C’è qualcosa di profondamente disumano nel modo in cui tante persone, soprattutto tra i simpatizzanti della destra più intollerante, reagiscono al genocidio in Palestina. Non con dolore. Non con compassione. Ma con sarcasmo, odio, e una leggerezza agghiacciante.
Sui social, ogni giorno, si leggono commenti che fanno male al cuore. Eccoli, alcuni tra i più crudeli:
“Finalmente si fa pulizia.”
“Un bambino palestinese in meno, un futuro terrorista in meno.”
“Che si estinguano, non servono a nulla.”
“Non è genocidio, è autodifesa. E ben venga.”
“Se non vogliono morire, che smettano di nascere.”
“Ogni bomba è un passo verso la pace. La loro pace: il silenzio.”
“Non mi interessa, tanto sono tutti uguali.”
“Ma perché dovremmo piangere per loro? Non sono come noi.”
Queste frasi non sono solo odio. Sono il sintomo di una società che ha smesso di vedere l’altro come essere umano. Di una parte di mondo che ha scelto di chiudere gli occhi, tappare le orecchie, e disconnettere il cuore.
E mentre i bambini muoiono, le famiglie vengono cancellate, e le città diventano polvere, questi pseudo-umani scrollano il feed, ridono, e si sentono superiori.
Non è solo indifferenza. È complicità.
Non si può restare in silenzio. Non si può fingere che sia normale. Non si può accettare che il dolore venga deriso, che la morte venga applaudita.
Essere umani significa sentire. Significa soffrire per chi soffre. Significa dire: “Io non ci sto.”
Autore: Spartaco







L'ho trovato agghiacciante anche io.
RispondiEliminaUna società intrisa d'odio.
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