martedì 23 settembre 2014

Lavoro: addio ai diritti

Dignità

Articolo da Il Corsaro - l'altra informazione

La Costituzione è entrata nelle fabbriche e nelle aziende in modo dirompente, e ora rischia di uscirne in punta di piedi. Erano gli anni Sessanta e Settanta, quando i lavoratori si ribellarono all’arroganza e alla volgarità del potere, che subivano quotidianamente e, rendendosi protagonisti nel sindacato, cambiarono le sorti di questo Paese. Con l'astensione del PCI, che lo riteneva uno strumento debole, fu approvato lo Statuto dei lavoratori, legge 300 del 20 maggio 1970. Fu una rivoluzione copernicana: al centro delle fabbriche e delle aziende c'era il lavoratore, con i suoi diritti e la sua dignità. Ora, nel silenzio generale, tutto questo sta per essere spazzato via. Le lavoratrici e i lavoratori si sentono deboli e, con la loro debolezza, contribuiscono e hanno contribuito in questi anni ad alimentare la crisi del sindacato, che ha subito inerme la trasformazione del quadro politico italiano di fine anni Ottanta, quando i partiti scomparivano e l'introduzione di norme europee stava trasformando l'economia. 

 Contro l'ideologia che risiede tutta in questo governo, nei giullari che lo sostengono e nei falchi come Sacconi e Brunetta che in questi anni hanno distrutto il diritto del lavoro, c'è da chiedersi: “tu da che parte stai? Dalla parte dei diritti e della giustizia sociale oppure dalla parte del lavoro senza tutele?”. Quello che sta accadendo non è la modernizzazione; è, anzi una restaurazione senza precedenti. La restaurazione dei rapporti di potere tutti sbilanciati a favore delle aziende, di meccanismi di controllo persuasivi che utilizzano le persone come oggetti. Non siamo di fronte alla cancellazione di norme, ma all'accantonamento della dignità delle persone.
 

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Fonte: Il Corsaro - l'altra informazione


Autore:
Angelo Buonomo



Licenza:
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Articolo tratto interamente da
Il Corsaro - l'altra informazione

 
 
Photo credit Alberto caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons

 

3 commenti:

  1. Caro Vincenzo, a quanto pare stiamo andando indietro come i Gamberi.
    Tomaso

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  2. Ciao Cavaliere,come vada a finire non lo so, spero solo che i miei nipoti non entrino nel mondo del lavoro, come sono entrato io alla fine anni cinquanta.

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  3. Sai Cavaliere, ancora non ho capito da che parte stare, o meglio dico sto dalla parte dei lavoratori. Ma chi mi assicura che anche il governo farà lo stesso???
    Ciao.

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