Vedo la casa tua china sugli orti
maceri, il fiume gonfio, il cielo scuro;
e pensosa seguir ti raffiguro
le foglie morte giù dai rami morti.
Anch'io recluso medito le lente
ore. La pioggia tremula s'adagia.
L'ombra bianchiccia come la bambagia
ricolma le contrade sonnolente.
Esco, e ti penso. Vedo il tuo vestire,
ma contro voglia, neghittosamente.
T'aspetto in piazza tra la poca gente
che borbotta: comincia a rinfreddire.
Ecco, tu passi, bianca fuggitiva,
lieve falena delle nere strade;
e sul mio sguardo che ti brucia viva
sento il tuo sguardo, gocciola che cade.
Sergio Ortolani
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