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venerdì 5 settembre 2025

Ritmi retrò (viaggio nella musica degli anni 70, 80 e 90): Bohemian Rhapsody dei Queen



Angolo curato e gestito da Mary B.

Ci sono canzoni che si ascoltano. E poi c’è Bohemian Rhapsody, che si vive. Sei minuti di pura follia orchestrata, un viaggio sonoro che parte come una ballata malinconica, si trasforma in opera lirica, esplode in hard rock e si dissolve in un finale quasi spirituale. Nessuno, nel 1975, aveva mai sentito nulla di simile. E forse, nessuno lo ha più risentito da allora.

La voce di Freddie Mercury apre con una domanda che sembra uscita da Shakespeare: “Is this the real life? Is this just fantasy?” E da lì, il brano si snoda come un dramma in più atti. Non c’è ritornello, non c’è struttura convenzionale. Solo un crescendo emotivo che passa da confessione a delirio, da tragedia a liberazione.

Mercury scrisse la maggior parte del brano al pianoforte, mescolando influenze classiche, prog rock e musical. Brian May, Roger Taylor e John Deacon aggiunsero strati vocali e strumentali che oggi sembrano scolpiti nel marmo. Le armonie vocali sono talmente complesse che ci vollero settimane di sovraincisioni. Eppure, tutto suona fluido, naturale, inevitabile.

Quando fu pubblicata, molti critici la definirono “troppo lunga”, “troppo strana”, “troppo tutto”. Ma il pubblico la adottò subito. E poi arrivò il video, uno dei primi veri videoclip della storia, che contribuì a trasformare i Queen in icone visive oltre che sonore. Oggi, Bohemian Rhapsody è cantata negli stadi, nei karaoke, nei film, nei funerali e nelle feste. È diventata un linguaggio universale.

“Bohemian Rhapsody” non è solo una canzone. È un monumento. E ogni volta che la ascolti, ti ricorda che la musica può essere tutto: teatro, confessione, sogno, ribellione. E che Freddie Mercury, con la sua voce e il suo cuore, ha reso tutto questo possibile.

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2 commenti:

  1. Vero. La musica può diventare mito, miracolo, energia, passione...questa canzone resterà nel tempo, come un monumento indistruttibile.

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