Articolo da Enciclopedia delle donne
Valeria Solesin è rimasta vittima degli attacchi terroristici del 13 novembre 2015 alla sala concerti Bataclan a Parigi. Sociologa e demografa di formazione, Valeria Solesin entrava nella fase finale del suo dottorato, con tesi sui comportamenti riproduttivi contemporanei in Italia e in Francia. Ripercorriamo qui il suo percorso universitario e alcune riflessioni sulla sua ricerca dottorale.
Cittadina italiana, Valeria Solesin ha svolto la maggior parte
dei suoi studi superiori in Francia. Iscritta inizialmente alla doppia
laurea in “Società, politica e istituzioni europee” all'Università di
Trento e in sociologia all'Università di Nantes (Francia); si è laureata
nel 2009.
L'anno successivo si è iscritta alla Scuola Superiore di Scienze Sociali
(EHESS) di Parigi per conseguire, nel 2011, il diploma di Master in
sociologia e statistica. Nel 2012 ha iniziato il dottorato presso
l'Istituto di demografia dell'Università Paris 1 Panthéon-Sorbonne
(IDUP). La sua tesi era finanziata da una borsa di studio del Centro
francese per le misure di sostengo alle famiglie (CNAF) ed è stata
svolta presso l'Istituto nazionale francese per gli studi demografici
(INED) a Parigi, sotto la supervisione di Virginie De Luca-Barrusse
(IDUP), Arnaud Régnier-Loilier (Ined) e Benoît Céroux (CNAF), che hanno
dimostrato grande fiducia nel suo lavoro.
Il suo progetto di tesi di dottorato s’intitolava «Un ou deux enfants ? Une analyse des déterminants de la fécondité en France et en Italie» (“Uno o due figli? Un'analisi delle determinanti della fecondità in Francia e in Italia”). Francia e Italia, pur essendo simili sotto diversi aspetti (geografici, culturali e, in parte, anche demografici), presentano differenze significative in termini di fecondità e di occupazione femminile, entrambe più elevate in Francia. Valeria Solesin concentrava il suo interesse sulla transizione dal primo al secondo figlio, esaminando le intenzioni e le decisioni in materia di fecondità delle coppie che hanno già un figlio. Sebbene la maggior parte delle coppie in entrambi i paesi desideri avere almeno due figli, la transizione dal primo al secondo figlio è significamente meno frequente in Italia.
Ancorato a una prospettiva di genere, l’approccio di Valeria
Solesin analizzava simultaneamente le norme e le rappresentazioni della
famiglia nei due paesi, ponendo al centro del suo studio il ruolo delle
politiche sociali e familiari nel loro contesto storico.
Per raggiungere questo obiettivo, Valeria Solesin ha adottato un
approccio multidisciplinare che combina, per entrambi i contesti
nazionali, un’analisi critica delle politiche, l’utilizzo di indagini
statistiche su larga scala e la realizzazione di interviste approfondite
con genitori. L’obiettivo è quello di mettere in dialogo l’oggettività
statistica dei comportamenti riproduttivi con le testimonianze delle
coppie riguardo alla decisione di avere o meno un secondo figlio,
analizzando l'impatto dei traiettorie familiari e professionali, nonché i
contesti sociali e politici in cui tali decisioni si configurano. Il
suo approccio mirava a “non ridurre l'analisi qualitativa a una sorta
di "supporto" dell'analisi quantitativa (...) ma di dimostrare che le
risposte standardizzate [a un questionario] non sono lo strumento adatto
quando si cerca di comprendere una decisione complessa come quella di
avere figli (...) e quando si studia il processo decisionale, i
disaccordi e le negoziazioni” all’interno delle coppie. A questo
scopo, Valeria Solesin ha condotto una trentina di interviste in Francia
(principalmente a Marsiglia e Nantes) e una quarantina in Italia (tra
Venezia, Firenze e Napoli).
Le differenze nei comportamenti osservati attraverso i dati e le testimonianze raccolte nelle tre regioni italiane inducono Valeria Solesin ad approfondire l'evoluzione delle disparità regionali nella fecondità italiana. Utilizzando l'indicatore di Moran (che misura la similarità tra aree geografiche adiacenti), Valeria Solesin mette in luce che "la forte correlazione spaziale delle regioni italiane osservata all'inizio degli anni '80 è progressivamente diminuita fino agli anni duemila. Da allora, la correlazione tende a aumentare, ma a un ritmo nettamente più basso che negli anni ottanta. La convergenza verso il livello di fecondità nazionale è stata più veloce per le regioni in cui il ritardo al primo parto è stato più precoce”. Per questa ricerca, Valeria Solesin ha ottenuto il terzo premio al concorso per il miglior poster scientifico dell'Università di Parigi 1, con uno studio intitolato “Differenze regionali della fecondità italiana. Si può parlare di "una" fecondità italiana?”.
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Fonte: Enciclopedia delle donne
Autore: Arnaud Régnier-Loilier, Laurent Toulemon, Lidia Panico
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Articolo tratto interamente da Enciclopedia delle donne








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