martedì 18 ottobre 2016

Fallimento Jobs Act: meno assunti e più licenziati



Articolo da Nuovasocietà  

Meno assunzioni, più licenziamenti, e boom dei voucher. Il Jobs Act è riuscito nel compito non dichiarato da chi lo ha voluto – ma ampiamente previsto – di lasciare alle imprese le mani più libere sul mercato del lavoro.

I dati arrivano da una fonte insospettabile come l’INPS, e sono rimasti per pochi minuti sulle prime pagine dei grandi quotidiani on-line. Mentre scrivo Repubblica li ha già relegati al quinto posto, dopo il propagandistico tour americano di Renzi, l’ennesimo videoforum con Salvini, le fantomatiche chanches per l’occupazione del decreto scuola-lavoro, l’annuncio di uno sciopero e una polemica tra tra il governo israeliano e l’Unesco. Dunque vale la pena di riassumerli per i distratti.

Nei primi otto mesi di quest’anno nel settore privato ci sono state 3.782.000 assunzioni, con un calo dell’8,5% rispetto allo stesso periodo del 2015. E mentre sono lievemente aumentati i contratti a tempo determinato (+2,5% i rispetto al 2015) si è ridotto del 35,4% il flusso delle loro trasformazioni a tempo indeterminato. Perfino un dato che a prima vista parrebbe positivo, come l’aumento del numero dei contratti stabili (53 mila in più) assume caratteristiche molto diverse se si guarda alle percentuali, perché si traduce in un tonfo dell’89% rispetto agli stessi mesi del 2015, quando erano in vigori incentivi per le assunzioni più vantaggiosi degli attuali. Quanto ai licenziamenti, tra il gennaio e l’agosto di quest’anno quelli per giusta causa o giustificato motivo sono stati 46.255, il 28,3% in più rispetto all’anno scorso.

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Fonte: Nuovasocietà 


Autore: Battista Gardoncini


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Articolo tratto interamente da Nuovasocietà 



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