Articolo da Associazione Diritti e Frontiere – ADIF
1. Per Giorgia Meloni l’ennesimo naufragio a sud ovest di Lampedusa”nonostante un dispositivo internazionale pronto e operativo ci avverte, ….., che il doveroso intervento di soccorso non è una misura sufficiente e, soprattutto, non risolve le cause del drammatico problema”. Se lasciamo da parte il fallimento del Piano Mattei per l’Africa, che avrebbe dovuto ridurre le partenze, come gli accordi con governi che non rispettano i diritti umani, con la Tunisia, la Libia e l’Egitto, il “dispositivo internazionale pronto e operativo”, di cui con una dichiarazione fotocopia parla anche il ministro Piantedosi, non è finalizzato certo al salvataggio, ma appare mirato soprattutto alla intercettazione di naufraghi in acque internazionali, in modo da evitare che raggiungano le coste italiane, e possibilmente al loro resingimento verso le coste dalle quali sono partiti. Il problema davvero “drammatico” è costituito dall’abbattimento degli obblighi di soccorso e di sbarco in un porto sicuro a carico degli Stati costieri nel Mediterraneo centrale, la rotta migratoria più pericolosa del mondo.
Ma quale sgomento ? Trafficanti inumani, o governo inumano, che ferma o allontana le navi e gli aerei del soccorso civile e qualifica queste traversate come “eventi di immigrazione illegale” fino a quando le persone non finiscono in acqua ? Oppure fino a quando in acque internazionali non arriva una motovedetta libica a sequestrare i naufraghi ed a riportarli nei campi di detenzione gestiti da milizie e trafficanti, dai quali sono fuggiti. Oltre 10 mila persone migranti che erano riuscite a tentare la traversata del Mediterraneo centrale, nel corso di quest’anno, secondo i dati diffusi dall’IOM a giugno, sono state fermate in alto mare e respinte collettivamente in Libia, grazie alla proficua collaborazione tra le autorità europee ed i guardiacoste armati del governo “provvisorio” di Tripoli, o delle milizie che controllano la Cirenaica, sotto il comando ferreo del generale Haftar, con cui l’Italia ha intensificato la collaborazione all’insegna del “contrasto dell’immigrazione illegale”. Ma le vittime, anche tenendo conto del numero delle partenze, sono ancora aumentate. Le ultime vittime, tra cui due uomini della Guinea e un minore del Camerun, annegati sulle rotte del Mediterraneo centrale, ignorati da quasi tutti i mezzi di informazione, appena quattro giorni fa.
2. Questi ultimi barconi, affondati oggi quando erano già vicini a Lampedusa, erano partiti da Tripoli, secondo altre fonti da Zawya, due giorni fa, poco dopo l’ennesima “eruzione” della vicenda Almasri, sulla quale dovrà pronunciarsi il Parlamento, dopo la richiesta di autorizzazione a procedere avanzata dal Tribunale dei ministri nei confronti di Nordio, di Piantedosi e di Mantovano. Una strage che non sarà maturata all’improvviso. Prima un barcone ha cominciato a fare acqua ed è affondato, poi un secondo barcone sul quale si erano aggrappati alcuni naufraghi si è capovolto a 14 miglia sud ovest di Lampedusa, in piena zona SAR (ricerca e salvataggio) italiana, a sole due miglia dal limite delle acque territoriali italiane (12 miglia dalla costa), con 27 morti ed un numero ancora imprecisato, forse anche più di 25, di dispersi. La dinamica esatta rimane ancora poco chiara, anche per la mancanza di comunicati ufficiali, ma sul luogo del naufragio non si può negare la presenza di un imponente apparato di sorveglianza e soccorso.
Ad intervenire subito dopo l’avvistamento di un barcone capovolto da parte di un elicottero della Guardia di finanza, attorno alle 11,30 di mercoledì 13 agosto, sarebbero stati un elicottero e un aereo della Guardia costiera, oltre a un velivolo di Frontex. Nella zona dei soccorsi hanno operato ben cinque unità navali: le motovedette CP 324 e CP 327 della Guardia costiera, due motovedette della Guardia di finanza e un’unità navale di Frontex.
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Fonte: Associazione Diritti e Frontiere – ADIF
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Articolo tratto interamente da Associazione Diritti e Frontiere – ADIF








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