mercoledì 7 giugno 2017
Senza accordi sul clima, il pianeta rischia di scomparire
Articolo da ZNET Italy
di Naomi Klein – 4 giugno 2017
Ora che pare virtualmente certo che Donald Trump ritirerà gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima e che il movimento sul clima si sta molto giustamente mobilitando di fronte a questo più recente sbandamento, è ora di essere concreti riguardo a una cosa: praticamente tutto ciò che è debole, deludente e inadeguato riguardo a tale accordo è il risultato dell’attività di pressione statunitense a partire dal 2009.
Il fatto che l’accordo impegni unicamente i governi a mantenere il riscaldamento al di sotto di un aumento di due gradi, piuttosto che di un obiettivo molto più sicuro di 1,5 gradi, è stato forzato e ottenuto dagli Stati Uniti.
Il fatto che l’accordo ha lasciato alle singole nazioni decidere quanto sono disposte a fare per raggiungere quella temperatura obiettivo, consentendo loro di venire a Parigi con impegni che collettivamente ci pongono su una via più disastrosa di un riscaldamento di tre gradi, è stato forzato e ottenuto dagli Stati Uniti.
Il fatto che l’accordo tratti persino questi impegni inadeguati come non vincolanti, il che significa che i governi non hanno nulla da temere se ignorano i loro impegni, è un’altra cosa che è stata forzata e ottenuta dagli Stati Uniti.
Il fatto che l’accordo vieti specificamente ai paesi poveri di pretendere i danni per i costi dei disastri climatici è stato forzato e ottenuto dagli Stati Uniti.
Il fatto che si tratti di un “accordo” o “intesa” e non di un trattato – esattamente ciò che rende possibile a Trump mettere in scena il film d’azione al rallentatore del suo ritiro, con il mondo in fiamme dietro di lui – è stato forzato e ottenuto dagli Stati Uniti.
Potrei continuare. E continuare. Spesso gli Stati Uniti hanno avuto, in questo bullismo dietro le quinte, l’aiuto di illustri petro-stati quali l’Arabia Saudita. Quando hanno aggressivamente esercitato pressioni per indebolire l’accordo di Parigi, i negoziatori statunitensi hanno solitamente sostenuto che qualsiasi impegno maggiore sarebbe stato bloccato dalla Camera e dal Senato controllati dai Repubblicani. E ciò era probabilmente vero. Ma parte dell’indebolimento – in particolare le misure concentrare sull’equità tra nazioni ricche e povere – è stato perseguito principalmente per abitudine, perché preoccuparsi degli interessi delle industrie e ciò che gli Stati Uniti fanno nei negoziati internazionali.
Quali che siano le ragioni, il risultato finale è stato un accordo che ha un obiettivo decente riguardo alla temperatura, e un piano dolorosamente debole e meschino per raggiungerlo. Ed è questo il motivo per il quale, quando è stato rivelato per la prima volta, James Hansen, verosimilmente il più rispettato scienziato del clima al mondo, ha definito l’accordo “una frode, davvero, un falso”, poiché “non c’è nessuna azione, solo promesse”.
Ma debole non è sinonimo di inutile. Il potere dell’Accordo di Parigi è sempre stato riposto in quanto i movimenti sociali hanno deciso di farne. Avere un chiaro impegno a mantenere il riscaldamento sotto i due gradi Celsius, perseguendo contemporaneamente “sforzi per limitare l’aumento della temperatura d 1,5 gradi” significa che non rimane spazio perché il bilancio globale del carbonio sfrutti nuove riserve di combustibili fossili.
Tale semplice fatto, anche senza un vincolo legale a sostenerlo, è stato un potente strumento nelle mani dei movimenti contro nuovi oleodotti, campi di fratturazione idraulica e miniere di carbone, nonché nelle mani di alcuni giovani coraggiosi che hanno portato in tribunale il governo statunitense per proteggere il loro diritto a un futuro sicuro. E in molti paesi, inclusi gli Stati Uniti fino a molto di recente, il fatto che i governi abbiano dato almeno un’adesione di facciata a tale obiettivo della temperatura li ha lasciati vulnerabili a quel tipo di pressione morale e popolare. Come ha detto il giornalista e fondatore di 350.org Bill McKibben il giorno in cui è stato rivelato l’accordo di Parigi, i leader mondiali hanno fissato “un obiettivo di 1,5 gradi e poco ma sicuro che glielo faremo rispettare”.
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Fonte: ZNET Italy
Autore: Naomi Klein - traduzione di Giuseppe Volpe
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Articolo tratto interamente da ZNET Italy
4 commenti:
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Una scelta scriteriata e scellerata quella di Trump (che dal canto suo avrà sicuramente interessi propri per agire in tal senso) che pagheremo tutti noi per ragioni che la scienza ha già ampiamente dimostrato.
RispondiEliminaPurtroppo per colpa di uno, rischiamo tutti.
EliminaLa forza incoercibile dei movimenti di opinione e di azione su scala mondiale su scala mondiale e la sinergia degli Stati aadempienti piegheranno l'arrganza di Tramp: non è onnipotente nemmeno lui...
RispondiEliminaDopo la sua decisione molti governatori americani, si sono già espressi contro.
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