venerdì 7 luglio 2023

L'accordo Ue-Turchia viola i diritti umani



Articolo da Open Migration

La rielezione di Erdogan, l'accordo Ue-Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere. Uniti, questi tre elementi continuano a influire negativamente sui diritti delle persone migranti che vengono sistematicamente respinte alle frontiere esterne dell'Unione Europea. Quest'ultima, in cambio del controllo dei confini, continua a elargire enormi finanziamenti alla Turchia, noncurante della totale negazione dei diritti umani fondamentali degli individui. Ce ne parla Arturo Salerni.

La rielezione di Erdogan, l'accordo Ue-Turchia e l'esternalizzazione delle frontiere. Uniti, questi tre elementi continuano a influire negativamente sui diritti delle persone migranti che vengono sistematicamente respinte alle frontiere esterne dell'Unione Europea. Quest'ultima, in cambio del controllo dei confini, continua a elargire enormi finanziamenti alla Turchia, noncurante della totale negazione dei diritti umani fondamentali degli individui. Ce ne parla Arturo Salerni.

L’esito delle elezioni parlamentari e presidenziali in Turchia del 2023 ha ribaltato le previsioni formulate nei mesi precedenti da più parti in ordine alla prosecuzione della parabola politica di Erdogan. Fonti autorevoli ritenevano che la forza del presidente turco avesse subito un significativo declino nel corso degli ultimi anni a causa delle difficoltà economiche che hanno sempre più investito di recente il paese anatolico, con una inversione del percorso di forte crescita caratteristico del periodo precedente, ed in particolare a seguito della evidente inadeguatezza degli apparati pubblici a fronteggiare le tragiche conseguenze del terremoto verificatosi nel mese di febbraio che ha colpito l’area meridionale della Turchia e le regioni settentrionali della Siria. E si riteneva che tale declino non fosse stato efficacemente compensato dalle prove muscolari esibite nei confronti della minoranza curda e neanche dall’indubbio protagonismo assunto dalla Turchia nello scacchiere regionale ed in tanti scenari internazionali. 

Per contrastare la rielezione di Erdogan alla presidenza della repubblica turca si era creato un vasto fronte a sostegno di Kemal Kılıçdaroğlu, sulla cui figura sarebbero dovuti confluire i voti della coalizione politica tra i kemalisti ed il partito nazionalista centrista İyi Parti, nonché l’appoggio esterno del partito dei Verdi e di Sinistra (che raccoglieva in particolare i consensi delle forze politiche curde). Già l’esito del primo turno vedeva un sostanziale vantaggio di Erdogan (contrariamente alle previsioni) ed un rafforzamento del suo schieramento (che comprende anche l’MHP, ovvero il partito nazionalista di estrema destra dei Lupi Grigi), pur non raggiungendo il presidente uscente la maggioranza dei suffragi e rendendosi necessario il ballottaggio per l’elezione del Presidente. 

Kılıçdaroğlu ha tentato di guadagnare nel secondo turno di consultazioni l’appoggio del candidato della destra nazionalista arrivato terzo, sposando tesi xenofobe (soprattutto nei confronti dei profughi giunti negli anni in Turchia dalla Siria) con toni rudi ed estremi, senza riuscire a capovolgere l’esito elettorale ed anzi perdendo molti consensi nelle zone curde del Sud Est dell’Anatolia (nelle quali si è registrato un significativo aumento dell’astensionismo rispetto a quanto registrato nel primo turno). Nel complesso si può dire che – soprattutto negli ultimi tornanti – la campagna elettorale è stata connotata da slogan diretti contro gli stranieri (profughi e migranti) presenti nel paese. 

Erdogan continua a guidare il paese, nonostante le difficoltà e le limitazioni delle libertà democratiche che progressivamente sono aumentate nel corso dei suoi lunghi anni di governo. 

Erdogan è anche l’esponente politico e governativo protagonista dell’accordo sulle politiche migratorie del 2016 con l’Unione Europea, accordo firmato allorché decine di migliaia di persone tentavano di raggiungere dalla costa turca le isole greche con imbarcazioni precarie e sovraccariche: percorsi segnati da naufragi e da centinaia di morti. Resta nel ricordo collettivo l’immagine del corpicino senza vita di Aylan Kurdi, un bambino di pochi anni con il volto nella sabbia sulla spiaggia di Bodrum. 

Poco dopo la sua morte la repubblica turca e l’Unione Europea siglarono un patto che portò ad una drastica riduzione del numero delle persone che tentavano di raggiungere i territori dell’Unione attraverso la rotta mediterranea orientale, considerando che tra l’estate del 2015 e i primi mesi del 2016, 850.000 migranti avevano rischiato la vita per raggiungere le isole greche e che adesso poche migliaia di persone ogni anno, provenienti dalla Turchia, approdano nell’Unione Europea. In cambio della esternalizzazione dei controlli e delle frontiere, l’Unione ha cominciato ad elargire enormi finanziamenti allo Stato turco. I turchi  negli ultimi anni – a partire dalla deflagrazione del conflitto siriano – hanno dato ospitalità a circa quattro milioni di rifugiati, ovvero il triplo delle persone accolte nello stesso arco di tempo nell’intero territorio Ue. L’accordo sino ad ora è stato sempre rinnovato ed appare destinato a rinnovarsi ulteriormente. 

La Turchia è anche territorio di passaggio di persone provenienti soprattutto dal Corno d’Africa, dall’Afghanistan e dal Pakistan.

Coloro che riescono – nonostante tutto, e si tratta di migliaia di persone – ad attraversare la Turchia ed a giungere in Grecia si trovano a vivere in una sorta di limbo in attesa di essere riconosciuti come rifugiati, nei campi costruiti nelle isole greche del mare Egeo, che, lungi da potersi definire sistemazioni di emergenza, costringono a vivere tra mura e fili spinati migliaia di persone in condizioni inumane di sovraffollamento e miseria.

Il rapporto tra l’Unione Europea e la Turchia non costituisce un fatto isolato. Le politiche dell’Unione e dei suoi stati membri mirano ad allontanare per quanto possibile la pressione migratoria dalle proprie frontiere, ed uno dei sistemi ritenuti più efficaci è quello degli accordi con i paesi di provenienza e di transito delle persone che si muovono verso l’Europa. 

Continua la lettura su Open Migration

Fonte: Open Migration


Autore: 
Arturo Salerni

Licenza: Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione 4.0 Internazionale


Articolo tratto interamente da 
Open Migration


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.