mercoledì 17 maggio 2017
È l’omofobia il vero problema
Articolo da Unimondo
Il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità cancellava l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta “una variante naturale del comportamento umano”: da allora il 17 maggio è la Giornata mondiale contro l’omofobia. A distanza di una generazione, nella realtà odierna l’omosessualità è ancora oggetto di discriminazione, penalizzazione e violenza, anche mortale. Sono infatti 73 gli Stati al mondo in cui l’omosessualità è un crimine, punito con la detenzione, se non con la condanna a morte. Recenti sono ad esempio le terribili notizie relative ad arresti, torture e uccisioni di gay in Cecenia e la rapida diffusione di appelli alla Russia affinché ponga fine a tali azioni: giusto la scorsa settimana Yuri Guaiana, ex segretario dell’associazione Certi Diritti, è stato arrestato insieme ad altri attivisti russi mentre stava consegnando alla Procura generale di Mosca 2 milioni di firme contro le violenze sugli omosessuali.
E anche in quei Paesi laddove le libertà democratiche sono una realtà consolidata, non è affatto scontato che gli omosessuali godano degli stessi diritti civili degli altri cittadini, un elemento che determina di fatto la loro condizione di ineguaglianza all’interno di detti Stati. L’Italia è tra questi Paesi. L’adozione appena un anno fa della legge sulle unioni civili ha finalmente aperto la strada alla regolarizzazione di quelle realtà di convivenza di coppie, sia etero sia gay, con l’attribuzione di diritti e doveri paragonabili, seppur non identici, a quelli previsti dall’istituto del matrimonio. Tuttavia molti punti rimangono volutamente inesplorati dalla politica: in primis il controverso nodo dell’adozione dei figli. Se la normativa approvata esclude esplicitamente la possibilità di adottare il figlio legittimo del partner (la cosiddetta “stepchild adoption” su cui si è molto dibattuto), di fatto nel corso degli ultimi mesi i tribunali hanno via via riconosciuto tale opzione, seppur dovendo valutare di volta in volta il caso senza poter fare invece riferimento a una ancora inesistente norma al riguardo. In secondo luogo la legge che avrebbe dovuto introdurre nell’ordinamento italiano il reato di discriminazione e istigazione all’odio e alla violenza omofobica è ferma da anni al Senato, dopo l’approvazione alla Camera nel settembre 2013, nonostante essa sia stata formulata con particolare attenzione a non incrinare “la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee” (quali assunte da religioni, culture, formazioni politiche o sindacali) che non costituiscono una forma di discriminazione. Il reato di discriminazione con l’aggravante dell’omofobia è stato dunque temperato con la salvaguardia piena della libertà di espressione, purché non costituisca un istigamento all’odio e alla violenza. Un limite che resta tuttavia ben difficile da identificare quando proprio negli ultimi anni il cosiddetto movimento “no gender” sta creando un clima di ostilità verso le persone LGBTI e verso qualsiasi azione a sostegno o di educazione alla parità uomo-donna.
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Fonte: Unimondo
Autore: Miriam Rossi
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org
6 commenti:
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Anche il genere femminile, da che mondo è mondo, subisce pesanti discriminazioni ma le lotte hanno avuto ben poco esito e chi le reclama è definita con epiteti ingiuriosi, annullando così la legittima richiesta di riconoscimento.
RispondiEliminaCiao.
Purtroppo la strada è ancora lunga.
EliminaIl vero problema non è la "fobia" che è un atteggiamento che viene inculcato nelle menti delle persone da quando sono bambini.
RispondiEliminaIl problema è la stupidità di chi pensa di essere "migliore" di un altro in virtù del fatto di sentirsi "normale".
Là dove "normale" non esiste.
Sono perfettamente d'accordo.
EliminaNon è che l'OMS abbia scoperto l'acqua calda. Ha soltanto finalmente detto la verità.
RispondiEliminaOmosessualità non è malattia e/o perversione. E' un modo diverso di vivere la propria sessualità.
Di strada però se ne deve fare ancora molta. Bisogna ancora farne tanta (ammesso che si sia fatta) di educazione sessuale e al vivere civile.
Se tu pensi che girando su g+ ho letto due commenti.
Lui dice ad un utente ma sei brutta e lei gli risponde sta zitto gay. E non erano battute scherzose conoscendo i post soliti di questa lei.
E' la testa, il modo di ragionare che va cambiato. Non i gay o le lesbiche o i bisessuali
In rete si trovano tanti commenti di cattivo gusto.
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