La strage di Reggio Emilia fu una delle più gravi repressioni della polizia contro i lavoratori in sciopero. Quel giorno, migliaia di operai e contadini si erano radunati davanti alla stazione ferroviaria della città emiliana, per protestare contro il governo Tambroni, sostenuto dai voti dei neofascisti del MSI. Il governo Tambroni era accusato di favorire gli interessi dei padroni e di minacciare le libertà democratiche.
La manifestazione era pacifica, ma la polizia decise di intervenire con una carica violenta e indiscriminata, sparando colpi di pistola e di moschetto contro la folla inerme. Il bilancio fu drammatico: cinque morti e una quarantina di feriti. Le vittime furono: Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Afro Tondelli, Marino Serri e Luigi Nicolini. Tutti giovani, tutti lavoratori, tutti con una famiglia e dei sogni da realizzare.
La strage scatenò una forte reazione popolare in tutto il paese, con scioperi, cortei e scontri con le forze dell'ordine. Il governo Tambroni fu costretto a dimettersi dopo pochi giorni, ma la giustizia non fu fatta. I responsabili della strage non furono mai condannati, anzi alcuni furono promossi o decorati.
La strage di Reggio Emilia è un episodio che non va dimenticato, perché ci ricorda il prezzo che hanno pagato i lavoratori per difendere i loro diritti e la democrazia. È un monito a non abbassare la guardia di fronte alle derive autoritarie e fasciste che ancora oggi minacciano la nostra convivenza civile. È un omaggio a chi ha sacrificato la propria vita per un mondo più giusto e solidale.
Mai dimenticare!








Ancora oggi, nelle piazze di tutto il mondo, le "forze dell'ordine" picchiano, umiliano e uccidono.
RispondiEliminaUna storia che si ripete.
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