Articolo da Il Corsaro - l'altra informazione
Nell'analisi della riforma costituzionale che sarà oggetto del referendum confermativo il prossimo 4 dicembre, si cita spesso il famoso "combinato disposto", cioè l'effetto dell'interazione tra la riforma Renzi-Boschi e la legge elettorale "Italicum". Ciò che raramente si fa notare, però, è quanto profondamente quella legge cambi il rapporto tra esecutivo e legislativo, creando un ibrido tra parlamentarismo e presidenzialismo che non ha eguali al mondo.
Proviamo a metterla giù nella maniera più semplice
possibile. Nelle democrazie liberali, tendenzialmente, prevalgono due
modelli: uno in cui i cittadini eleggono i detentori del potere
legislativo, e l'esecutivo dipende da essi, dando quindi centralità
assoluta al parlamento (sistemi parlamentari) e uno in cui sia il potere
esecutivo sia quello legislativo sono eletti dal popolo, e quindi il
primo acquisisce una centralità maggiore rispetto al modello precedente
(sistemi presidenziali).
Entrambi i modelli hanno vizi e virtù e non interessa, ora, stabilire quale funzioni meglio e in quali contesti (esiste un'ampia letteratura). Il punto è che sono diversi e mantengono all'interno una propria coerenza. Nei sistemi parlamentari, infatti, la guida politica del paese è politicamente omogenea: i cittadini votano un parlamento con una certa maggioranza, e il governo, dipendendo dal parlamento, rifletterà questa maggioranza. Il governo è rafforzato dal fatto di avere dalla propria parte un parlamento politicamente omogeneo a sé, e indebolito dal fatto di poter essere revocato da quello stesso parlamento in qualsiasi momento, e ne consegue un determinato equilibrio.
Nei sistemi presidenziali, invece, la guida politica del paese non è per forza politicamente omogenea: essendo esecutivo e legislativo entrambi direttamente eletti, è possibile (e molto frequente) che parti politiche diverse esprimano governo e parlamento. Questa, ad esempio, è l'attuale situazione negli USA: presidente (e quindi esecutivo) democratico, parlamento (e quindi legislativo) a maggioranza repubblicana. In questo caso, il governo è rafforzato dal fatto di avere un mandato popolare diretto e autonomo, e dai conseguenti poteri, e indebolito dal fatto di doversi confrontare con un parlamento a sua volta autonomo e spesso politicamente avverso, e ne consegue un altro determinato equilibrio.
L'Italicum, da questo punto di vista, rappresenta un'eccezione assoluta a questi modelli. Si tratta, infatti, della prima legge elettorale nella storia dell'Europa contemporanea (a memoria di chi scrive) che è costruita per produrre sempre e comunque, automaticamente, a prescindere da qualsiasi altro fattore e dalla volontà popolare, una maggioranza assoluta. Ogni sistema elettorale prevede la possibilità di maggioranze assolute, e alcuni sistemi (quelli normalmente definiti "maggioritari") favoriscono molto il loro verificarsi. Ma nessuno, che si ricordi, aveva mai costruito una legge elettorale che prevedesse come unico possibile risultato una maggioranza assoluta monocolore.
Questa innovazione dell'Italicum comporta una conseguenza chiara: l'esecutivo, in Italia, pur rimanendo formalmente subordinato al parlamento e al voto di fiducia, è di fatto eletto dal popolo, perché, dato che la legge elettorale esclude a priori la necessità di governi di coalizione, i cittadini si trovano di fatto a scegliere direttamente il partito a cui intendono far esprimere, in perfetta solitudine, il governo. Del resto si tratta di una scelta esplicita e rivendicata: molti sostenitori di questa legge, primo fra tutti il presidente del consiglio Renzi, hanno spesso rivendicato che l'obiettivo dell'Italicum è permettere ai cittadini di scegliere direttamente il proprio governo. Il governo deve nascere direttamente dalle elezioni ("la sera delle elezioni si deve sapere chi governerà"), dicono spesso i sostenitori dell'Italicum.
Entrambi i modelli hanno vizi e virtù e non interessa, ora, stabilire quale funzioni meglio e in quali contesti (esiste un'ampia letteratura). Il punto è che sono diversi e mantengono all'interno una propria coerenza. Nei sistemi parlamentari, infatti, la guida politica del paese è politicamente omogenea: i cittadini votano un parlamento con una certa maggioranza, e il governo, dipendendo dal parlamento, rifletterà questa maggioranza. Il governo è rafforzato dal fatto di avere dalla propria parte un parlamento politicamente omogeneo a sé, e indebolito dal fatto di poter essere revocato da quello stesso parlamento in qualsiasi momento, e ne consegue un determinato equilibrio.
Nei sistemi presidenziali, invece, la guida politica del paese non è per forza politicamente omogenea: essendo esecutivo e legislativo entrambi direttamente eletti, è possibile (e molto frequente) che parti politiche diverse esprimano governo e parlamento. Questa, ad esempio, è l'attuale situazione negli USA: presidente (e quindi esecutivo) democratico, parlamento (e quindi legislativo) a maggioranza repubblicana. In questo caso, il governo è rafforzato dal fatto di avere un mandato popolare diretto e autonomo, e dai conseguenti poteri, e indebolito dal fatto di doversi confrontare con un parlamento a sua volta autonomo e spesso politicamente avverso, e ne consegue un altro determinato equilibrio.
L'Italicum, da questo punto di vista, rappresenta un'eccezione assoluta a questi modelli. Si tratta, infatti, della prima legge elettorale nella storia dell'Europa contemporanea (a memoria di chi scrive) che è costruita per produrre sempre e comunque, automaticamente, a prescindere da qualsiasi altro fattore e dalla volontà popolare, una maggioranza assoluta. Ogni sistema elettorale prevede la possibilità di maggioranze assolute, e alcuni sistemi (quelli normalmente definiti "maggioritari") favoriscono molto il loro verificarsi. Ma nessuno, che si ricordi, aveva mai costruito una legge elettorale che prevedesse come unico possibile risultato una maggioranza assoluta monocolore.
Questa innovazione dell'Italicum comporta una conseguenza chiara: l'esecutivo, in Italia, pur rimanendo formalmente subordinato al parlamento e al voto di fiducia, è di fatto eletto dal popolo, perché, dato che la legge elettorale esclude a priori la necessità di governi di coalizione, i cittadini si trovano di fatto a scegliere direttamente il partito a cui intendono far esprimere, in perfetta solitudine, il governo. Del resto si tratta di una scelta esplicita e rivendicata: molti sostenitori di questa legge, primo fra tutti il presidente del consiglio Renzi, hanno spesso rivendicato che l'obiettivo dell'Italicum è permettere ai cittadini di scegliere direttamente il proprio governo. Il governo deve nascere direttamente dalle elezioni ("la sera delle elezioni si deve sapere chi governerà"), dicono spesso i sostenitori dell'Italicum.
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Fonte: Il Corsaro - l'altra informazione
Autore: Lorenzo Zamponi
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Quest' opera è distribuita con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.
Articolo tratto interamente da Il Corsaro - l'altra informazione
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Caro Vincenzo, io sono molto ignorante!!! Però perché cercano di complicare sempre di più questo voto del referendum, se continua coi credo che ci sarà ancora di più che non andranno ha votare!!!
RispondiEliminaCiao e buona serata caro amico.
Tomaso
Negli ultimi anni la democrazia è stata svuotata. Dal governo Monti in poi, nessun presidente del consiglio è stato votato direttamente dal popolo, ma imposto dall'alto, anche per la divisione netta dell'elettorato (e dal non voto sempre pi ampio). Il modo per ridare peso agli elettori, sarebbe tornare al sistema proporzionale ... ma mi sto perdendo, il pezzo che segnali è molto interessante, fa ragionare.
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