Articolo da Openpolis
Ogni estate molte famiglie sono costrette a fare a meno delle ferie. Per i minori significa rinunciare a esperienze di crescita importanti, in una dinamica che genera divari anche in termini educativi.
- Il 28% delle famiglie con un figlio non può permettersi una vacanza.
- Una settimana fuori casa non è solo un'occasione di svago. Si collega direttamente alle opportunità formative di chi vive in famiglie con difficoltà economiche.
- Raggiungono quota 31,5% i nuclei monoreddito con figli piccoli a carico ad Andria nel 2020.
- Sono 18 su 24 le città con più nuclei monoreddito con figli a carico che si trovano nel mezzogiorno.
Ogni anno, in Italia, molte famiglie si trovano a dover fare a meno delle attese vacanze estive. La difficoltà di permettersi una settimana di ferie lontano da casa riguarda anche tante famiglie con figli che, nonostante il desiderio di offrire ai propri bambini un’esperienza di svago e crescita, si trovano ad affrontare limitazioni economiche.
Rinunce di questo tipo non riguardano solo il tempo libero delle persone. Per molti bambini e ragazzi significa rinunciare a esperienze importanti, anche formative. In altri termini, un divario nella condizione sociale ed economica che comporta anche un gap nelle opportunità educative. Il classico meccanismo con cui opera la povertà educativa.
Abbiamo approfondito questa dinamica e quanto possono incidere questo tipo di disuguaglianze sui bambini e i ragazzi.
Una rinuncia per quasi un terzo delle famiglie con figli
Nel 2024 circa il 28% delle famiglie con un figlio minore non ha potuto permettersi di fare una settimana di vacanze lontano da casa. La percentuale aumenta al crescere del numero di figli. Infatti, il 30% delle famiglie con due figli minori e il 44,4% di quelle con tre o più figli ha dichiarato di non potersi permettere una settimana di ferie all’anno.
Il 28% delle famiglie con un figlio non può permettersi una vacanza
Percentuale di famiglie che non possono permettersi almeno una settimana di ferie in un anno (2024)
Le vacanze come momento di crescita personale
La rinuncia a un periodo di vacanza lontano da casa non è solo una questione di svago. Può incidere profondamente sul benessere e sullo sviluppo dei bambini. Le vacanze estive rappresentano infatti per molti minori un’occasione di apprendimento informale, di socializzazione e di crescita emotiva.
L’assenza di queste opportunità può amplificare ulteriormente il divario tra chi ha accesso a esperienze educative e formative di qualità e chi, invece, è costretto a restare a casa per motivi economici. Un modo diverso in cui agisce la cosiddetta “trappola della povertà educativa”.
Le famiglie che non possono permettersi una vacanza vedono i propri figli privati di momenti di gioco all’aperto, gite culturali o semplici attività che stimolano la creatività e il legame familiare. Questo svantaggio è tanto più rilevante se si considera che la crescita dei bambini non passa solo attraverso la scuola, ma anche attraverso esperienze di vita quotidiana che non sono sempre garantite in situazioni familiari meno favorevoli.
Un fenomeno difficile da monitorare
Ricostruire la quota di famiglie che rinuncia alle vacanze non è semplice come potrebbe sembrare dai dati appena visti, per una serie di motivi. Come abbiamo avuto modo di raccontare in passato, in questo tipo di rilevazioni i dati possono sembrare asettici e obiettivi, ma c’è sempre un rischio di sottostimare il fenomeno.
I dati sulla deprivazione minorile hanno un forte rischio di sottostima.
La letteratura in materia (cfr. Unicef, 2012) ha spesso sottolineato come serva sempre ricordare che dietro ogni statistica di questo tipo c’è un genitore cui viene richiesto di segnalare la condizione di deprivazione del suo nucleo familiare e dei propri figli. Indicando ad esempio se sia in grado di portarli in vacanza, come in questo caso, oppure di riscaldare l’abitazione o ancora di avere una casa abbastanza luminosa per fare i compiti o spaziosa a sufficienza per ospitare degli amici.
A maggior ragione, è ancora più complesso – quando non impossibile – monitorare quanto incidano questi fenomeni sul territorio. Per avere una misura della deprivazione delle famiglie con figli piccoli, tuttavia, è possibile fare delle stime rispetto alla condizione sociale dei nuclei con minori a carico. Si può provare a ricostruirlo attraverso i dati Istat, utilizzando i dataset che l’istituto rilascia nell’ambito delle statistiche sperimentali.
La condizione delle famiglie con figli, comune per comune
Si può analizzare la quota di famiglie con figli a carico che si mantengono su un unico reddito. Una situazione che – in molti casi – rende fragili le finanze familiari e può comportare per il nucleo di dover rinunciare a questo tipo di spese.
L’indicatore che è possibile analizzare attraverso i dati a disposizione, nello specifico, è la quota di famiglie anagrafiche in cui è presente almeno un minore con meno di 6 anni e
un unico percettore di reddito
sul totale delle famiglie monoreddito. Al netto di distorsioni legate
all’evasione e a casi specifici (non necessariamente una famiglia
monoreddito è in difficoltà economica) e del fatto che l’informazione è
disponibile solo per i comuni con almeno cinquemila abitanti, si tratta
dell’indicatore con la maggiore granularità territoriale a disposizione.
Fonte: Openpolis
Autore: redazione Openpolis
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Articolo tratto interamente da Openpolis







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