domenica 22 ottobre 2017
Ocse: l'uguaglianza di genere? Un percorso in salita
Articolo da InGenere.it
Il report dell’Ocse Il perseguimento dell'uguaglianza di genere: un percorso in salita, pubblicato lo scorso 4 ottobre, è una miniera d’oro di dati. Ultima tappa, per ora, di un viaggio iniziato nel 2010 con il lancio della Oecd Gender Initiative volta a esaminare gli ostacoli alla parità di genere nei settori dell’istruzione, dell’occupazione e dell’imprenditorialità. Questo rapporto analizza la situazione attuale tracciando meriti e demeriti di cui gli stati membri dell’organizzazione sono stati protagonisti negli ultimi cinque anni.
Scorrendo le sue oltre 300 pagine, ci si immerge in un’analisi ampia e dettagliata, che spazia dalla lotta alla violenza di genere all’istruzione delle ragazze, dagli strumenti di governance indispensabili per affrontare efficacemente il tema della disuguaglianza di genere (come il gender mainstreaming e il gender budgeting) ai famigerati soffitti di cristallo, dalle donne migranti alle donne imprenditrici. Ma si parla molto anche di uomini, nella consapevolezza che solamente portando anche loro dentro la conversazione, prima a livello di analisi e poi, soprattutto, sul piano delle politiche, si potranno fare progressi consistenti sul fronte della parità di genere.
Incentivi per la richiesta del congedo di paternità, una più equa condivisione del carico del lavoro di cura, contrasto agli stereotipi di genere a tutti i livelli – istituzioni e media prima di tutto – e fin dai primissimi anni di scuola, maggiore trasparenza nei salari per combattere il gender pay gap, azioni positive per far avanzare le donne nelle posizioni di leadership, sostegno per lo studio e l’occupazione delle ragazze nelle materie scientifiche tecniche e matematiche (STEM), introduzione di modalità flessibili di lavoro: tutte politiche e strumenti introdotti da diversi stati che si stanno dimostrando efficaci e individuano in maniera chiara la direzione lungo la quale muoversi. Tuttavia, e questa è la prima notizia – o, purtroppo, “non-notizia” – che emerge dal report, le azioni implementate e i risultati ottenuti sono ancora troppo poco, e avvengono troppo lentamente. I divari di genere, si legge nel comunicato stampa di presentazione del report, “persistono in tutte le aree della vita sociale ed economica dei paesi Ocse e la dimensione di questi divari, nella maggior parte dei casi, è cambiata molto poco negli ultimi anni”.
Per quanto riguarda il nostro paese, i risultati non sono entusiasmanti. L’Italia continua a registrare un tasso di occupazione femminile tra i più bassi dei Paesi Ocse, con un differenziale del 18 per cento rispetto al corrispettivo maschile. Una delle cause di questo dato è la scarsa accessibilità ai servizi di assistenza all’infanzia: dei bambini di età compresa tra i 0 e i 2 anni, solo un quarto è formalmente inserito in strutture di questo tipo. Non solo: sulle donne continua a pesare la stragrande percentuale della cura della casa e della famiglia, dato che svolgono più dei tre quarti dei lavori non retribuiti domestici. Le statistiche di cui disponiamo disegnano un quadro inequivocabile: il 78% delle donne che ha rassegnato le dimissioni nel 2016 sono madri e il 40 per cento del totale delle domande ha avuto, come motivazione, l’impossibilità di conciliare il lavoro con le esigenze di cura della famiglia. Questi dati evidenziano come la disuguaglianza di genere sia un fenomeno capillare che collega tra di loro molti aspetti della vita economica, sociale e culturale di un paese e che, quindi, non si può risolvere con singoli interventi mirati ma deve prevedere uno sguardo più ampio e organico, in grado di muovere tante leve contemporaneamente. In questo caso, gli stereotipi sui ruoli di genere, ancora fortemente radicati, e una normativa sui congedi parentali ancora fortemente incentrata sul ruolo della madre con soli due giorni di congedo di paternità (quattro più uno facoltativo nel 2018, ndr) sono due tra i maggiori ostacoli a un sensibile miglioramento sul fronte dell’occupazione femminile.
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Fonte: InGenere.it
Autore: Elsa Pili
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Articolo tratto interamente da InGenere.it
6 commenti:
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Cara Vincenzo, ci sono stati fatti molti passi, ma ne devono fare ancora!
RispondiEliminaCiao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
Tomaso
La strada è ancora lunga.
EliminaIncredibile, ma vero ... la Storia a volte arretra.
RispondiEliminaPurtroppo spesso.
EliminaMi sono "imbattuta" nei dati dell'Ocse per alcuni miei post passati e sono davvero sconfortanti, in alcuni casi sembra sparire anche la strada :/
RispondiEliminaI dati devono far riflettere, ma resta evidente che molti diritti sono ancora negati.
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