Articolo da Progetto Melting Pot Europa
La discussione in Senato sul Ddl (disegno di legge N.d.A.) che modifica la legge n. 91 del 1992 sulla cittadinanza si è risolta con urla, spintoni, contusi e corse in infermeria in quello che è ormai uno scenario tristemente noto della politica italiana su argomenti caldi e controversi.
Il dibattito ha dato luogo a veri e propri episodi di violenza, con la ministra della scuola Valeria Fedeli medicata nell’infermeria del Senato e il Capo Gruppo Lega Nord Gian Marco Centinaio contuso per essersi aggrappato ai banchi del governo. Questo successivamente allo scontro tra il Presidente del Senato Grasso, offeso dal senatore della Lega Raffaele Volpi (poi a rischio di espulsione, ma graziato) per aver dato la parola al relatore Salvatore Torrisi anziché a Roberto Calderoli.
Le reazioni della politica
Dall’altra parte, il segretario della Lega Matteo Salvini ribatte, su Facebook: "I senatori della lega in aula stanno facendo di tutto, occupando i banchi del governo, facendosi espellere e malmenare dai commessi, per bloccare la folle legge voluta dal Pd, in base alla quale per il solo fatto di essere nati qui automaticamente si diventa cittadini italiani. La cittadinanza va desiderata, e conquistata! noi non molliamo!”, probabilmente anche come risposta al Capogruppo del Partito Democratico Luigi Zanda che, all’avvio della discussione, aveva detto: "Non parliamo solo di dare cittadinanza a bambini che sono nati in Italia, ma a ragazzi che hanno vissuto, studiato e sono cresciuti in Italia. Abbiamo il dovere di approvare questa legge perché le persone cui ci rivolgiamo sono italiani e per questo hanno diritto ad avere cittadinanza".
Proteste e manifestazioni a Palazzo Madama
Le forze dell’ordine ha fermato e identificato circa 50 persone appartenenti a Forza Nuova, denunciati per manifestazione non autorizzata, apologia del fascismo, resistenza e violenza a pubblico ufficiale.
Un passo indietro
E se Fratelli d’Italia aveva votato compatto per il no sotto l’egida di Giorgia Meloni e un suo post su Facebook nel quale dichiarava: “La geniale soluzione della sinistra per integrare gli immigrati: regalare la cittadinanza e svendere la nostra identità, la nostra storia e la nostra cultura. Per noi la cittadinanza non può essere un automatismo, ma una scelta che deve essere richiesta e celebrata. Diventare cittadino italiano non può essere un fatto burocratico, ma un atto d’amore”, decidendo di attuare una raccolta firme per cancellare il disegno di legge con un referendum abrogativo; Forza Italia si è ritrovato spaccato in due, con la decisione di Renata Polverino di votare sì, nonostante il voto negativo del proprio partito.
L’attuale disciplina: cittadinanza per diritto dopo i 18 anni di età
Al di là di casi particolari come quello dell’apolidia, la normativa vigente prevede l’ottenimento della cittadinanza per gli stranieri al raggiungimento della maggiore età, ma solo previa residenza continuativa e legale sul territorio fino a quel momento e la dichiarazione volontaria di volerla acquisire (entro un anno dalla maggiore età). Da un certo punto di vista è possibile sottolineare che il nuovo disegno di legge preveda addirittura criteri più astringenti della norma in vigore, in quanto i requisiti richiesti sarebbero una maggiore garanzia rispetto alla nascita o alla sola residenza sul territorio.
Il disegno di legge
Questo significa che la legge sottoporrebbe l’acquisizione della cittadinanza a un parametro di tipo familiare e non solo territoriale. Infatti, è consentito richiedere la cittadinanza ai minorenni nati sul territorio italiano da genitori stranieri, a patto che “almeno uno dei due sia titolare del diritto di soggiorno permanente ai sensi dell’art.14 del decreto legislativo 6 febbraio 2007 n. 30, o sia perlomeno in possesso del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, di cui all’art. 9 del decreto legislativo 27 luglio 1998 n. 286”.
Questo vuol dire che la cittadinanza potrà essere acquisita dai minori stranieri nati in Italia solo se almeno uno dei due genitori è in possesso di un permesso di soggiorno lungo e sia residente in Italia in via continuativa e legale da almeno 5 anni.
A questo si aggiunge lo Ius Culturae, che si rivolge ai bambini nati all’estero da genitori stranieri ma arrivati in Italia entro i 12 anni di età e che abbiano frequentato la scuola. Il disegno di legge è chiaro in proposito, affermando che possono richiedere la cittadinanza i bambini che: “abbiano frequentato regolarmente, nel territorio nazionale e per almeno cinque anni, uno o più cicli presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale”. Inoltre viene specificato che, se si tratta delle scuole elementari, occorre che vi sia stata la promozione. La cittadinanza potrà essere concessa anche allo straniero che è entrato nel territorio nazionale prima del compimento della maggiore età, ma che vi risieda da almeno sei anni e abbia frequentato regolarmente, ai sensi di legge, un ciclo scolastico con il conseguimento del titolo, presso “istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione, ovvero un “ovvero un percorso di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale con il conseguimento di una qualifica professionale”.
La proposta prevede, quindi, la concessione della cittadinanza sotto criteri specifici.
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Fonte: Progetto Melting Pot Europa
Autore: Concetta Sorvillo
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)
Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa
Caro Vincenzo, non mi allungherò in parole inutili per me questa nuova legge è sbagliata, se pensa a quante donne incinte arrivano in Italia con dei barconi mi domando se è giusto che il, nascituro sia Italiano.
RispondiEliminaCiao e buon fine settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
Per me essere italiano non un problema di uno dove nasce o vice, ma di qualcuno che si sente italiano, che condivide al cultura italiana. Conosco italiani che nati in Germania, vivono e lavorano in Germania eppure non si sentono tedeschi e non hanno mai cambiato nazionalità sono italiani che vivono e lavorano in Germania con ammirazione, si sentono italiani dentro al cuore e sui documenti d'identità.
RispondiEliminaIn verità, non ho letto molto su questa legge. Come accade negli ultimi anni, mi sembra di intravedere un po' troppa strumentalizzazione. A mio avviso, ma ripeto potrei sbagliarmi, dovrebbe essere formulata meglio. Vedremo.
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