giovedì 6 luglio 2023

Il ritorno di Indiana Jones



Articolo da Fata Morgana Web

La storia di un archeologo degli anni trenta votato all’avventura viene concepita da George Lucas nel 1973, alle prime avvisaglie di quel filone cinematografico che nel 1977 verrà definito nostalgia film da Marc Le Sueur, secondo cui la nostalgia cinematografica presenta i tratti del «deliberato arcaismo» e del «realismo di superficie». La nostalgia, in questo caso, ha come oggetto i serial cinematografici della golden age (1936-1945), una passione che Lucas riversa peraltro anche nella saga di Luke Skywalker. L’idea resta nel cassetto per otto anni, periodo in cui Lucas è intensamente impegnato nella produzione dei primi due capitoli di Guerre stellari; in un momento di pausa dopo L’impero colpisce ancora, il progetto viene sottoposto a Steven Spielberg e il resto è storia: I predatori dell’arca perduta (1981) è il primo di tre film che, alla fine degli anni ottanta, risulteranno essere fra i maggiori incassi di un decennio fondato sulla politica del blockbuster.

Il media franchise di Indiana Jones include fumetti, romanzi, videogiochi e serie televisive (Le avventure del giovane Indiana Jones, 1992-1996) e, nel nuovo secolo, si dota di due nuovi capitoli della saga cinematografica: Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008) e Indiana Jones e il quadrante del destino (2023). Quest’ultimo film è stato, in fase promozionale, presentato dalla Disney come il capitolo definitivo non solo della saga cinematografica, ma anche del media franchise. A cinquant’anni dalla sua ideazione, Indiana Jones torna dunque soltanto per i saluti, generando un effetto di nostalgia per il nostalgia film.

L’avventura parte da un flashback di 25 minuti ambientato nel 1939, in cui l’effetto speciale più perturbante è il ringiovanimento digitale di Harrison Ford, impegnato in una fuga dal patibolo e successivamente in una lotta coi nazisti su un treno, il cui momento più esaltante è l’esposizione del celeberrimo tema The Raiders March mentre il nostro eroe balza sul tetto di una carrozza in movimento. Usciti dal flashback, che ha la funzione di introdurre l’oggetto-valore del film (il “quadrante” del titolo), si entra nel presente del 1969, spunto per nuovi sfondi storici (la parata dell’allunaggio) e per un clima complottistico-spionistico alla John Le Carré; l’azione si sposta in Marocco, per poi inabissarsi nelle pieghe del tempo, fino all’assedio di Siracusa del 212 a.C., dove Indiana Jones incontra Archimede e viene a capo dell’enigma della Macchina di Anticitera, un antico calcolatore meccanico che nella finzione cinematografica diventa un rilevatore di varchi spazio-temporali. Il film si conclude a New York nel 1969, con un iris shot che cerchia il celebre cappello di Indiana Jones, appeso con mollette sul filo dei panni, una sorta di variazione dell’espressione “appendere i guantoni al chiodo”.

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Articolo tratto interamente da Fata Morgana Web


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