Il Governo Meloni sta per infilare un emendamento nel Decreto ILVA che, diciamocelo, è una vera mazzata ai diritti dei lavoratori. Sindacati e opposizione sono sul piede di guerra, e non a caso: l’idea, partorita dal senatore di Fratelli d’Italia Salvo Pogliese, è quella di tagliare le gambe a chi cerca di recuperare stipendi non pagati.
In soldoni, se lavori e ti devono dei soldi, hai solo sei mesi per farti valere. Dopo? Arrivederci e grazie. Non solo: lo stipendio viene dato per “adeguato” per default, a meno che non sia scandalosamente basso, solo in quel caso un giudice può metterci mano. Insomma, la bilancia pende tutta dalla parte del datore.
Ma il punto più assurdo è che, per reclamare i tuoi diritti, devi farlo mentre sei ancora sotto lo stesso capo che magari ti sta fregando. Ti immagini la pressione? È come dire “denuncia chi ti paga mentre continua a lavorare per lui”, una condizione che mette il lavoratore in una gabbia.
E non finisce qui. La norma va contro quanto stabilito dalla giurisprudenza e dalla Costituzione. La CGIL e altri sindacati gridano all’incostituzionalità. E hanno ragione: si tratta di diritti fondamentali, già garantiti da sentenze della Cassazione, che vengono ora messi in discussione.
Sindacati come CGIL, UIL e altri sindacati di base lo vedono come l’ennesima mossa per smontare pezzo dopo pezzo le tutele sul lavoro, proprio in settori fragili come l’ex Ilva e il tessile. Questo emendamento rende quasi impossibile recuperare stipendi non pagati e, di fatto, avalla i ritardi o i mancati pagamenti.
Il paradosso? La Meloni parla di “responsabilità” e “sostegno al lavoro”, mentre la sua maggioranza fa esattamente il contrario: mette sotto scacco la giustizia sul lavoro e rende sempre più difficile per i lavoratori difendersi. E tutto questo succede proprio mentre si dovrebbe proteggere l’occupazione e la produzione.
In conclusione, questa riforma sa tanto di finta medicina: promette di curare il lavoro, ma in realtà lo indebolisce. A pagarne il prezzo sono sempre i più fragili, quelli con contratti sgangherati e stipendi da fame. E il giudice? Gli tolgono pure la possibilità di intervenire sul salario. Così, piano piano, si sgretolano i pilastri della dignità lavorativa.
Autore: Spartaco







Buon pomeriggio Cavaliere, non conosco la questione perché d'estate come di primavera in autunno gli da fare mi porta lontano lontano dagli organi di informazione è un po' di telegiornale....
RispondiEliminaSo quante tasse pago e quanto mi costano il che se ne fanno non vo a indagare perché già è faticoso tirare avanti se poi devo pensare anche a Come vengono buttati via ancora peggio
Si parla di salari che possono andare in prescrizione.
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