lunedì 20 novembre 2017

Generazione neet e lavoro


Articolo da Internazionale

“Io nelle statistiche sono dipinto come un giovane che non studia, non ha un lavoro e non lo cerca. Però le statistiche sono una cosa, i dati di fatto un’altra”. Alessandro ha in testa un cappello scuro da cui spunta un groviglio di capelli castani e mentre parla non mi guarda negli occhi.

Ha 28 anni e secondo l’Istat è uno dei 2,2 milioni di neet italiani (not in education, employment or training), ossia giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano, non studiano e non si stanno formando. “Io in teoria sono uno di loro, ma la verità è che se domani mi proponessero un lavoro, lo accetterei, non è una mia scelta trovarmi in questa situazione”, dice.

Nel 2015 si è laureato all’università di Bologna e l’anno dopo si è abilitato come assistente sociale, superando l’esame di stato. Poi si è messo a cercare lavoro: “Facevo sei chilometri al giorno a piedi a Bologna per portare il curriculum di qua e di là, e parallelamente mandavo decine di candidature online. Su internet però sono scettico, più l’annuncio è graficamente accattivante e meno mi fido. Quando poi c’è scritto ‘lavoro sicuro’ è quasi sempre una fregatura”.

Dopo tanti mesi senza risultati si è stancato e oggi ha smesso di cercare: “All’inizio mi sono dedicato alla lettura e alla scrittura, poi ho cominciato a fare volontariato con alcuni ragazzi disabili. Mi sono detto: ho già 28 anni, cosa posso fare? Non ho progetti, non ho una casa, non ho un lavoro, però ho un cervello, posso ancora rendermi utile in qualche modo”.

I numeri su giovani e lavoro

L’Italia è il paese dove ci sono più neet in Europa: secondo il rapporto Occupazione e sviluppi sociali in Europa della Commissione europea, il 20 per cento tra i 15 e i 24 anni non ha un lavoro né sta studiando, quasi il doppio rispetto alla media europea, che è dell’11,6 per cento.

Anche il tasso di disoccupazione giovanile è preoccupante: nel 2016 toccava il 37,8 per cento e piazzava l’Italia al terzo posto in Europa dopo la Grecia (47,3 per cento) e la Spagna (44,4 per cento). Chi riesce a trovare un lavoro, poi, in più del 15 per cento dei casi ha contratti atipici, mentre chi ha meno di trent’anni guadagna in media il 60 per cento in meno di chi ne ha più di sessanta.

Nel nostro paese, dice l’Istat, più della metà dei neet è residente nel Mezzogiorno, solo uno su quattro non è interessato a lavorare e tre su quattro vivono ancora a casa dei genitori. Il livello di istruzione di questi giovani non è necessariamente basso, anzi: la metà ha il diploma e il 22,9 per cento è laureato.

Una neolaureata in cerca di lavoro

Ognuno di questi numeri nasconde una storia, come mi ha detto Alessandro, e le storie aiutano a capire meglio delle sigle e delle percentuali cosa significa cercare lavoro oggi in Italia. Per questo ho provato a fare un esperimento: ho costruito una storia che somigliasse alla mia e ho cominciato a inviare curriculum. Il nome che ho usato è Alessia Simoni, una ragazza di 23 anni con una laurea triennale in lettere moderne a Bologna, presa con il massimo dei voti. La mia alter ego parla inglese e francese, non ha avuto esperienze lavorative rilevanti e sta provando a entrare nel mondo dell’editoria.

Come molti giovani neolaureati, ho fatto qualche ricerca su internet in cerca di consigli su come valorizzare le competenze acquisite con gli studi e su come convincere un potenziale datore di lavoro. Insieme al curriculum ho scritto una lettera motivazionale e ho creato un finto profilo Facebook. Navigando ho trovato anche siti che propongono revisioni dei curricula e delle lettere. Il tutto fatto a pagamento da “esperti del cv”, ovvero professionisti delle risorse umane che dicono di sapere cosa interessa ai selezionatori e che affermano di poter aumentare le possibilità di trovare lavoro.

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Fonte: Internazionale


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Articolo tratto interamente da Internazionale  



8 commenti:

  1. I giovani devono cambiare il loro approccio con il mondo del lavoro. Oggi si deve imparare a FARE. Con il supporto della tecnologia, ma imparare a FARE qualcosa.
    In Veneto un imprenditore sta cercando 150 autisti di Tir e non li trova!
    Saluti e buona settimana.

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  2. In verità giovani, giovanissimi o persone più in là con gli anni dovrebbero avere più iniziativa. Il problema di questa società è che c'è troppa, troppa, burocrazia... e diciamolo siamo tutti un po' provinciali. Si salvano le grandi città, o chi davvero sa fare qualcosa, grazie ai soldi di qualcun altro (amici e parenti). Discorso, come sempre, lungo.

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    1. Purtroppo la troppa burocrazia e la mancanza di risorse, spegne anche la creatività.

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  3. chi è giovanissimo li conviene andarsene dall'Italia e provare all'estero.... qui ormai si perde tempo e non si trova lavoro ..... se si trova è a contratto determinato ma in questo modo non ci si può mai fare i propri conti per un futuro, qui al sud non ne parliamo proprio ...... :(

    ciao cavaliere buona settimana :)

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  4. Molto interessante e molto triste, Cavaliere. Grazie di averlo segnalato.

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