giovedì 16 novembre 2017

Cresce la povertà sanitaria


Articolo da Agenzia DIRE

ROMA  – Quanto si spende in Italia per curarsi? E quante persone devono rinunciare a medicine e terapie per la loro condizione economica? Il quadro lo traccia  un’elaborazione del Banco Farmaceutico sui dati Istat. Se n’è parlato oggi a Roma, nella sede di Aifa, in occasione della presentazione del ‘Rapporto 2017 – Donare per curare: povertà sanitaria e donazione farmaci’, promosso dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus e BFResearch.

I POVERI SPENDONO 29 CENTESIMI AL GIORNO PER CURARSI


In Italia, nel 2015, le persone indigenti hanno potuto spendere per curarsi 29 centesimi al giorno, cioè 106 euro all’anno (14 euro in meno rispetto all’anno precedente), contro i 695 euro (+13 euro) del resto della popolazione. Contestualmente, le famiglie povere hanno potuto spendere solo il 2,4% del proprio budget in salute (22,18 euro su 905.84 euro mensili), contro il 4,5% (111,92 euro su 2.498,58 euro mensili) delle famiglie non povere.

Tra i poveri assistiti in Italia, oltre all’aumento degli stranieri (+6,3%), va rilevato quello dei minorenni (+3,2%). Gli under 18, in particolare, rappresentano il 21,6% degli utenti.
La crescita maggiore si evidenzia tra i minorenni italiani (+4,5% in un anno, contro il +1,5% dei minori stranieri).
In merito agli anziani, emerge quindi dal Rapporto, gli assistiti sono meno dell’anno precedente (-5,2%) e sono prevalentemente italiani (20,2%, contro il 9,2% di anziani stranieri). Gli adulti rappresentano la componente maggiore dei poveri assistiti: sono il 65,2% del totale (59% tra gli italiani; 68,9% tra gli stranieri).

1 PERSONA SU 3 RINUNCIA AD ACQUISTARE MEDICINE

Anche chi non è povero fatica a curarsi. Un’indagine commissionata da Banco Farmaceutico a Doxa Pharma e condotta su un campione rappresentativo di utenti, infatti, ha rilevato che un individuo su tre è stato costretto a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami. Il 16% ha cumulato tutte le tipologie di rinuncia.


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Fonte: 
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Articolo tratto interamente da 
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8 commenti:

  1. Vergnona, con i soldi che paghiamo di tasse, che servono per arricchiere le cliniche private (qui sempre più grandi, mentre gli ospedali pubblici chiudono).
    Scusa se ti scrivo in questo importante post, ma ti ho "nominato" in questo post sugli anni '90, leggi qui . Dovresti fare un post così anche tu (questo è il regolamento, ma io ho messo una regola ulteriore, che se non lo vuoi fare sei libero di non farlo, e se qualcuno non nominato lo vuole fare, lo potrà liberamente fare). Io a farlo mi sono divertito molto, è stata una sorta di autoanalisi ...

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    1. Grazie per la nomination, ma da un bel po' non partecipo più alle catene.

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  2. questo dovrebbe fare riflettere i nostri politici

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  3. Tragico, eh? Triste, orribile! Ma come si fa ad accettare condizioni di questo tipo? Me lo domando ma potrei anche fornire tante risposte. Certo che l'accettazione di tutta la perdita di diritti sociali che si sta verificando è strettamente collegata alla condizione della nostra istruzione. Meno è diffusa, più è carente e più le persone credono al destino, alla fatalità della loro povertà, si affidano a imbroglioni in tutti i campi, tremano e muoiono di fronte al dolore, alle malattie e all'ignoranza!

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  4. Questa, oggetto del post, è una triste realtà e denota come oramai si sia entrati di diritto nella cerchia dei Paesi del terzo mondo nonostante ancora non si sia arrivati a quel livello (ma ci siamo ben indirizzati).

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