mercoledì 7 maggio 2014
Stati Uniti: la ripresa è solo per i ricchi
Articolo da Altrenotizie.org
A quasi sei anni dall’esplosione della più grave crisi dai tempi della Grande Depressione, il panorama economico e sociale negli Stati Uniti e nel resto dell’Occidente si presenta ben diverso da quello che caratterizzava il periodo antecedente il tracollo avvenuto su scala planetaria. In particolare, i proclami relativi ad una presunta ripresa economica in corso e al ristabilimento dei livelli di occupazione precedenti la crisi sono contraddetti da una realtà segnata da una profonda ristrutturazione dei rapporti di classe con il conseguente irreversibile deterioramento delle condizioni di vita di decine di milioni di lavoratori.
A mettere l’accento sulla vera natura della ripresa economica è stato qualche giorno fa uno studio pubblicato dall’organizzazione americana National Employment Law Project (NELP). I dati si riferiscono agli Stati Uniti del “dopo crisi”, ma il dilagare di precarietà e posti di lavoro drammaticamente sottopagati che viene descritto può essere facilmente riconosciuto dai lavoratori di qualsiasi paese europeo e non solo.
Il cuore della ricerca indica come, durante questi anni teoricamente segnati da un ritorno a livelli accettabili dell’economica a stelle e strisce, abbia avuto luogo una perdita estremamente consistente di impieghi caratterizzati da stipendi considerati “medio-alti”, sostituiti da un numero sproporzionatamente elevato di posti di lavoro sottopagati.
Nel sottolineare come continui a persistere uno squlibrio tra “le industrie che hanno fatto segnare una perdita di posti di lavoro e quelle che hanno registrato la maggiore crescita dall’inizio della ripresa economica”, i ricercatori del NELP rivelano che i settori dell’economia USA che offrono impieghi pagati non più di 13 dollari l’ora hanno perso il 22% dei posti di lavoro complessivi durante la recessione ma ne hanno creati ben il 44% di quelli totali negli ultimi quattro anni.
Poco meno della metà dei posti di lavoro prodotti dalla fine teorica della crisi, cioè, pagano stipendi da fame, mentre i posti di questo genere persi durante la recessione erano stati appena un quinto, o poco più, del totale.
I posti di lavoro svaniti nei settori che rientrano nella fascia a medio (da 13 a 20 dollari l’ora) e ad “alto” reddito (da 20 a 32 dollari l’ora) sono stati invece molti di più: rispettivamente il 37% e il 41% del totale. In queste due fasce, tuttavia, sono stati creati finora appena il 26% e il 30% degli impieghi complessivi dopo l’uscita ufficiale dalla crisi.
A tutt’oggi, così, negli Stati Uniti ci sono 1,85 milioni di posti di lavoro in più nei settori sottopagati rispetto al periodo pre-crisi, mentre quelli che garantiscono stipendi medio-alti sono quasi 2 milioni in meno.
Le paghe più misere sono genericamente elargite agli impiegati di settori come quello della ristorazione o della vendita al dettaglio, i quali garantiscono stipendi medi di nemmeno 10 dollari l’ora, e sono responsabili per il 39% dell’aumento dei posti di lavoro in ambito privato negli ultimi quattro anni.
Particolarmente colpiti sono invece i settori di solito associati con lavori ben pagati, come quelli dell’edilizia o dell’industria manifatturiera, dove il numero di posti creati non ha nemmeno lontanamente eguagliato quelli persi dall’inizio della crisi nel 2008. Nel primo caso, i posti in meno sono il 20% e nel secondo almeno l’11%.
Questo fenomeno appena descritto è del tutto nuovo per i periodi successivi alle crisi cicliche del sistema capitalistico, tanto che, ad esempio, durante la ripresa dopo la recessione del 2001 i settori ad “alto” reddito furono in grado di creare il 40% dei nuovi posti di lavoro complessivi.
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Fonte: Altrenotizie.org
Autore: Michele Paris
Licenza: Creative Commons (non specificata la versione)
Articolo tratto interamente da Altrenotizie.org
2 commenti:
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E' stato molto interessante leggere questo articolo.
RispondiEliminaNon c'è da stupirsi, le politiche che stanno attuando per "risanare" l'economia mondiale in realtà non risanano niente...
RispondiEliminaUn saluto!