martedì 23 luglio 2019

L'imbarbarimento della nostra società


Articolo da Pressenza

A conti fatti, sembra che Thomas Hobbes, il filosofo inglese del XVII secolo che aveva una terribile concezione dell’uomo, non aveva tutti i torti.

Dal frivolo al serio, in solo una settimana abbiamo avuto a che fare con quattro notizie di fatti che non sarebbero successi in un mondo normale. Una bellezza porno con 86.000 followers sui social media ha messo in vendita bottiglie dell’acqua con cui si fa il bagno a 30 sterline l’una e ne ha vendute parecchie migliaia. Un sondaggio in Brasile ha evidenziato che il 7% dei cittadini crede che la terra sia piatta (nel 40% delle scuole americane viene insegnato che il mondo è stato creato in una settimana, come è scritto nella Bibbia, dunque non ci possono essere state antiche civiltà). Un altro sondaggio, questa volta rivolto ai membri del partito britannico dei Tory, i quali sembra che probabilmente eleggeranno Boris Johnson Primo Ministro (non proprio un trionfo della ragione) sono talmente a favore di una “hard” Brexit che a loro non interessa se questo significhi l’uscita della Scozia e la fine del Regno Unito. Infine, per poter vincere le elezioni, il presidente americano Donald Trump ha fatto del razzismo uno dei suoi stendardi e, in un paese di immigrati, questo gli ha dato un aumento di 5 punti nei sondaggi di opinione.

Ci sono talmente tanti segni di imbarbarimento che ci si potrebbe riempire un libro… e, come scrisse Euripide: Coloro che gli dei vorrebbero distruggere, per prima cosa li renderanno pazzi.

Non è cosa popolare ma dobbiamo guardare in faccia la realtà e osservare che, nel periodo storico più sviluppato scientificamente e tecnologicamente, stiamo vivendo in tempi di precipitoso imbarbarimento.

L’ineguaglianza sociale è diventata la base della nuova economia. Ora le persone hanno abbassato le proprie  aspettative ed sono pronte a lavorare part-time con un impiego precario, quando i giovani (secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro – International Labour Organization) possono sperare di avere una pensione di 600 euro al mese. Questo è stato accettato dal sistema politico. Abbiamo anche uno studio dalla Spagna che dice che nell’attuale mercato immobiliare, quasi l’87% delle persone hanno bisogno del 90% del loro stipendio solo per affittare una casa.

Oggi per molti lo stipendio significa sopravvivenza, non una vita dignitosa. La nuova economia ha sviluppato la cosiddetta “gig economy”: tu lavori per distribuire cibo ma sei un co-imprenditore senza alcun diritto di dipendente, per una cifra che non ti permetterà mai di sposarti. I bambini stanno crescendo abituati a guardare a fenomeni come quello della povertà o della guerra come cose naturali. E ora le politiche non sono basate su idee ma su quanto puoi sfruttare con successo le emozioni di pancia della gente, sventolando vessilli contro gli immigrati (mentre stiamo assistendo ad una caduta rapida delle nascite) e dividendo paesi tra “Noi”, che rappresenta il popolo, e “Voi” nemici del paese. Gli USA sono l’esempio migliore, dove i repubblicani considerano i democratici i nemici degli Stati Uniti. E questo ci porta ad una domanda centrale: non sono stati forse eletti democraticamente Trump, Matteo Salvini in Italia, Jair Bolsonaro in Brasile e compagnia? E loro sono il sintomo o la causa della “popolocrazia” che sta sostituendo la democrazia?

Non è possibile offrire qui uno studio sociologico o storico. Prendiamone solo un assaggio: Siamo passati dall’era di Gutenberg ad una nuova era – l’era di Zuckerberg.

Quelli che hanno salutato con entusiasmo l’arrivo di Internet lo hanno fatto anche perché avrebbe democraticizzato la comunicazione e di conseguenza avrebbe portato ad una partecipazione più larga. La speranza era di vedere un mondo in cui la comunicazione orizzontale avrebbe sostituito il sistema verticale dell’informazione che Gutenberg aveva reso possibile. L’informazione era infatti un supporto per gli stati e per gli affari che la usavano per raggiungere i cittadini che non avevano nessuna possibilità di feedback. Con Internet le persone ora possono parlare direttamente in tutto il mondo e la campagna che ha accompagnato il suo arrivo non è stata considerata rilevante: non è importante sapere, è importante dove trovare le informazioni. Bene, abbiamo tutte le statistiche su come Internet abbia influenzato il livello generale di cultura e dialogo.

La capacità di concentrazione delle persone è diminuita terribilmente. La maggior parte degli utenti di Internet resta su un oggetto non più di 15 secondi. Negli ultimi cinque anni la lunghezza dei libri si è ridotta in media di 29 pagine. Oggi gli articoli più lunghi di 650 parole non sono accettati dai servizi editoriali. Nell’ultimo incontro tra editori di agenzie internazionali di stampa è stato deciso di abbassare il livello delle notizie dal livello dei 22 anni a quello dei 17 anni. In Europa la percentuale delle persone che comprano almeno un libro all’anno ora è il 22% (negli Stati Uniti è il 10.5%). Secondo uno studio recente svolto in Italia, solo il 40% della popolazione è in grado di leggere e capire un libro. Nello stesso paese il 13% delle librerie ha chiuso negli ultimi 10 anni. Una trasmissione molto popolare in Spagna era “59 secondi” e consisteva in un dibattito di persone intorno ad un tavolo; al cinquantanovesimo secondo i loro microfoni venivano chiusi. Oggi il sogno di un intervistatore televisivo è che la persona intervistata dia una risposta più corta della domanda. I giornali sono per persone sopra i quaranta. E c’è una lamentela unanime sugli studenti che entrano in università: non sono tutti esenti da errori di ortografia e sintassi. E la lista potrebbe continuare praticamente all’infinito.

Il problema dell’imbarbarimento ha maggiore rilevanza per quanto riguarda la partecipazione politica. Le generazioni di Gutenberg erano abituate al dialogo ed alla discussione. Oggi l’83% degli utenti di Internet (di cui l’80% sotto i 21 anni) lo fa solo nel mondo virtuale che si è ritagliato. La gente del gruppo A si riunisce solo con la gente del gruppo A. Se incontra qualcuno del gruppo B, si insulta reciprocamente. I politici si sono rapidamente adeguati al sistema. Il migliore esempio è Trump. Tutti i giornali statunitensi messi insieme hanno una diffusione di 60 milioni di copie (di cui 10 milioni di qualità, sia conservatori che progressisti). Trump ha 60 milioni di followers che prendono i suoi tweet come informazione. Non comprano giornali e, se guardano la TV, è solo per Fox che è l’amplificatore di Trump. Non meraviglia che oltre l’80% degli elettori di Trump lo rivoterebbero di nuovo. E i media, che hanno perso la capacità di offrire analisi e coprire processi, non solo eventi, prendono la strada facile. Seguiamo persone famose e rendiamo i famosi più famosi. Il giornalismo di analisi sta scomparendo. Negli Stati Uniti esiste grazie alle sovvenzioni. In ogni paese europeo sono rimasti pochi giornali di qualità e la diffusione più larga è dei tabloid che risparmiano ai lettori la difficoltà di pensare. Il Daily Mirror in gran Bretagna e Bild in Germania sono i migliori esempi.

Internet ha reso tutti dei comunicatori. Questa è una conquista fantastica. Ma in questo crescente imbarbarimento la gente usa Internet anche per trasmettere false informazioni, storie basate sulla fantasia, senza nessuno dei controlli di qualità che il mondo dei media era solito avere. E l’intelligenza artificiale ha preso il sopravvento, creando molti profili falsi che ora interferiscono nei processi elettorali, come è stato provato nelle ultime elezioni americane. Dobbiamo aggiungere a questo che gli algoritmi usati dai proprietari di Internet mirano a catturare l’attenzione degli utenti per tenerseli il più possibile. Questo mese El Pais ha pubblicato un lungo studio intitolato “Gli effetti tossici di Youtube” in cui viene dimostrato come i suoi algoritmi spingano lo spettatore verso elementi di fantasia, pseudoscientifici e di grande attrazione.

Questo è dovuto al fatto che i proprietari sono diventati straordinariamente ricchi per aver trasformato i cittadini in consumatori. Scoprono la loro identità e la vendono alle aziende per il loro marketing e anche per le elezioni. Questi proprietari godono di un benessere senza precedenti, mai raggiunto nel mondo reale: non solo in quello della produzione ma anche nel mondo della finanza che è diventato un casinò senza controllo. L’intero mondo della produzione di beni e servizi, fatti da uomini, è ora vicino a un trilione (mille miliardi) di dollari al giorno; in quello stesso giorno i flussi finanziari raggiungono 40 trilioni (40 mila miliardi) di dollari. Il divorzio di Jeff Bezos ha fruttato a sua moglie 38 miliardi di dollari. Questa cifra equivale al guadagno medio annuo di 20.000 dollari di 19 milioni di persone. Non stupisce che 80 individui ora possiedono la stessa ricchezza di 2.3 miliardi di persone messe insieme (nel 2008 erano 1.200 individui).

Secondo gli storici avidità e paura sono i grandi motori di cambiamento nella storia. Questo era vero anche nell’era di Gutenberg. Ma ora è stata innescata una combinazione delle due cose in un breve periodo di tempo. Dopo la caduta del Muro di Berlino, la dottrina della globalizzazione liberale arrivò con tale forza che Margaret Thatcher (che inaugurò con Ronald Reagan la nuova visione dei profitti individuali e l’eliminazione dei beni sociali) ha notoriamente parlato di TINA: There Is No Alternative (non c’è alternativa).

L’intero sistema politico, inclusi i social democratici, accettò di cavalcare un sistema di valori basato su avidità e competizione senza restrizioni a livello individuale. Ci sono voluti 20 anni per capire che il povero è diventato più povero e il ricco più ricco e gli stati hanno perso molta della loro sovranità a vantaggio delle corporazioni multinazionali e del mondo della finanza. Nessuno ha dato valore al fatto che nel 2009, per salvare un sistema finanziario corrotto e inefficiente, il mondo abbia speso l’impressionante cifra di 800 miliardi di dollari in penali per attività illecite.


La crisi finanziaria del 2009 ha innescato un’ondata di paura. Non dimentichiamo che fino al 2009 non c’erano sovranisti, populisti, partiti xenofobi da nessuna parte, fatta eccezione per Le Pen in Francia. Presto vecchie trappole come “nel nome della nazione” e “in difesa della religione” furono risuscitate dai politici capaci di cavalcare la paura. Fu trovato un nuovo capro espiatorio – gli immigrati – e i “popolocratici” ora stanno minando la democrazia ovunque.

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Fonte: Pressenza


Autore: 
Roberto Savio

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Articolo tratto interamente da Pressenza


4 commenti:

  1. Questo post mi ha messo addosso una tristezza incredibile. Purtroppo è tutto maledettamente vero. La crisi del 2008 ha messo addosso alle persone la paura di perdere tutto. Con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti quelli che vogliono vedere. Aggiungendo tutti gli altri fattori siamo in un completo disastro

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  2. Imbarbarimento voluto anche da chi ha in mano le redini del.potere al fine di cancellare il.pensiero e la sensibilità

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