di chi allora non c'era... come quasi tutti ormai.

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  5. Quello italiano, che chiamavamo comunismo, era altro ma l'abbiamo capito viaggiando e studiando i veri comunismi sparsi per il mondo. Non so decidere se il comunismo sia morto con Berlinguer o se lui sia morto per il partito.
    Ciao.

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    1. Sicuramente Berlinguer era vicino agli ultimi, adesso tocca riscostruire una vera sinistra.

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