In Sicilia la rivoluzione parte dai grani antichi. Ecco come gli agricoltori osteggiano le multinazionali alimentari.
La rivoluzione degli agricoltori contro le multinazionali parte dai grani antichi. Così almeno è in Sicilia e in alcune altre zone italiane, come l’Alta Maremma, dove alla produzione in massa si sostituisce la passione, la cura e l’amore per le tradizioni antiche e i prodotti genuini.
Le grandi industrie alimentari basano la loro produzione su varietà specifiche di grano. Questo, nel tempo, ha portato alla riduzione e, in alcuni casi, alla perdita della biodiversità.
Oggi, complice anche l’interesse e l’attenzione dei consumatori a un tipo di alimentazione sempre più sana e sostenibile, i grani antichi stanno ritornando a imbiondire i campi delle nostre regioni.
Le aziende locali e gli agricoltori biologici stanno riscoprendo il passato, puntando tutto su farina e prodotti di alta qualità.
La Sicilia è uno degli esempi lampanti di questo cambiamento che sta attraversando l’Italia.
Qui, sempre più operatori di settore hanno deciso di passare al biologico e di riscoprire i grani antichi.
Ad aprile, ufficialmente, erano 500 gli ettari coltivati con i grani antichi. Ma c’è chi parla di 3.000 ettari. E i contadini non solo convertono le proprie aziende all’agricoltura biologica, ma mettono in piedi filiere alimentari, fanno cultura, si associano.
Tra gli operatori, ci sono anche i custodi, che hanno il compito di seminare delle varietà locali rare, dedicando almeno 10 ettari a ogni coltura, impegnandosi nella ricerca storica della pianta e mantenendo la purezza del seme.
La sperimentazione, oltre alla conservazione, è all’ordine del giorno: si coltivano campi anche con miscugli di sementi, un procedimento diametralmente opposto alla tecnica moderna, che ricerca l’uniformità, lo standard in nome della quantità.
Nei “campi di simenza”, variabilità e mescolanza innescano una sorta di selezione naturale che fortifica le spighe, senza bisogno di interventi chimici.
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Fonte: Ambientebio
Autore: Agnese Tondelli
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Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.
Articolo tratto interamente da Ambientebio
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Riprediamoci i campi, riprendiamoci la natura.
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