domenica 25 settembre 2016
«La vita? Non è solo lavoro»: a Berlino nasce il centro per il rifiuto della carriera
Articolo da Berlino Magazine
Perché lavoriamo? Produciamo beni e servizi perché ne abbiamo realmente bisogno o solo perché possano tramutarsi in profitto? Ma soprattutto: chi ha stabilito che l’attuale mondo del lavoro debba fondarsi sull’ossessione per la carriera e sulla costante tensione verso l’automiglioramento? Queste e altre domande affollavano la mente di Alix Faßmann quando, circa due anni fa, decise di abbandonare il suo lavoro di giornalista e addetta stampa per la SPD (il partito socialdemocratico tedesco) e di intraprendere un viaggio chiarificatore in Sicilia. Ed è stato lì che ha incontrato Anselm Lenz, autore teatrale presso l’Hamburger Spielhaus (uno dei teatri più prestigiosi di Germania) che, stanco a sua volta di sacrificare amicizie, passioni e tempo libero sull’altare della carriera, si era licenziato ed era partito alla volta dell’Italia. Lenz, affascinato dalle idee dell’allora 33enne Faßmann, la convinse a raccoglierle in un libro: fu così che, nella primavera del 2014, vide la luce Arbeit ist nicht unser Leben: Anleitung zur Karriereverweigerung (Il lavoro non è la nostra vita: guida al rifiuto della carriera). Il libro fu una sorta di manifesto programmatico per Haus Bartleby, think tank che i due fondarono pochi mesi dopo a Berlino intendendolo come un Zentrum für Karriereverweigerung, “centro per il rifiuto della carriera”. Ma, soprattutto, come pensatoio che, pur non disponendo di teorie e modelli per il mondo di domani, ritiene indispensabile elaborare spunti critici verso la società tardocapitalistica e le sue modalità di lavoro.
Il centro. Haus Bartleby, che ha sede a Neukölln, deve il suo nome a un romanzo di Herman Melville, Bartleby lo scrivano, il cui protagonista lavora come copista presso uno studio legale di Wall Street ma ad un tratto, dopo un periodo di attività intensissima, si rifiuta di continuare la sua ottundente mansione pronunciando la celebre frase I would prefer not to, che è appunto lo slogan del Zentrum berlinese. Haus Bartleby raccoglie professionisti dei settori più disparati, tutti accomunati dalla volontà di decostruire l’assunto in base al quale carriera e successo debbano determinare il valore di una persona. Un progetto culturale che ha evidentemente intercettato un nervo scoperto della società tedesca: gli abbonamenti alla rivista del centro sono infatti in crescita costante, mentre diversi importanti quotidiani (tra cui Die Welt, Die Zeit, Huffington Post) si sono interessati alla creatura di Faßmann e Lenz, che nel frattempo ha continuato a sfornare pubblicazioni, a incassare l’appoggio di istituti importanti come il Club of Rome e la Rosa-Luxemburg Stiftung e a organizzare una serie di conferenze con filosofi ed economisti sul futuro del lavoro. Tra i simpatizzanti dell’associazione, che ormai conta una decina di membri fissi e più di quaranta collaboratori esterni, ci sono anche Dirk von Lowtzow della celebre rock band amburghese Tocotronic e l’ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis, entrambi autori di un saggio nell’antologia Sag alles ab!, pubblicata nel 2015.
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Fonte: Berlino Magazine
Autore: Gianpaolo Pepe
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Articolo tratto interamente da Berlino Magazine
3 commenti:
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Buona domenica Vincenzo! in questo bell'articolo, del tutto scontato e un po' fuori dagli schemi, si affaccia, a mio avviso, un dualismo importante:
RispondiElimina- da un lato il diritto a non venir "divorati" da un mondo del lavoro sempre più logoro e fuorviato da un ideale di partenza e, quindi, il "diritto" a scegliere di vivere in maniera meno avvilente possibile;
- dall'altro il diritto sacrosanto al lavoro stesso che è da sempre fonte di ogni ricchezza e di ogni progresso, e che oggi, (come si ripete ormai ovunque fino alla nausea, tanto che la notte stiamo tutti svegli con i nostri "fantasmi"), non c'è una reale opportunità lavorativa, per chi al contrario vorrebbe nel suo inconscio più profondo una vera crescita!
Non avere lavoro oggi, significa vivere un forte disagio esteriore ed interiore; mentre per altri stacanovisti, ci sarebbe la possibilità di staccarsi materialmente da tutto e vivere secondo i propri desideri; Insomma ... sarebbe più facile dire che ognuno facesse ciò che vuole nelle sue reali possibilità ... se le ha! come dire due facce di una stessa medaglia, non trovi? ^__^ presto.
Forse con moglie e figli a carico,queste brave persone non avrebbero abbandonato il loro lavoro,fortunati ad averne uno, per filosofare, viaggiando, sulla necessità del profitto.
RispondiEliminaCiao fulvio
Una cosa che noi italiani non capiremo mai!!!
RispondiEliminaCiao e buona settimana, caro Vincenzo.
Tomaso