sabato 2 gennaio 2016
Le migrazioni ambientali
Articolo da Global Voices
Questo articolo, scritto da Jason Margolis per The World e apparso su PRI.org il 9 dicembre scorso, viene ripubblicato qui nell'ambito di un accordo di condivisione di contenuti.
Si calcola che nel mondo siano circa 26 milioni le persone costrette a trasferirsi altrove a seguito di una catastrofe naturale. Quasi una persona ogni secondo. Tre volte il numero di profughi a seguito di guerre o violenze. E, anche se gli scienziati non possono stabilire un legame diretto tra un evento specifico (come un uragano) e i cambiamenti climatici, sappiamo che gran parte delle catastrofi naturali sono ricollegabili alle particolari condizioni climatiche che stiamo vivendo.
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I cambiamenti climatici avranno gravi conseguenze non solo per chi vive alle Isole Marshall o in altri Stati insulari nel mezzo dell'oceano. Nel Sud-est asiatico e in Asia meridionale, milioni di persone vivono a pochi metri sul livello del mare, in zone ad alto rischio a causa dell'innalzamento degli oceani. È il caso, ad esempio, di Bangladesh, Vietnam, Cambogia o Thailandia, che in futuro potrebbero assistere a spostamenti massicci di popolazioni. In Bangladesh, a ben vedere, quel momento è già arrivato.
Secondo François Gemenne, professore in diverse università europee e studioso di geopolitica ambientale, gran parte dei cosiddetti rifugiati climatici si sposta nell'entroterra e copre distanze piuttosto brevi. Come spesso accade, sono proprio i più vulnerabili, cioè i più poveri, a non potersi spostare, semplicemente perché migrare sarebbe troppo costoso.
“Di fronte a una catastrofe, la gente spesso non sa cosa fare, per cui cerca di sopportare e resistere ai cambiamenti, per quanto possibile. Quando, però, i cambiamenti diventano così gravi, così rapidi e così frequenti come quelli a cui assistiamo oggi, arriva un punto in cui diventano impossibili da sopportare,” sottolinea Gemenne. “Lo schema è sempre lo stesso: le persone stringono i denti e cercano di tirare avanti, ma poi, quando la misura è colma, decidono di emigrare.”
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Fonte: Global Voices
Autore: scritto da Public Radio International - tradotto da Donatella Marinelli
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Articolo tratto interamente da Global Voices
1 commento:
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Caro Vincenzo, per me non mi preoccupo!!!
RispondiEliminaMa penso alle generazioni del futuro che mondo troveranno!!! Tutto questo mi preoccupa molto.
Tomaso