Articolo da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Secondo un nuovo rapporto del Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, lo sbiancamento dei coralli sta avvenendo più velocemente del previsto. Se non si corre ai ripari, nello scenario peggiore scompariranno entro il 2034. 10/02/21
Entro la fine di questo secolo tutte le barriere coralline del mondo saranno soggette a fenomeni di grave sbiancamento. A dirlo è il rapporto “Projections of future coral bleaching conditions using IPCC CMIP6 models” dell’Unep, il Programma delle Nazioni unite per l’ambiente, che ha analizzato il fenomeno e ipotizzato due scenari futuri. Il documento è stato pubblicato alla fine del 2020 e aggiorna il rapporto Unep 2017 attraverso nuove proiezioni.
Ci sono stati tre grandi eventi globali di sbiancamento dal 1998, l’ultimo è iniziato nel 2014 e si è concluso nel 2017. Questo ultimo evento, insolitamente lungo, rappresenta ciò che le proiezioni del modello climatico utilizzato nel Rapporto suggeriscono possa diventare la norma nei prossimi due decenni. Lo sbiancamento dei coralli è legato alle alte temperature oceaniche. Quando le acque diventano troppo calde, i coralli, minuscoli animali che secernono carbonato di calcio per proteggersi, espellono le microscopiche alghe simbiotiche chiamate zooxantelle, che risiedono nei loro tessuti e perdono il loro colore, sbiancando.
I coralli sono animali tenaci, esistono da centinaia di milioni di anni e si sono adattati ai cambiamenti climatici. Si tratta di uno degli ecosistemi sottomarini più iconici e importanti del nostro pianeta, in grado di nutrire un quarto di tutte le specie marine e fornire cibo, sussistenza e attività ricreative ad almeno un miliardo di persone nel mondo. La maggior parte delle barriere coralline non è ancora mappata e per tenere sotto controllo questo drammatico fenomeno, Vulcan, un'organizzazione filantropica, sta collaborando con l’Unep per sviluppare l’Allen Coral Atlas, l'atlante che utilizza la tecnologia satellitare per creare immagini ad alta risoluzione dei coralli, che vengono poi elaborate in mappe dettagliate. Le mappe catturano le caratteristiche e consentono agli scienziati e alle comunità di confrontare come si è evoluta nel tempo la salute delle barriere coralline.
Il Rapporto, realizzato su modelli climatici aggiornati, esamina lo sbiancamento considerando due dei recenti “Shared socioeconomic pathways” (Ssps), percorsi socioeconomici condivisi, scenari di cambiamenti globali che considerano le emissioni di gas serra e le diverse politiche climatiche messe in campo. I due scenari ipotizzati sono Ssp5-8,5 e Ssp2-4,5.
Ssp5-8,5 è il percorso che rappresenta i tassi attuali e la relativa crescita delle emissioni. È considerato lo scenario peggiore, presuppone che non esista una politica climatica o che questa non sia efficace. Ssp5-8,5 rappresenta un'economia mondiale in crescita fortemente dipendente dai combustibili fossili. Ssp2-4,5 è, invece, uno scenario ambizioso ma plausibile. È un percorso “di mezzo” in cui le emissioni continuano ad aumentare fino alla fine del secolo, raggiungendo tra 65 Gt CO2 e 85 Gt CO2, con un conseguente riscaldamento di 3,8 - 4,2 ° C. Questo scenario è stato scelto perché più realistico se si raggiungessero livelli di riduzione delle emissioni maggiori rispetto a quelli determinati dopo l’Accordo di Parigi.
Nel primo scenario, quello più aggressivo, tutte le barriere coralline sbiancheranno entro fine secolo, con un grave sbiancamento annuale (annual severe bleaching, asb), che si verificherà in media entro il 2034, nove anni prima rispetto alle previsioni pubblicate utilizzando modelli climatici più vecchi. Il fenomeno di sbiancamento grave, sottolinea il Rapporto, varia notevolmente da Paese a Paese. Sei dei 20 Paesi con le più grandi barriere coralline hanno più del 25% di rifugi temporanei, zone con asb proiettato dopo il 2044. Tra questi Paesi ci sono Indonesia (35%), Australia Occidentale (70%), Bahamas (26%), Madagascar (30 %), India (37%) e Malesia (47%). Al contrario, 13 dei 20 Paesi con le maggiori barriere coralline hanno più del 25% di aree che sperimenteranno condizioni gravi di sbiancamento annuale relativamente presto (tra questi, Filippine, Isole Salomone, Fuji, Cuba e Arabia Saudita). Nel secondo scenario, quello di mezzo, il grave sbiancamento annuale potrebbe arrivare nel 2045, 11 anni dopo rispetto allo scenario peggiore.
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Fonte: Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
Autore: Tommaso Tautonico
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Articolo tratto interamente da Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile - ASviS
faremo qualcosa? temo di no
RispondiEliminaI tuoi timori sono anche i miei.
Eliminapost interessante!
RispondiElimina👍
EliminaÈ un po' come il dissolvimento dei ghiacciai. Stiamo lasciando che tutto il mondo con le sue meraviglie vada in rovina. Buona giornata a te.
RispondiEliminaDi questo passo, il pianeta rischia di morire.
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