Oggi pubblico una comunicazione importante dai lavoratori dell’ex-
Maflow di Trezzano sul Naviglio (Milano).
Articolo da Ri-MAFLOW Think gReen!
Vogliamo costituirci in cooperativa, ma non in una cooperativa qualunque, tanto meno di quelle – estremamente negative – utilizzate dalle aziende per dividere i lavoratori, ottenere appalti al ribasso, supersfruttare i dipendenti. Vogliamo anzi riprendere i fondamenti delle storiche ‘società operaie di mutuo soccorso’ dell’800, nate agli albori del movimento operaio: solidarietà, uguaglianza, autogestione.
Ma deve essere
anche una cosa nuova, che vuole mandare un messaggio a tutte e
tutti coloro che si trovano nella stessa situazione: in primo luogo quelle
centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori espulsi dal processo
produttivo, che hanno cercato di resistere ai licenziamenti (con vertenze,
ecc.), i cui ammortizzatori sociali sono al termine e che non trovano più
lavoro; ma vogliamo mandare un messaggio anche ai disoccupati, ai precari, ai
giovani che un lavoro non lo trovano: uniamo le forze perché le
resistenze e le difficoltà sono tante per ottenere Lavoro, quindi Reddito e
Dignità.
Non possiamo aspettare di finire in miseria o aspettare illusoriamente che qualcuno trovi la soluzione per noi, dobbiamo darci da fare per cominciare a risolvere il problema, individuando percorsi vertenziali che ci consentano di ottenere i mezzi per poter avviare un’attività, nei confronti dei padroni e delle istituzioni. Noi le occasioni di lavoro le stiamo individuando concretamente, puntando in primo luogo sul versante ecologico, nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente: l’attività di riutilizzo/riciclo-km zero di materiali; è una necessità della società, è un lavoro concreto, è una fonte di reddito e vogliamo essere messi nelle condizioni di avviare un’attività per noi ora e per tutti coloro che ne hanno bisogno in prospettiva.
Noi partiamo in particolare dalla storia della Vertenza della Maflow di Trezzano, in cui – dopo lo sperpero fraudolento di risorse della vecchia proprietà che ha portato all’amministrazione straordinaria un’azienda più che produttiva e con clienti tutt’altro che in crisi – il nuovo padrone polacco Boryszew ha comprato anche lo stabilimento di Trezzano insieme a tutto il gruppo, solo perché la lotta di lavoratori e lavoratrici l’ha imposto come vincolo: passati i due anni di legge, non solo non si è rilanciata la produzione come promesso riassumendo i cassintegrati, ma anche i pochi dipendenti assunti sono stati licenziati e lo stabilimento ha chiuso definitivamente. La proprietà del terreno e dei capannoni è di una società legata a Unicredit.
Ma noi diciamo con
forza che questa fabbrica non appartiene nè a Boryszew né a Unicredit,
ma a tutti i lavoratori e le lavoratrici Maflow che vi hanno lavorato
per anni e che si trovavano in amministrazione straordinaria: ad essi dovrebbe
come minimo essere affidata come risarcimento socialee noi lo
rivendichiamo. La partita non è affatto chiusa con la fuga del
polacco.
Ora è a
Unicredit che chiediamo una parte dei capannoni in comodato d’uso per l’avvio
della cooperativa: no a speculazioni edilizie, sì all’utilizzo produttivo del
sito. Non restiamo con le mani in mano; vogliamo intraprendere da
subito una strada di autoproduzione per garantirci un reddito e vogliamo
farlo da subito presentando il senso più profondo del progetto di unire
le forze per conquistare Lavoro, Reddito e Dignità: per questo da
subito ci siamo uniti anche con lavoratori espulsi da un’altra azienda,
la Novaceta di Magenta, con cui abbiamo condiviso negli anni un
percorso di lotta, e con giovanicon i quali condividiamo la
realizzazione del progetto di cooperativa autogestita e che ci aiuteranno sia
sul piano tecnico che materiale, a partire dall’autofinanziamento.
Vogliamo quindi
alludere alla nascita di un nuovo soggetto, che vada oltre la tradizionale e
sacrosanta difesa sindacale del posto di lavoro che ognuno occupa e che vada
oltre la rivendicazione politica, altrettanto giusta, del diritto al lavoro e al
reddito. Vogliamo dar vita a un Movimento per il Lavoro, il Reddito e
la Dignità che unisca lavoratrici e lavoratori espulsi dalla produzione,
precari, disoccupati e studenti senza futuro che sperimenti da
subito attività lavorative autogestite, ecologicamente sostenibili ed
eticamente responsabili, ottenendo dalle controparti private e pubbliche non
assistenza ma risorse finalizzate (spazi per lavorare, attrezzature,
finanziamenti agevolati, nuove legislazioni di sostegno).
Ci ispirano non
solo le società di mutuo soccorso storiche, ma anche le esperienze straordinarie
figlie dell’attuale crisi e dei tradizionali squilibri del sistema
economico-sociale: dalle fabricas recuperadasargentine, al
movimento dei Sem Terra brasiliano, dalle esperienze di
autogestione in Grecia e Spagna, paesi a cui l’Italia si sta rapidamente
adeguando. Coscienti che senza organizzazione e lotta niente ci verrà regalato,
ma sicuri dell’appoggio dell’opinione pubblica e della possibilità di estensione
di questo progetto in tutto il paese. In fondo negli anni della ricostruzione
post-bellica in Italia esempi simili sono statil’occupazione delle terre
dei latifondisti e i cosiddetti ‘scioperi alla rovescia’ (ossia la
realizzazione di attività legate a bisogni sociali insoddisfatti, rivendicandone
il pagamento dalle istituzioni col sostegno dei cittadini
interessati).
I
partiti e le istituzioni che ne sono espressione nulla hanno
fatto in questi anni per garantire Lavoro, Reddito e Dignità, anzi
hanno contribuito a peggiorare la situazione per salvare gli interessi di
speculatori e affaristi. Oggi siamo in piena campagna elettorale e diciamo a
tutti di evitare di venire a farci promesse: guardatevene bene tutti! Se volete
aiutarci – così come qualsiasi soggetto individuale o collettivo, partito o
sindacato, ognuno a seconda del suo ruolo e delle sue possibilità –
sottoscrivete per la cooperativa, partecipate alle iniziative di
autofinanziamento, pubblicizzate la nostra lotta, contribuite a realizzare le
condizioni materiali per avviare la nostra attività. Propaganda non ci
serve!
Questo non è
rifiuto della politica o qualunquismo. Questo è dire No alle vergogne della
politica e rimettere al centro i bisogni concreti delle persone.
Quali
sono le parole del nostro progetto?
Lavoro,
Diritti, Autogestione…per sperimentare una fabbrica senza padroni, dove
tutti percepiscono lo stesso salario e dove si attua una rotazione degli
incarichi;
‘Le nostre
vite valgono più dei loro profitti’: lo ereditiamo dalle nostre
vertenze ed è un concetto oggi ancor più valido di ieri
E
poi ‘R’ come:
Rinascita
della Maflow, Ri-Maflow la nostra cooperativa
Recupero,
Riutilizzo, Riciclo km zero: per dire no alla società degli sprechi
Riappropriazione:
per riprenderci ciò che è nostro
Reddito:
perché la società deve garantire a tutti il diritto a un’esistenza
dignitosa
Rivolta
il debito: perché il debito non l’abbiamo prodotto noi, noi siamo in credito,
sono altri che devono pagare, basta con l’austerità
Rivoluzione:
perché il nostro progetto è già una rivoluzione, perché bisogna cambiare le
regole del gioco, perché – come diceva il regista Mario Monicelli – ‘ci vuole
una bella botta, una Rivoluzione’ appunto
‘R’ è
quindi la nostra bandiera…
Il presidio
permanente della Maflow serve a questo progetto:
far conoscere la
cooperativa autogestita
autofinanziarla
con iniziative di solidarietà e con prime attività di produzione
rivendicare un
risarcimento sociale dalla proprietà e aiuti concreti dalle
istituzioni
non vogliamo
essere dimenticati, vogliamo lavorare!!!
Occupy
Maflow, come a Madrid, a Londra, a New York e in tutto il mondo, per
dire basta allo strapotere della finanza, per dire sì al Lavoro, al Reddito e
alla Dignità
Il Comitato
che gestisce il presidio vuole rappresentare simbolicamente questo
percorso nuovo: lavoratrici e lavoratori espulsi, precari, disoccupati e giovani
uniti per il diritto al futuro.
Pagina Facebook: Ri-MAFLOW
Fonte: Ri-MAFLOW Think gReen!
Autore: Comitato ‘Occupy Maflow'
Licenza: articolo concesso su autorizzazione degli autori
Articolo tratto interamente da Ri-MAFLOW Think gReen!
Photo credit pagina Facebook Ri-MAFLOW
stavo seguendo la vicenda sul internet,non sapevo avessero una pag facebook...grazie!
RispondiEliminaMagnifica questa dichiarazione di "indipendenza".
RispondiEliminaCiao Cavaliere, con me sfondi una porta aperta perché sono convinto che questo sia il futuro delle aziende. Anche qui in Francia i grandi gruppi non fanno altro che chiudere delle fabbriche. Ora, invece di perdere il saper fare di tanti dipendenti, non vedo perché lo Stato non possa intervenire con un finanziamento, rimborsabile a lungo termine, per consentire di creare una cooperativa del tipo di quello descritto nel tuo post. Il problema è che i proprietari tipo Mittal (acciaierie) preferiscono chiudere tutto per non avere poi dei concorrenti. Mi sto chiedendo quando i nostri politici di tutta Europa, avranno il coraggio di andare contro questi interessi che non tengono conto della disperazione dei dipendenti senza lavoro. Cerchiamo di passare ugualmente una buona notte.
RispondiEliminaUn grande esempio di tenacia e coraggio.
RispondiEliminaUna iniziativa da appoggiare e da fare conoscere. Speravo che accadesse qualcosa del genere.
RispondiEliminaDavvero un bell'esempio di "partecipazione", una parola troppo spesso dimenticata. Un grande augurio a questi lavoratori che la loro lotta abbia successo.
RispondiEliminaGrazie Cavaliere, buona domenica.
PS come ti anticipavo, ho ripreso il tuo post sul giorno della memoria dei martiri etiopici.