Articolo da Greenreport.it
«Il Mar Tirreno meridionale svela una nuova catena di 15 vulcani sommersi, di cui 7 fino a ora sconosciuti, una struttura lineare, in direzione Est-Ovest, che misura circa 90 km in lunghezza e 20 km in larghezza». A rivelarlo è lo studio “Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs” pubblicato su Nature Communications da Luca Cocchi, Salvatore Passaro, Fabio Caratori Tontini e Guido Ventura, vulcanologi, geofisici, e geologi marini dell’Istitutonazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv e Iamc), dell’Istituto per l’ambiente marino costiero del Consiglio nazionale delle ricerche (Iamc-Cnr) e del Geological and Nuclear Sciences (Gns) della Nuova Zelanda.
Come spiegano al Cnr, lo studio è «frutto del risultato di numerose campagne oceanografiche condotte negli ultimi anni da un team internazionale di ricerca« e «Il lavoro, impatta sulle conoscenze del Mar Tirreno e apre nuove strade alla interpretazione del vulcanismo in zone di subduzione nel mondo».
Ventura, vulcanologo Ingv e Iamc e coordinatore del gruppo di ricerca, evidenzia che «Il Tirreno Meridionale è caratterizzato dalla presenza di numerosi vulcani, alcuni emersi, come le Eolie, altri sommersi, come il Marsili. Questa catena di vulcani recentemente individuata e descritta nello studio, si estende da circa 90 km a sud della costa di Salerno fino a 30 km a est della costa di Sangineto, in Calabria. La catena, definita del Palinuro, si estende in profondità da circa 3.200 m a 80 m sotto il livello del mare. Questi vulcani rappresentano, nel loro insieme, un spaccatura della crosta terrestre dalla quale risalgono magmi provenienti dalle Isole Eolie, dal Tirreno centro-meridionale, e dall’area compresa tra la Puglia e la Calabria».
Lo studio sottolinea che «I dati raccolti mostrano che la dimensione dell’intera catena vulcanica risulta maggiore non solo di quella delle Isole Eolie ma anche degli altri vulcani sottomarini del Tirreno meridionale, compreso il Marsili» e Salvatore Passaro, geologo marino dell’Iamc-Cnr, aggiunge: «Inoltre molte di queste strutture vulcaniche presentano caratteristiche compatibili con l’apertura di micro-bacini oceanici dove si crea nuova crosta terrestre a seguito della risalita dei magmi lungo fratture. Questi vulcani sono stati attivi sicuramente tra 300.000 e 800.000 anni fa, ma non è da escludere che siano stati attivi in tempi più recenti. Oggi sono caratterizzati da attività idrotermale sottomarina a si collocano in una zona di anomalia termica (circa 500°C a 1 km sotto il fondo del mare).
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Fonte: Greenreport.it
Autore: redazione Greenreport
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