Articolo da Global Voices
Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), in tutto il mondo ci sono 67 milioni di lavoratori domestici [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], l'80% dei quali sono donne. Il lavoro domestico si svolge nella sfera privata ed è spesso invisibile.
I lavoratori domestici puliscono, cucinano, si prendono cura dei bambini o dei membri anziani della famiglia, spesso senza un contratto o con scarse tutele legali. Nonostante siano “in prima linea” nella crisi del coronavirus, raramente vengono inclusi nei piani di risposta alla COVID-19.
Come se la passano le lavoratrici domestiche di tutto il mondo durante la pandemia e l'isolamento finalizzato a fermare la diffusione della COVID-19?
Nessuno stipendio per i lavoratori domestici in Argentina, Afghanistan e Indonesia
La maggior parte del lavoro domestico è informale, e questo lascia spesso i lavoratori in condizioni di vulnerabilità, specialmente in tempi di crisi come questi.
Secondo uno studio dell'Università di Lanús (UNLa) e del Centro di Studi e Ricerche sul Lavoro [es], in Argentina, dove il lockdown è durato oltre 100 giorni, circa il 70% dei lavoratori domestici [es] appartiene al settore informale.
Durante le attuali misure di isolamento, questo significa che non lavorare equivale a non guadagnare. Tuttavia, molte donne sono riuscite a raggiungere comunque il loro luogo di lavoro, nonostante non avessero il permesso di uscire durante la quarantena. Sempre secondo questo studio, dall'inizio della pandemia solo il 33% [es] dei lavoratori protetti da contratto ha ricevuto l'intero stipendio senza recarsi al lavoro.
Sempre in Argentina, la mancanza di certezza giuridica rende indubbiamente i lavoratori vulnerabili e reticenti a lamentarsi. Ad esempio, gli intervistati di uno stesso studio temevano di perdere il lavoro, di venire contagiati o di infettare i propri famigliari. Inoltre, un crescente numero di datori di lavoro è ricorso ad alcuni cavilli legali per spingerli a dimettersi, pagarli di meno o cambiare la loro categoria in “badanti”, così che potessero diventare “lavoratori essenziali”. Complessivamente, il sindacato ha rilevato [es] che il 70% dei lavoratori domestici è stato vittima di sfruttamento del lavoro durante la quarantena.
In Ecuador [es], la stragrande maggioranza dei lavoratori domestici svolge lavori senza contratto o con contratti che offrono scarsa protezione. Stando a quanto riporta il sindacato nazionale, quasi l’85% dei lavoratori domestici [es] è stato licenziato durante la pandemia.
In Tunisia, la lavoratrice domestica Salma ha dichiarato a Global Voices:
Anche quando ci sono, i contratti sono spesso vaghi o carenti. È il caso dell'Indonesia, che conta almeno 4.2 milioni di lavoratori domestici. Nel 2019, la Rete Nazionale per la Difesa dei Lavoratori Domestici indonesiana ha intervistato 668 lavoratori domestici in sette regioni del Paese, rilevando che il 98,2% degli intervistati guadagnava solo tra il 20 e il 30% del salario minimo indonesiano.
A volte anche i contratti con le grandi istituzioni possono andare storti. In Afghanistan, ad esempio, alle donne incaricate di pulire gli uffici del Ministero delle Finanze era stato inizialmente permesso di restare a casa continuando a essere pagate. Ma quando la situazione della COVID-19 si è aggravata, sono state costrette a tornare al lavoro, pena il rischio di perdere lo stipendio. Poiché sono loro a fornire il principale sostegno finanziario alle loro famiglie, sono tornate in ufficio. Fawzia, madre single di quattro figli, ha dichiarato a Global Voices:
Solo qualche Paese evoluto considera colf e badanti lavoratori di grande utilità.
RispondiEliminaSempre meno diritti.
Eliminacerto in Medio Oriente è terribile la situazione dei lavoratori domestici, qui da noi è meglio ma non sempre è chiaro il rapporto tra datori di lavoro e lavoratori
RispondiEliminaPurtroppo anche in Italia c'è troppo sfruttamento.
EliminaLa schiavitù è stata abolita, ma stiamo ritornando su quella strada. Buona domenica
RispondiEliminaConcordo!
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