Articolo da Enciclopedia delle donne
La sua attività presso la bottega del padre termina in seguito al processo avvenuto nel 1612, voluto da Artemisia e dalla famiglia in seguito alla violenza di Agostino Tassi, suo maestro di prospettiva, che al tempo della vicenda era impegnato, insieme a Orazio, alla decorazione di Palazzo Pallavicini Rospigliosi a Roma.
Dal processo il Tassi esce praticamente indenne, mentre i Gentileschi devono subire pesanti condanne morali, oltre alla crudezza dei metodi inquisitori del Tribunale, di cui è rimasta esauriente documentazione [1]. Merita ricordare che Artemisia accetta di testimoniare sotto tortura, di provare la sua verginità precedente allo stupro, e viene sottoposta alla sibilla, supplizio progettato per i pittori, che consiste nel fasciare loro le dita delle mani con delle funi fino a farle sanguinare.
Dopo il processo il padre riesce a combinare un matrimonio per la figlia con Pierantonio Stiattesi, pittore fiorentino, che determina il trasferimento a Firenze e una nuova stagione, definitivamente da “solista” per Artemisia. A Firenze nasce la prima figlia (ne avrà altri tre? le notizie sono discordanti) e viene accolta, contrariamente al marito, presso l’Accademia delle arti del disegno: è la prima donna a ottenere questo prestigioso riconoscimento. Ottiene importanti commissioni dalle famiglie fiorentine (Medici compresi) e stringe amicizia con Galileo Galilei che nutre per lei grande stima, e con Michelangelo Buonarroti il giovane, il quale le commissiona una tela per celebrare il suo illustre antenato e intrattiene con lei una corrispondenza, che lei assolve avendo da poco imparato a scrivere.
Di questo periodo fanno parte la Conversione della Maddalena e la Giuditta con la sua ancella di Palazzo Pitti ed una seconda versione della Giuditta che decapita Oloferne, conservata agli Uffizi.
Nel 1621 va a Genova per un breve periodo, poi torna a Roma come donna indipendente, allontanandosi definitivamente dal marito, e portando con sé la figlia Palmira.
Dopo Roma è a Venezia, e probabilmente vi soggiorna tra il 1627 e il 1630, alla ricerca di nuove commissioni. Successivamente approda a Napoli, e lì rimane definitivamente, se si esclude una breve parentesi inglese a Londra, dove raggiunge il padre per assisterlo fino alla sua morte. È quella l’occasione per collaborare artisticamente con lui, dopo tanti anni di distanza.
Nel 1642, con lo scoppiare della guerra civile, Artemisia lascia l’Inghilterra e, dopo altri spostamenti di cui si ha scarsa conoscenza, torna a Napoli dove muore nel 1653.
La fama di Artemisia è grande presso i contemporanei, anche se la sua fortuna più recente è forse più legata agli aspetti drammatici e romanzeschi della sua vita, e al suo coraggio nell’affrontarli, che ne hanno fatto quasi naturalmente una eroina femminista ante litteram. Questa lettura però rischia di offuscare la forza con cui Artemisia si impone come pittrice, e su generi decisamente lontani da quella peinture de femme sulle quali altre donne (non molte ma neppure pochissime) si erano avventurate sino a quel momento, limitata a nature morte, paesaggi, ritratti – pur con invenzioni straordinarie come quelle di Sofonisba Anguissola. Artemisia affronta la pittura “alta”: soggetti sacri e storici, impianti monumentali; con una totale padronanza della pittura, e abbracciando completamente la lezione caravaggesca, radicale nella concezione della scena, nel contrasto che descrive le forme e i colori, nella predilezione di un taglio ravvicinato che drammatizza il rapporto con lo spettatore, nell’abbandono di moduli iconografici convenzionali. Da sicura professionista dell’arte sa di poter esplorare anche toni più lirici, atmosfere più intime. La vasta gamma delle sue corde è insomma in piena sintonia con la vastità del sentire barocco.
Quindi si fa forse torto alla sua opera se la si considera solo come riscatto o sublimazione dalle violenze subite, poiché nella sua completezza, essa esprime una potenza e varietà poetica che vanno oltre la sua vicenda biografica.
Sono le sue stesse opere a porre con evidenza il tema del conflitto sia sotto l’aspetto tematico che figurativo, sia sotto l’aspetto formale che quello poetico, come si vede bene nelle sue Giuditte, che non lesinano concretezza né ai personaggi che mette in scena, né alle ferite che esse mettono in atto. E#` ugualmente eloquente la ricca serie degli autoritratti, così come i nudi, così poco idealizzati.
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Fonte: Enciclopedia delle donne
Autore: Lisa Massei
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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne
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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne
Un paio di anni fa ho visto una mostra a Conversano dedicata a questa artista.
RispondiEliminaDavvero notevole, visto e considerata l'epoca in cui il maschilismo imperava nell'arte come in molti campi professionali: si narra che Mozart avesse una sorella più brava di lui come compositrice, ma condannata all'oblio in quanto donna!
Da spettatore delle sue opere dal vivo, posso dire che i meriti riconosciuti alla Gentileschi sono meritati, non uno dei tanti riscatti gonfiati dal pentimento moderno dopo aver penalizzato per interi secoli i talenti femminili.
Non era facile emergere, ma ancora oggi ci sono molto diritti negati.
EliminaApprezzo Artemisia Gentileschi.
RispondiEliminaCiao Vincenzo.
Grazie, sereno giorno Gus.
EliminaUna grande artista, di lei ho visto diverse opere. Non ha certo avuto una vita facile, le donne pittrici non erano viste di buon occhio. Da leggere "La passione di Artemisia", la sua vita sotto forma di romanzo di Susan Vreeland, molto bello !! Saluti.
RispondiEliminaGrazie per i consigli di lettura.
EliminaPer tanto tempo dimenticata, ora gode di una giusta fama.
RispondiEliminaUn giusto riconoscimento.
EliminaUn grande e coraggioso personaggio dei "secoli bui", quelli che incombono ancora sull'incertezza del nostro futuro.
RispondiEliminaGiuste parole.
EliminaCiao Cavaliere, ho letto il libro di S.Vreeland sulla vita di questa artista, molto interessante!
RispondiEliminaOttimi consigli per approfondire.
EliminaSi oggi è famosa per altri versi ma la sua pittura affascina
RispondiEliminaOpere molto belle.
EliminaE' stata a lungo dimenticata la povera Artemisia, perfino durante la sua vita credo non sia stata considerata quanto avrebbe dovuto, ora da un pò di anni invece è stata riscoperta e giustamente considerata, meglio tardi che mai !
RispondiEliminaSenza dubbio.
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