giovedì 9 giugno 2016

11 milioni di italiani rinunciano a cure



Articolo da PrimaDaNoi.it

ROMA. Il dato è allarmante: 11 milioni di italiani nel 2016, ben 2 milioni in più rispetto al 2012, hanno dovuto rinviare o rinunciare a prestazioni sanitarie a causa di difficoltà economiche o sono ricorsi al privato per ovviare alle lunghe liste di attesa. A denunciarlo è una ricerca Censis-Rbm, presentata oggi in occasione del Welfare Day, alla quale replica prontamente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: "E' un problema che abbiamo presente e trovare una soluzione per noi rappresenta una priorità". Ma, avverte, "deve essere chiaro a tutti che non si possono fare le nozze con i fichi secchi".

"E' chiaro - spiega il ministro - che il Sistema Sanitario Nazionale deve fare i conti con la grave crisi economica che le famiglie italiane stanno vivendo, e questa indagine del Censis ci conferma la necessità di difendere l'aumento previsto del Fondo Sanitario Nazionale per gli anni 2017 e 2018, che intendiamo utilizzare per sbloccare il turn over e stabilizzare il personale sanitario precario, rifinanziare il Fondo per l'epatite C, coprire i costi dei nuovi farmaci oncologici e garantire a tutti i cittadini accesso gratuito alle cure". Ma il ministro individua al contempo una soluzione al problema, che passa, spiega, "da una profonda riorganizzazione del sistema delle liste di attesa, soprattutto in alcune regioni italiane".


L'obiettivo è cioè quello di "uniformare l'intero territorio nazionale su standard elevati" ed a tal fine, annuncia, "ho intenzione di proporre l'inserimento nel mio decreto legislativo sulla nomina dei Direttori Generali delle aziende sanitarie di una norma che imponga di valutare i manager anche in relazione agli obiettivi di riduzione delle liste d'attesa". Intanto, afferma, "una prima svolta verrà a breve introdotta con i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza, con l'ingresso nel Servizio sanitario nazionale Ssn di nuove prestazioni gratuite attese da 15 anni".

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Fonte: PrimaDaNoi.it


Autore: redazione PrimaDaNoi.it


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