Articolo da NewsTown
Da Marcia per la Pace a Marcia della Pace e della fraternità, trasformazione "necessaria" per dare più senso ad un appuntamento "che non deve essere una parata ma un momento per prendere l'impegno, attraverso la firma della 'Dichiarazione di pace', a costruire veramente un futuro migliore".
Venticinque chilometri, da Perugia alla Rocca d'Assisi, per dire no, a 55 anni dalla prima volta, alla guerra e per "vincere l'indifferenza", come recitava lo striscione più grande: hanno sfilato in 100mila, arrivati a piedi, in bicicletta, con bus e treni, in auto, da 472 città del mondo. Ragazze e ragazzi, bambini e bambine, studenti, famiglie, cittadini e rappresentanti di gruppi, associazioni, organizzazioni, scuole, hanno camminato lungo la 'via della nonviolenza' tracciata nel 1961 da Aldo Capitini.
Giovani, erano tantissimi i giovani, come sempre, festanti e colorati: accanto a loro, ragazzi con la kefiah e donne velate, nigeriani e maliani, afgani delle province di Nangarhar, Laghman e Parwan, badanti ucraine e lavoratori rumeni. "Benvenuto, straniero" recitava un altro striscione, a dare il senso della manifestazione di quest'anno. "La pace non è qualcosa di astratto, non è la sola mancanza di guerre", ha sottolineato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della Pace e organizzatore della marcia. "La pace è anche solidarietà per le tragedie degli altri popoli, la pace è accoglienza per la gente che fugge dalle tragedie". Come ha ribadito anche Papa Francesco, nel messaggio di benedizione ai partecipanti, "la guerra distrugge sempre, e con essa si perde tutto", perché causa "terribili sofferenze, specialmente ai più deboli".
In corteo, anche le Istituzioni: i gonfaloni di comuni e rappresentanti di 96 province e Regioni, bandiere francesi, slogan tedeschi, vessilli stellati dell'Europa. E le insegne di Rifondazione comunista, di Amnesty International, di Emergency, Libera, Music for Peace che raccoglie aiuti per Gaza come delle organizzazioni dei giornalisti, No Bavaglio e Articolo 21. C'era pure L'Aquila, città della Pace, con l'amministrazione comunale e l'Arci: "Nonostante il tempo non promettesse nulla di buono, è stata invece una giornata meravigliosa - ha sottolineato l'assessore Fabio Pelini - nella quale abbiamo voluto ribadire l'urgenza di una nuova cultura di pace, giustizia, inclusione, cooperazione, dialogo. La strada è ancora molto lunga: la Siria, l'Egitto e tutto il Medio Oriente, la Libia e la Nigeria sono soltanto alcuni dei fronti più caldi della guerra globale permanente. Oggi, in decine di migliaia abbiamo rimarcato la necessità di 'vincere l'indifferenza' e la rassegnazione", le parole di Pelini.
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Fonte: NewsTown
Autore: Nello Avellani
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Articolo tratto interamente da NewsTown
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