martedì 24 aprile 2018

L’antifascismo rimanga fondamento storico, culturale e politico dell’Italia




Norberto Bobbio, molti anni fa, affermava che la celebrazione della Resistenza rappresentava una sorta di esame di coscienza laico sul presente e il momento della consapevolezza della grande distanza tra gli ideali partigiani e l’Italia contemporanea.

Questa affermazione può rappresentare la linea –guida da mantenere per ricordare quei fatti della tragedia che il popolo italiano ha vissuto più di settant’anni fa. A patto però che per guardare all’attualità e per traguardare il futuro non si dimentichi la memoria. Abbiamo vissuto mesi nel corso dei quali ripetutamente la memoria della Resistenza è stata offesa da rigurgiti neo – fascisti comparsi da un passato cui non possiamo permettere di ritornare.

E’ il momento di rispondere con grande solennità assumendoci tutti assieme un impegno inderogabile.

C’è di più in questa post-modernità: il fascismo vive tra noi, nei comportamenti quotidiani dell’egoismo, dell’individualismo, della ricerca della sopraffazione degli altri, nell’inganno quotidiano della politica ridotta a pura lotta per il potere, alla guerra che dilania interi popoli e rischia, ancora una volta, di incendiare il mondo.

Ricordare oggi il 25 Aprile, il giorno più importante della storia repubblicana, significa prima di tutto compiere un dovere civico e morale di altissimo valore, significa stare dalla parte di chi considera la storia patrimonio insuperabile delle radici di un popolo, significa combattere per la verità e per la difesa dei principi di fondo della nostra convivenza civile e politica.

Viviamo un clima culturale, assistiamo all'emergere di silenzi, zone d’ombra, vuoti, a pentitismi rivolti magari in altre direzioni, ma che sostanzialmente coinvolgono la memoria di quello che è stato l’avvenimento fondamentale nella storia d’Italia.

L’ANPI si è, nel recente passato, coerentemente schierata contro l’idea di deformare la Costituzione, alterare l’equilibrio tra i diritti e i doveri dei cittadini, restringere l’esercizio delle libertà democratiche.

Quell'impegno va rivendicato e deve rappresentare l’agenda quotidiana per tutti quelli che intendono impegnarsi per difendere e affermare la nostra convivenza civile.

Allora bisogna ricordare, è necessario avere il coraggio di ricordare senza cedere alle mode corrente del revisionismo: alla liberazione dell’Italia dalla dittatura si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani, ragazzi e ragazze che, pur appartenendo a un ampio schieramento politico (c’erano i cattolici, i socialisti, gli azionisti, i militari monarchici, i comunisti. Ma si chiamavano con un solo nome: I Partigiani).

Questi ragazzi combatterono fianco a fianco, con unità d’intenti e d’azione, con un grande traguardo comune: il riscatto dell’Italia invasa e un diverso avvenire, fatto di giustizia e di eguaglianza.

La storia dell’Italia Repubblicana sta scritta per intero su quel monumento che Piero Calamandrei definì “Ora e Sempre Resistenza”.

Sandro Pertini parlò della Resistenza come di un “Secondo Risorgimento, i cui protagonisti, questa volta, furono le masse popolari”.

Per favore nel ricordare questi passaggi determinanti per la nostra democrazia non si ceda all’idea che si tratti semplicemente di retorica.

Si tratta, invece, di ricordare e ricostruire i momenti determinanti della vita della nostra Nazione e dell’Europa nel momento della sconfitta del nazismo, nazismo che è stata l’espressione più evidente della ferocia della “banalità del male”. Nazismo del quale il fascismo fu corresponsabile, pienamente corresponsabile e non semplicemente complice.


Non c’è nessuna ritualità, nessun adempimento di un ormai stanco cerimoniale nel ricordare la storia della Resistenza ed esiste uno stretto legame fra il 25 aprile e la battaglia che oggi deve essere condotta contro le diseguaglianze, le sopraffazioni, i fenomeni di sfruttamento, la disgregazione sociale che caratterizzano drammaticamente l’attualità.

Così come esiste una stretta connessione tra il 25 aprile e la ricerca della pace: un tema oggi assolutamente centrale in una situazione che vede, in diverse parti del mondo, pericoli concreti di ripresa bellica.

Parlando della Resistenza oggi non intendiamo certo approfondire la ricostruzione storiografica di quei fatti, ma semplicemente sfatare quella teoria revisionista che, negli ultimi anni, va molto di moda nell’indicare la Resistenza come semplice “Guerra Civile”.

Quelle ragazze e quei ragazzi di sessantacinque anni fa che si erano dati l’appellativo di Partigiani si accinsero, da subito, dal 26 Aprile a ricostruire il proprio Paese.

Genova, soltanto per fare un esempio, fu liberata dal popolo: l’orgoglioso Juncker Prussiano; Meinhold depose la propria spada davanti all’operaio Remo Scappini e subito la Città riprese a funzionare in tutte le sue attività.

Quando gli alleati, tra il 27 e il 28 Aprile, risalendo la riviera di Levante arrivarono a Nervi scoprirono, con loro grande stupore, che funzionava già perfino il servizio tranviario.

Eppure pensate ai bombardamenti, alle deportazioni, alle stragi che avevano colpito la nostra terra in quegli anni: ma la volontà di riprendere a vivere era stata troppo forte.

Continua la lettura su la Sinistra quotidiana


Autore: Franco Astengo


Licenza: Copyleft 


Articolo tratto interamente da la Sinistra quotidiana 


14 commenti:

  1. La Resistenza non fu una guerra civile ma bensì La Guerra di Liberazione dall'invasore nazista. Onore ai giovani che hanno dato la vita per liberarci dall'oppressore.

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    1. Purtroppo negli ultimi anni qualcuno vuole riabilitare il fascismo e gira troppo revisionismo storico.

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  2. Caro Vincenzo, sinistra oppure destra va bene purché non sia estreme!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio.
    Tomaso

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  3. E' sempre importante ricordare, ma oggi mi sembra proprio essenziale: certe cose non si devono ripetere!
    Buona Festa della Liberazione

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  4. Giornata importante perché la libertà è un valore assoluto da cui non si può prescindere

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  5. Buon 25 aprile. Augurandoci che non si dimentichi mai cosa rappresenta questa data.
    enrico

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  6. spero di si , combatterò perchè sia cosi

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