giovedì 5 maggio 2016
5 maggio 1998 – La Campania, dopo giorni di piogge intense, è travolta da numerose frane tra le province di Avellino e Salerno: i comuni di Bracigliano, Siano, Sarno e Quindici i più colpiti, per un totale di oltre 160 morti
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L'alluvione di Sarno e Quindici, o frana di Sarno, è stato un movimento franoso di vaste dimensioni che, tra il 5 ed il 6 maggio 1998, colpì, in particolare, le aree urbane campane di Sarno (SA), Quindici (AV), Siano (SA), Bracigliano (SA) e San Felice a Cancello (CE), causando la morte di 160 persone. Di queste, 137 rimasero uccise nella sola Sarno, la cui frazione di Episcopio fu l'area maggiormente colpita ed 11 nel comune di Quindici, in particolare nella frazione di Casamanzi, 5 nel comune di Siano (Sa).
A seguito di questi avvenimenti la prefettura di Napoli decise di attivare una rete di monitoraggio ambientale, realizzata e installata da una società del settore, per garantire un controllo delle piogge e dei loro effetti sull'evoluzione della frana.
Nel mese di maggio 1998, l'area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, e nell'arco di 72 ore caddero oltre 240/300 millimetri di pioggia. Il 5 maggio circa due milioni di metri cubi di fango si staccarono dalle pendici del monte Pizzo d'Alvano, investendo i centri abitati circostanti. Anche l'ospedale di Sarno, Villa Malta, posto alle pendici della montagna, fu investito dalla frana.
Sul versante orientale montano della provincia di Avellino - sulle cui pendici sorge il paese di Quindici - si verificarono una decina di eventi franosi, due dei quali investirono il paese. Il primo, nel pomeriggio, si riversò nel campo sportivo senza causare vittime; il secondo, intorno alle 19:00, travolse la frazione di Casamanzi, spazzando via alcune abitazioni e una chiesa (Chiesa dell'Immacolata Concezione). I canali di scolo di epoca borbonica (i cosiddetti "regi lagni") che scorrono dalle falde del monte fino a dentro il paese, anche per l'incuria e lo stato di abbandono in cui si trovavano da anni, si riempirono di detriti franosi, trasformandosi in veri e propri lahar. Laddove gli argini non riuscirono a reggere, il fango invase le strade, riempì i piani più bassi delle case, trascinò auto, alberi e persone. Undici saranno i morti nel centro cittadino.
Tra le vittime del disastro ci fu anche un soccorritore, il vigile del fuoco Marco Mattiucci, a cui - per l'eroismo dimostrato durante i soccorsi - fu attribuita la medaglia d'oro al valor civile.
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