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giovedì 14 agosto 2025

14 agosto 2018 – A Genova crolla il viadotto autostradale Polcevera, provocando 43 vittime e quasi 600 sfollati dalle abitazioni sottostanti

Ponte Morandi Genova Campi 014


Articolo da Wikipedia, l'enciclopedia libera

Il viadotto Polcevera (noto anche come ponte Morandi o ponte delle Condotte)[4] è stato un ponte autostradale che scavalcava il torrente Polcevera e i quartieri di Campi, Certosa e Rivarolo, nella città di Genova.[5] Fu progettato dall'ingegnere Riccardo Morandi e venne costruito fra il 1963 e il 1967 dalla Società Italiana per Condotte d'Acqua.

Il viadotto, con i relativi svincoli, costituiva il tratto finale dell'autostrada italiana A10 (gestita dalla Autostrade per l'Italia in quel punto[6]), a sua volta ricompresa nella strada europea E80. Tale attraversamento rappresenta un tassello strategico per il collegamento stradale fra l'Italia settentrionale e la Francia meridionale, oltre a essere il principale asse stradale fra il centro-levante di Genova, il porto container di Voltri-Pra', l'aeroporto Cristoforo Colombo e le aree industriali della zona genovese.[4]

Il 14 agosto 2018 crollò l'intero sistema bilanciato della pila 9 del ponte, provocando 43 morti e 566 sfollati.[7][8] Per due anni il traffico è stato quindi forzatamente deviato sia in entrata che in uscita della A10 nello svincolo di Genova Aeroporto, provocando grossi problemi alla circolazione urbana. Nel febbraio 2019 è stata avviata la demolizione dei resti del suddetto ponte, mediante tecniche di smontaggio meccanico. La demolizione è culminata, idealmente e a livello mediatico, nella demolizione con esplosivi dei due piloni strallati superstiti, avvenuta il 28 giugno 2019 e poi terminata (eccetto che per la rimozione delle macerie) con la demolizione dell'ultima pila il 12 agosto 2019.[9]

Il 3 agosto 2020 è stato inaugurato, in sua sostituzione, il nuovo viadotto Genova San Giorgio, costruito su disegno dell'architetto Renzo Piano e aperto al traffico il giorno dopo verso le 22 circa[10]

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Photo credit Alessio Sbarbaro, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons



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