Articolo da Effimera
I portuali di Genova hanno capito tutto. E noi dovremmo seguirli, senza pensarci due volte, cogliendo lo spirito del tempo.
I centri sociali del Nord Est hanno boicottato la Mostra del Cinema di Venezia, chiedendo l’esclusione dal programma di due star sioniste conclamate: il Lido è stato preso d’assalto da più di diecimila attivisti.
In questi giorni oltre dieci navi della Global SUMUD Flotilla sono partite da Genova e da Barcellona. Nei prossimi, circa cinquanta imbarcazioni salperanno da diversi porti europei e non solo – dalla Grecia, dalla Sicilia, dalla Tunisia – per cercare di rompere il blocco imposto da Israele agli aiuti umanitari diretti a Gaza.
A Milano sono giorni di confronti e di chat bollenti per organizzare il corteo nazionale del 6 settembre contro lo sgombero del Leoncavallo. Ieri sera, nella sala Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano si è tenuta un’assemblea davvero stracolma, dove c’erano proprio tutte e tutti, tutte le età, tutte le provenienze, tutte le culture, tutte le realtà sociali, tutti i colori e i generi della città, a dire della necessità di avere massima coesione contro i poteri nazionali e locali: sono loro che vanno sfrattati dagli spazi milanesi.
L’8 settembre a Roma ci sarà un’assemblea nazionale del mondo della cultura per reagire ai tagli draconiani che il governo ha imposto all’arte indipendente, nell’illusione di poter ottenere la tanto sognata egemonia culturale attraverso la censura e la riduzione dei fondi.
I portuali di Genova, che hanno aiutato le imbarcazioni della Flotilla a salpare verso Gaza e che da mesi boicottano il commercio di armi nel porto, hanno capito tutto. Le hanno salutate con la bandiera palestinese, sfidando l’esercito israeliano e dichiarando che, se gli attivisti non saranno lasciati passare, allora il porto si bloccherà e insieme al porto si bloccherà l’Europa intera.
In queste ore, i centri sociali nordestini hanno dichiarato che faranno la medesima cosa al porto di Venezia, chiamando i lavoratori e le lavoratrici del porto a tenere alta l’attenzione e la mobilitazione, per raccogliere l’appello di Genova e per rispondere alle minacce del ministro israeliano di estrema destra Ben-Gvir: «Tratteremo come terroristi» i membri dell’equipaggio della Flotilla.
Greta Thunberg, Ada Colau, le lotte per i beni comuni e per l’ecologia, il municipalismo, le battaglie nella logistica, le lotte per un reddito di base incondizionato e un salario minimo (in un paese in cui il lavoro povero la fa da padrone), le lotte contro la censura e per la cultura, le lotte dei centri sociali e di chi costruisce le città dal basso, insieme alle mobilitazioni contro la Fortezza Europa e contro il razzismo interno rivolto a chi migra: questo è il blocco che si sta sollevando.
Questo è l’inizio della convergenza: cultura, diritto alla città e logistica, nuovo welfare, insieme per la madre di tutte le lotte di liberazione dal colonialismo: la Palestina.
La Palestina non è una questione umanitaria né una guerra di religioni. È una questione politica che coinvolge tutti e tutte noi. È il progetto coloniale di Israele che vuole sterminare un popolo per sostituirlo con palazzi di lusso e con il tecnosoluzionismo securitario. La Palestina è il laboratorio del nostro futuro. Ed è per questo che dobbiamo trasformare la difesa della Palestina nella difesa delle nostre città, della nostra possibilità di esprimerci e di fare cultura.
Blocchiamo tutto per fermare il delirio coloniale di Israele, che va avanti fin dalla sua fondazione, sostenuto dagli Stati Uniti e dall’Europa fascista che ci governa. Abbiamo sempre diffidato di chi leggeva l’invasione di Gaza da parte di Netanyahu come un conflitto mediorientale fra il Golfo e il blocco iraniano; abbiamo sempre diffidato di chi riduceva il nostro ruolo al solo intervento umanitario (per di più ipocrita e social washing); abbiamo sempre diffidato di chi sperava che ci fosse una differenza sostanziale fra Trump e Biden sul destino della Palestina. L’unica differenza è che Trump, come Bibi, è un macellaio, mentre i democratici hanno cercato di arrivare allo stesso obiettivo di Israele senza far schizzare così tanto sangue. Ma l’obiettivo strategico dei coloni israeliani, dei colonialisti europei e statunitensi è sempre stato uno: occupare Gaza e la West Bank, ed espellere o sterminare i palestinesi. Tutto il resto sono state distrazioni, in cui siamo più o meno tutti caduti.
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Fonte: Effimera
Autore: Effimera
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Articolo tratto interamente da Effimera
Immagine generata con intelligenza artificiale







Confesso candidamente che la mostra di Venezia mi ha mandato l'invito come spettatrice. Ho declinato perché non mi sembrava proprio il caso. Non mi ci vedo proprio in quell'ambiente. E poi io parteggio per i Palestinesi...
RispondiEliminaMolta delusione da alcuni esponenti del cinema italiano, che non hanno peso posizione su un genocidio molto evidente.
EliminaUn grazie di cuore ai portuali di Genova ... e mi aspetto una reazione dura e diffusa in caso di blocco della flotilla!
RispondiEliminaBisogna non essere complice di questo genocidio.
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