La Corte di Cassazione ha pubblicato una durissima relazione di 129 pagine nella quale smonta, pezzo per pezzo, il cosiddetto decreto Sicurezza. Il giudizio, affidato all’Ufficio del Massimario della Suprema Corte, è netto: il provvedimento risulta viziato sia nella forma sia nella sostanza.
La Suprema Corte contesta la trasformazione in decreto legge di un disegno di legge già in discussione da oltre un anno, senza la presenza dei requisiti costituzionali di “straordinaria necessità e urgenza” previsti dall’articolo 77. Nessun evento eccezionale giustificherebbe una simile accelerazione, che di fatto ha compresso il dibattito parlamentare e ostacolato eventuali modifiche al testo.
Un’ulteriore censura riguarda la struttura del decreto, definita “estremamente disomogenea”. Il testo affronta temi eterogenei – dal contrasto al terrorismo alla sicurezza urbana, dalla disciplina sui beni confiscati alla coltivazione della canapa – senza un filo conduttore che ne giustifichi l’accorpamento normativo. Ciò configura, secondo la Corte, un vizio di legittimità costituzionale.
Nel merito, la Cassazione solleva perplessità su più fronti. Particolarmente grave appare la norma che consente ai servizi segreti di organizzare associazioni eversive senza incorrere in responsabilità penale: una disposizione definita “assolutamente inedita” e potenzialmente incostituzionale per la sua sproporzione.
Nel mirino anche:
Le aggravanti per reati commessi vicino a stazioni o metropolitane, che potrebbero violare il principio di offensività.
Le aggravanti nelle aree di manifestazione, accusate di limitare il diritto alla protesta e alla libertà di espressione.
Le misure per carceri e Centri di Permanenza per il Rimpatrio (Cpr), viste come tentativi di criminalizzare il dissenso civile.
L’introduzione di nuovi reati e aggravanti penali, interpretata come segno di una deriva repressiva e sproporzionata, lontana dai principi della Costituzione.
La Corte avverte anche del rischio concreto di un aumento dei procedimenti giudiziari e della popolazione carceraria, colpendo in particolare le fasce più deboli e i movimenti sociali.
La relazione della Suprema Corte mette in discussione i pilastri giuridici e costituzionali del decreto Sicurezza, sollevando dubbi profondi su metodo, contenuti e finalità. Un pronunciamento che, a giudicare dalle sue implicazioni, potrebbe aprire la strada a nuove battaglie istituzionali e sociali.
Autore: Spartaco







Nessun commento:
Posta un commento
I commenti sono in moderazione e sono pubblicati prima possibile. Si prega di non inserire collegamenti attivi, altrimenti saranno eliminati. L'opinione dei lettori è l'anima dei blog e ringrazio tutti per la partecipazione. Vi ricordo, prima di lasciare qualche commento, di leggere attentamente la privacy policy. Ricordatevi che lasciando un commento nel modulo, il vostro username resterà inserito nella pagina web e sarà cliccabile, inoltre potrà portare al vostro profilo a seconda della impostazione che si è scelta.