In Italia, il problema dell’analfabetismo funzionale è più grande di quanto si pensi. Secondo i dati dell’OCSE, tra il 28% e il 35% degli adulti fatica a capire e usare informazioni scritte nella vita di tutti i giorni. Non significa che non sappiano leggere e scrivere, ma che incontrano difficoltà quando devono interpretare testi un po’ più complessi o seguire ragionamenti articolati. E questo ha conseguenze concrete: meno autonomia, meno possibilità di partecipare attivamente alla vita sociale e lavorativa.
Questa difficoltà si vede ancora di più sui social, che ormai sono la fonte principale di informazione per tanti. Le fake news e la disinformazione si diffondono a macchia d’olio proprio perché chi ha problemi a valutare criticamente le fonti rischia di cascarci più facilmente. Il risultato? Un mare di confusione e divisioni, dove opinioni personali si mescolano ai fatti e le discussioni degenerano in litigi senza senso.
I social dovrebbero servire per dialogare e confrontarsi, ma spesso finiscono per premiare i contenuti più emotivi e superficiali, quelli che generano reazioni rapide e si diffondono senza che nessuno si preoccupi troppo di verificarli. E così si crea un circolo vizioso: ognuno cerca solo conferme alle proprie idee, si chiude in bolle di informazioni e finisce per rinforzare convinzioni sbagliate.
Questo ha un impatto enorme sulla democrazia. Senza un confronto serio e basato sui fatti, diventa difficile prendere decisioni consapevoli e costruire un dibattito pubblico sano. La conseguenza? Una società sempre più polarizzata e meno aperta al dialogo.
Per cambiare le cose bisogna agire su più fronti. La scuola deve rinnovarsi e aiutare i ragazzi a sviluppare capacità di lettura, comprensione e pensiero critico fin da piccoli. Ma serve anche un cambio di mentalità nell’uso dei social: saper distinguere le informazioni affidabili, ridurre le notifiche inutili e dare più spazio alle relazioni reali invece di quelle virtuali.
Insomma, l’analfabetismo funzionale non riguarda solo l’istruzione: è una questione sociale e culturale che tocca tutti noi e la qualità della nostra democrazia. Con l’esplosione delle fake news e il ruolo dominante dei social, è più urgente che mai trovare soluzioni concrete.
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E poi ci domandiamo come mai si sia recato alle urne soltanto il 30% degli aventi diritto.
RispondiEliminaEcco spiegato...
Molti non hanno capito l'importanza dei referendum.
Eliminaassolutamente condivisibile, e purtroppo è un fenomeno che cresce e si autoalimenta, difficile riuscire a bloccarlo se non attraverso un'adeguata precoce educazione e formazione (utopia?)
RispondiEliminaTroppi credono alle favole, bisogna sempre informarsi su tutto e da varie fonti.
EliminaSiamo messi davvero male...
RispondiEliminaMolto male!
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