giovedì 1 settembre 2016

Ospedale L'Aquila, dopo 7 anni i lavori non sono ancora stati ultimati

Ospedale regionale

Articolo da PrimaDaNoi.it

L’AQUILA. L’ospedale de L’Aquila a 7 anni dal sisma del 6 aprile 2009 è ancora da completare: servono 10 milioni di euro che non ci sono.

A confermarlo ai microfoni di Sky News 24 è stato nei giorni scorsi il manager dell’Asl Rinaldo Tordera.

E’ però vero che il cantiere è in parte aperto e si sta lavorando per l’adeguamento sismico di uno dei corpi crollati nel 2009 per una spesa di 13 milioni di euro.

Ma ne servono almeno altri 10 per un’altra ala «meno vasta», ha spiegato Tordera, dove prima del sisma erano allocati «servizi non indispensabili». Peccato, però, che come ammesso dallo stesso dg, i 10 milioni di euro non ci sono. E questo vuol dire che il completamento dei lavori si allontana.

Lavori che vanno avanti da anni a singhiozzo, come nella peggiore tradizione italica, e il percorso sembra quasi maledetto, ostacolato da ricorsi al tar, blocco dei lavori, mancanza di fondi.

Una costruzione travagliata al centro anche di dibattiti parlamentari, esposti e polemiche.


A dicembre scorso, un paio di giorni prima di Natale è arrivata almeno una buona notizia: via libera ai reparti di ostetricia e ginecologia per 25 posti letto, con 3 sale parto e nido, la neonatologia e terapia intensiva neo natale, la chirurgia epatoblio pancreatica, e la chirurgia universitaria con 26 posti letto, ortopedia con 22 posti e urologia con 14 posti di degenza.

Ma dopo 7 anni il lavoro non è concluso.


I FERITI AL SAN SALVATORE


C’è da dire che il San Salvatore oggi funziona a pieno ritmo (sebbene la mensa sia ancora in un container): quando una settimana fa il sisma ha sconquassato il centro Italia diversi feriti sono stati dirottati al nosocomio aquilano. E proprio dall'ospedale San Salvatore sono partite ambulanze alla volta di Amatrice dove l’ospedale è stato gravemente danneggiato dalle scosse.

Le operazioni di soccorso sono scattate gia' alle ore 4, pochi minuti dopo la scossa distruttiva: si è trovata la disponibilita' di 74 posti letto per affrontare l'emergenza.

E L’Aquila e Amatrice oltre al dramma dei morti si sono ritrovate faccia a faccia anche nel dover mandare giù il boccone amaro di un ospedale a mezzo servizio. Era successo nel sisma abruzzese ed è successo anche in provincia di Rieti.


Dal 2009 l'ospedale di Amatrice aveva bisogno di un intervento «urgentissimo e indifferibile». Cosa è stato fatto? In quasi 8 anni - e nonostante uno stanziamento preliminare di oltre 2 milioni di euro- la messa in sicurezza non è mai avvenuta. Come ha raccontato nei giorni scorsi Repubblica le risorse sono rimaste intrappolate in un groviglio di burocrazia, abusi e indagini della magistratura.


IL CASO AQUILANO


Il 6 aprile del 2009 il San Salvatore venne in parte dichiarato inagibile. Dopo la scossa delle 3.32 arrivarono lì oltre mille feriti ma poche ore dopo l’ospedale venne evacuato a causa di cedimenti strutturali. Non si registrarono fortunatamente vittime a seguito dei crolli ma nel piazzale venne allestito un ospedale da campo, a pochi passi dalle strutture pericolanti.
La parte che, con il terremoto, è crollata (reparti di degenza, laboratori e sale operatorie) fu la prima ad essere inaugurata.

Una assurdità per una struttura che in caso di calamità dovrebbe restare in piedi. Eppure la vita di questo ospedale si è contraddistinta nel corso dei decenni per una serie di decisioni folli, sconclusionate, indecifrabili.

A partire dai lavori di costruzione, lunghissimi. Fase embrionale negli anni 70 e costi lievitati nel corso del tempo con una cifra finale 9 volte superiore alle stime iniziali.


Spesa inizialmente prevista 11.395 milioni di lire. Alla fine è costata duecento miliardi. Una montagna di soldi proveniente da Cassa del Mezzogiorno, Regione Abruzzo, Ministero della Salute, ministero dell'Università e della Ricerca.

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Fonte: PrimaDaNoi.it


Autore: redazione PrimaDaNoi.it


Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da PrimaDaNoi.it



Photo credit LIAP (Own work) [CC BY 3.0], via Wikimedia Commons


1 commento:

  1. Caro Vincenzo, non ce che dire è una novità dietro l'altra, oppure meglio dire! Uno scandalo dietro l'altro!!!
    Ciao e buona giornata caro amico.
    Tomaso

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