martedì 22 ottobre 2019
La Bologna degli anni 80 in mostra all'Esprit Nouveau
Articolo da Zero
Visti da lontano, gli anni 80 sembrano ancora il più grosso errore della modernità, culla di alcune delle cose peggiori che l’industria culturale e del consumo è stata in grado di concepire. Un periodo che pesa ancora molto sull’involuzione della specie, ma che – al contrario – per chi l’ha attraversato consapevolmente rimane un meraviglioso punto di non ritorno. Se c’è una città in Italia che è stata in grado di cavare il meglio dall’epoca dei paninari è stata Bologna, che in quegli anni diventò un modello per le sottoculture giovanili, fucina di nuove forme di espressione grafiche, musicali e artistiche che hanno poi influenzato intere generazioni. Merito di alcuni “dilettanti geniali” le cui storie e intuizioni riemergono oggi grazie a questa mostra curata da Lorenza Pignatti, con l’art direction di Alessandro Jumbo Manfredini, all’interno del Padiglione Esprit Nouveau; materiali d’archivio, poster, riviste, vinili, dipinti, disegni e documenti riguardanti la musica, l’arte, il design, il fumetto raccolti con spirito “hauntologico”, come fonte di interesse e indagine per i più giovani.
Impossibile, ad esempio, non rendere omaggio al lavoro pioneristico della critica e docente al DAMS di Bologna Francesca Alinovi, determinante per la fondazione e lo sviluppo della galleria Neon, punto di riferimento per la giovane arte italiana, ospitando nel corso dei trent’anni successivi mostre di Maurizio Cattelan, Eva Marisaldi, Alessandro Pessoli, Tommaso Tozzi e Francesco Bernardi. L’Alinovi, già curatrice nel ’77 della prima Settimana internazionale della performance insieme a Daolio e Barilli, fu anche la prima che portò in un museo italiano una mostra sui graffiti (Arte di frontiera. New York Graffiti, inaugurata nel 1984 alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna), frutto dei suoi frequenti contatti con la scena newyorkese di Keith Haring, Rammellzee e Kenny Scharf. Proprio di quella mostra potremo rivedere in un video girato all’epoca.
Altrettanto visionari, i Giovanotti Mondani Meccanici furono tra i primi a creare performance multimediali e un fumetto realizzato a computer, pubblicato poi sulla rivista “Frigidaire” nel 1984. Impresa che metteva in scena le intuizioni cibernetiche del futuro, questioni indagate da Lorenzo Miglioli con “Minimali”, primo esperimento di cyber-teatro presentato al Festival di Polverigi, sempre nel 1984, e dalla rivista milanese “Decoder”, pubblicazione internazionale underground, che fin dai primi numeri si è dedicata all’osservazione dell’utilizzo sociale delle nuove tecnologie.
Giovanni Lindo Ferretti aveva invece frequentato il DAMS di Bologna e la Traumfabrik — la Fabbrica dei Sogni, appartamento occupato nella centralissima via Clavature — prima di fondare a Berlino nel 1982, con Massimo Zamboni, i CCCP Fedeli alla linea. Di Luigi Ghirri le loro foto esposte accanto ai vinili e alle fanzine di Attack Punk Records, locandine del Tuwat e il libro Babilonia. Nostalgia di muri di Andrea Chiesi.
Dal DAMS passò anche Pier Vittorio Tondelli, tra i primi a contaminare il racconto autobiografico con la forma saggistica e del reportage giornalistico, a unire il mondo del clubbing con l’analisi sociologica, nella migliore tradizione anglosassone dei Cultural Studies. Dello scrittore saranno presentate pagine dattiloscritte di Altri libertini e di Un weekend postmoderno, e diversi articoli sulla scena artistica di quegli anni.
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Fonte: Zero
Autore: Salvatore Papa
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Articolo tratto interamente da Zero.eu
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