Articolo da L'Indipendente
La Procura di Milano ha aperto un’inchiesta su un gruppo di cittadini italiani sospettati di aver partecipato, negli anni Novanta, all’assedio di Sarajevo come “turisti della guerra”. Avrebbero pagato somme ingenti per unirsi ai reparti serbo-bosniaci e sparare sui civili intrappolati nella capitale assediata. L’indagine, coordinata dal pm Alessandro Gobbis per omicidio volontario plurimo aggravato da crudeltà e motivi abietti, punta a far luce su una delle pagine più rimosse del conflitto balcanico: quella di uomini partiti dall’Italia per comprare un posto accanto ai cecchini e trasformare l’orrore di Sarajevo – in cui furono uccise oltre 11.500 persone, tra cui 1.601 bambini – in un sinistro gioco di morte.
L’inchiesta della Procura di Milano nasce da un esposto presentato lo scorso 28 gennaio dal giornalista, fotografo e regista Ezio Gavazzeni, da anni impegnato su temi di mafia e terrorismo, insieme all’ex giudice Guido Salvini. Il documento, lungo 17 pagine, raccoglie testimonianze e contatti con fonti bosniache che, agli inizi degli anni Novanta, avevano segnalato la presenza di cittadini italiani nei dintorni di Sarajevo. Gavazzeni ha allegato anche la trascrizione di uno scambio con Edin Subašić, un ex agente dei servizi di intelligence militare bosniaci, che confermerebbe l’esistenza di un presunto giro di “finti soldati” provenienti da Torino, Milano e Trieste, che avrebbero pagato per ottenere un “pass” utile a muoversi tra le linee e raggiungere le postazioni dei cecchini sulle colline della capitale. Protetti da ufficiali serbo-bosniaci, i 5 italiani avrebbero preso parte a vere e proprie “sessioni di tiro” contro civili disarmati, ambulanze e persino bambini. I “clienti”, ha raccontato l’ex 007, erano «persone molto ricche e probabilmente influenti nelle loro comunità», con coperture politiche, che potevano «permettersi economicamente una sfida così adrenalinica», tra cui appassionati di caccia e armi, vicini all’estrema destra. La «copertura dell’attività venatoria serviva per portare, senza sospetti, i gruppi a destinazione a Belgrado». L’ex funzionario dei servizi segreti della Serbia Jovica Stanišić, condannato per crimini di guerra, avrebbe svolto «un ruolo chiave in questo servizio». Nell’esposto si fa riferimento anche al tariffario dell’orrore: «I bambini costavano di più, poi gli uomini (meglio in divisa e armati), le donne e infine i vecchi che si potevano uccidere gratis». Tra i “turisti della guerra” figurerebbe un triestino di mezza età, ex militare con legami nell’estrema destra europea e un imprenditore lombardo, titolare di una clinica privata di medicina estetica, che negli anni successivi avrebbe raccontato di “aver visto la guerra da vicino”. La Procura di Milano, in collaborazione con l’Interpol e le autorità di Sarajevo, sta ora ricostruendo flussi di denaro e i contatti tra intermediari serbi e italiani.
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Fonte: L'Indipendente
Autore: Enrica Perucchietti
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Articolo tratto interamente da L'Indipendente







Che cosa vergognosa !!!
RispondiEliminaConcordo!
EliminaLo stavo leggendo ieri. E ne sono rimasta completamente inorridita...
RispondiEliminaLa bassezza del genere umano.
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