martedì 29 ottobre 2019

La parabola dell'autunno di Guido Gozzano


La parabola dell'autunno
Come fui per tornare ai colli lieti
ch'io lasciai pochi dì, tanto ridenti
di pomi e pere; per grappoli opulenti
onusti i tralci curvi dei vigneti,
Sperava ritrovar per questi quieti
clivi i dolci frutti succulenti
e i grappoli dal tralcio ancor pendenti
onde di lor la Musa mia s'allieti.
Ma morto ischeletrito ecco il pometto;
pendono a terri privi di sostegno
i tralci nudi e rotti del vigneto.
Io non m'attristo. Ormai io vedo il segno
della mia Vita. Coglierò tra poco
i piucheumani frutti del mio ingegno.
I piuchemai frutti del mio ingegno
io sento a poco a poco maturare
dentro di me, ben che non biondeggiare
si veda ancora, nè del rosso il segno.
In van d'in tono sghignazzare amare
io odo d'incoscenti. Io non li degno
d'un solo sguardo: non fo che disprezzare
chè per gl'incolti il Verbo non insegno.
Matura il frutto magnifico ed eletto
quale non mai fu visto in niun pometto:
è lo splendido don dell'intelleto.
Supin su l'erba raccogliere io voglio,
quando cadrà maturo, il frutto lieto
nato e nutrito del mio grande orgoglio.
Guido Gozzano


2 commenti:

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.