mercoledì 8 luglio 2015
Gaza: un anno dopo la devastazione della guerra
Articolo da Agenzia stampa Infopal
Gaza- AFP/Ma’an. Tra le macerie di quella che era la sua casa, l’abitante della Striscia di Gaza Abu Shanab riflette su quel che era – e su quanta poca speranza sia rimasta.
“Stavamo meglio un anno fa”, dice il 57enne mentre siede su una sedia di plastica nel suo soggiorno, divenuto ora solo un ammasso di lastre di cemento e barre di ferro contorte.
“Tutto il mondo stava prestando attenzione a Gaza, ma oggi non interessa più a nessuno”.
Questa settimana segna un anno dall’inizio della guerra devastante di Israele contro i militanti palestinesi di Gaza, e, nonostante un tacito cessate il fuoco, vi sono ben pochi motivi per i residenti rimasti intrappolati nel conflitto di ritenere che la loro sofferenza finirà presto.
Quasi tutti i giorni vi sono incursioni delle forze israeliane nella Striscia che causano morti e feriti tra i Palestinesi per mano dei militari israeliani.
Inoltre, nessuna delle 19.075 case distrutte o rese inagibili dai bombardamenti israeliani è stata ricostruita, e 100.000 persone rimangono ancora sfollate, secondo i rapporti dell’OXFAM.
Una mancanza totale di servizi fondamentali, come acqua pulita ed igiene, così come il duro blocco israeliano ed i confini rigidamente controllati, hanno aggiunto sofferenze e miseria per gli abitanti di Gaza, ed il rischio di un altro conflitto resta una minaccia.
Le difficoltà della vita di tutti i giorni continuano come ad esempio le tensioni interne tra gli estremisti salafiti di Gaza che hanno sfidato Hamas, il movimento che governa il territorio, arrabbiati per il cessate il fuoco stabilito con Israele e che essi interpretano come una mancanza di volontà nel far rispettare la legge islamica.
I militanti – ma non Hamas – hanno recentemente rivendicato il merito del lancio di razzi contro Israele.
Hanno rivendicato legami con il gruppo dello Stato Islamico, e, anche se queste dichiarazioni non fossero vere, essi hanno incrementato la loro visibilità che ha ulteriormente complicato l’obiettivo di riportare Gaza sulla strada del recupero.
“Un altro conflitto diviene inevitabile”
I residente si sono trovati intrappolati nell’enclave costiera assediata, che ha subito tre guerre in sei anni, lasciando un’intera generazione di bambini e ragazzi di Gaza sofferenti per traumi psicologici dovuti ai conflitti.
La guerra dello scorso anno, durata 50 giorni, e’ stata la più lunga e letale delle tre, con 2.251 Palestinesi uccisi, compresi 551 bambini, e 73 persone da parte israeliana, la maggior parte soldati.
“Penso a ciò che è diverso dopo questo ultimo conflitto come non lo era mai stato nei due precedenti e cioè un senso di disperazione maggiore rispetto al passato, e che in realtà non vi è alcun sentore che le condizioni miglioreranno”, ha affermato Robert Turner, direttore delle operazioni a Gaza per l’agenzia di aiuti dell’ONU, UNRWA.
“Non abbiamo affrontato nessuno dei problemi di fondo, quindi ritengo che l’opinione più probabile sia che un altro conflitto diventi, ad un certo punto, inevitabile”.
Colloqui informali, presumibilmente avvenuti tra Hamas e la sinistra parlamentare israeliana sotto il primo ministro Benjamin Netanyahu con lo scopo di rafforzare il cessate il fuoco – e potenzialmente facilitando il blocco che e’ stato in parte indicato come la causa del lento progresso nella ricostruzione – non hanno convinto i residenti ormai stanchi della guerra.
Per Yahya Zaza, 20, “la guerra ormai e’ diventata normale per noi”.
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Fonte: Agenzia stampa Infopal
Autore: AFP/Ma’an - traduzione per Infopal a cura di Aisha Tiziana Bravi
Licenza: Copyleft
Articolo tratto interamente da Agenzia stampa Infopal
Photo credit Agencia de Noticias ANDES caricata su Flickr - licenza foto: Creative Commons
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