In Morte del fratello Giovanni
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
di gente in gente, me vedrai seduto
su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
il fior de' tuoi gentil anni caduto.
La Madre or sol suo dì tardo traendo
parla di me col tuo cenere muto,
ma io deluse a voi le palme tendo
e sol da lunge i miei tetti saluto.
Sento gli avversi numi, e le secrete
cure che al viver tuo furon tempesta,
e prego anch'io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, almen le ossa rendete
allora al petto della madre mesta.
Ugo Foscolo
Sei stato bravissimo a riproporre questa stupenda poesia del Foscolo. Ero adolescente quando l'ho studiata a scuola e anche se allora le poesie mi annoiavano perché dovevo studiarle a memoria e non le capivo, almeno non sempre, ricordo che questa mi aveva colpito per la sua dolorosa malinconia. E mi piaceva Foscolo, il suo romanticismo e il suo perenne errare.
RispondiEliminabellissima lirica che conoscevo a memoria,mi hai riportato ai tempi della scuola,grazie,a presto
RispondiEliminaCiao e grazie per averci ricordato questo sonetto che, insieme A Zacinto, era tra le mie poesie preferite da ragazzina. Buona giornata e buona settimana
RispondiEliminaCarmen
...io adoro Foscolo!!!!!!!!!
RispondiEliminaLe sue "illusioni" spesso mi aiutano.