giovedì 22 febbraio 2018

Rapporto Amnesty International: una società accecata da odio e paura




L’Ong ha analizzato la situazione dei diritti umani in 159 Paesi del mondo


Siamo entrati nel 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure è fuori di dubbio che i diritti umani non possano essere dati per scontati da nessuno di noi“. Salil Shetty, Segretario generale di Amnesty International.

Durante tutto il 2017, milioni di persone nel mondo hanno sperimentato i frutti amari delle sempre più diffuse politiche di demonizzazione.

Il mondo sta raccogliendo i terribili frutti della retorica intrisa d’odio che ha dominato nelle politiche di leader mondiali come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi. Milioni di persone sono a rischio a causa delle loro spietate politiche.

A documentarlo è il lavoro di ricerca raccolto nel Rapporto Annuale 2017 di Amnesty International, edito in Italia da Infinito edizione. 159 schede accompagnate da una serie di approfondimenti, per fotografare lo stato dei diritti umani nel mondo nel 2017.

Alcune schede suddivise per area geografia sono disponibili al sito di Amnesty International. Di seguito il testo introduttivo del rapporto.

L’esodo dei rohingya perseguitati in Myanmar


Le estreme conseguenze di queste politiche sono state messe a nudo dall’orribile campagna militare di pulizia etnica contro la popolazione rohingya in Myanmar, che in poche settimane ha causato un esodo di circa 655.000 persone verso il vicino Bangladesh, la crisi dei rifugiati esplosa più velocemente del 2017. A fine anno, le prospettive per il futuro rimanevano decisamente oscure e la persistente incapacità dei leader mondiali di fornire una soluzione concreta per i rifugiati ha lasciato poche ragioni per essere ottimisti. Questo evento rimarrà nella storia come un’ulteriore prova del fallimento catastrofico del mondo nell’affrontare situazioni che possono offrire terreno fertile per atrocità di massa.

I segnali d’allarme erano evidenti da tempo in Myanmar: discriminazione e segregazione su larga scala erano diventate la normalità, in un regime equiparabile all’apartheid, e per molti anni la popolazione rohingya è stata demonizzata e privata delle condizioni basilari per vivere in dignità. La trasformazione della discriminazione e della demonizzazione in violenze di massa è qualcosa di tragicamente familiare e le sue conseguenze disastrose non possono essere facilmente cancellate.


I diritti umani non possono essere dati per scontati da nessuno di noi


Se le terribili ingiustizie inflitte ai rohingya sono state particolarmente in evidenza nel 2017, la tendenza di leader e politici a demonizzare interi gruppi sulla base della loro identità ha attraversato tutto il pianeta. Il 2017 ci ha mostrato ancora una volta cosa accade quando le politiche di demonizzazione diventano la tendenza dominante, con pessime conseguenze per i diritti umani.

Siamo entrati nel 2018, 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, eppure è fuori di dubbio che i diritti umani non possono essere dati per scontati da nessuno di noi. Di certo non possiamo dare per scontato il fatto di poterci riunire per protestare o per criticare i nostri governi.

Né possiamo dare per scontato che avremmo a disposizione un sistema previdenziale quando saremo vecchi o invalidi; che i nostri bambini potranno crescere in città con un’aria pulita e respirabile; o che, in quanto giovani, lasceremo la scuola per trovare lavori che ci permetteranno di comprare una casa.


Diritti umani in pericolo: le nostre sfide


La battaglia per i diritti umani non è mai vinta definitivamente, in nessun luogo e in nessun momento storico. I confini si spostano di continuo, per cui non c’è spazio per il compiacimento. Nella storia dei diritti umani, questo non è mai stato più chiaro di ora. Ma, dovendo far fronte a sfide senza precedenti in tutto il mondo, le persone hanno continuato a dimostrare che la loro sete di giustizia, dignità, uguaglianza non verrà spenta, trovando ancora modi nuovi e coraggiosi per esprimere questo bisogno, spesso a caro prezzo. Nel 2017, questa battaglia globale per i valori ha raggiunto un nuovo livello d’intensità.

Gli attacchi ai valori su cui si basano i diritti umani, che affermano la dignità e l’uguaglianza di tutte le persone, hanno assunto vaste proporzioni.

I conflitti


I conflitti, alimentati dal commercio internazionale di armi, continuano ad avere effetti devastanti sui civili, spesso secondo un piano prestabilito. Che sia nella catastrofe umanitaria dello Yemen, esacerbata dal blocco imposto dall’Arabia Saudita, o nelle uccisioni indiscriminate di civili compiute dalle forze governative e internazionali, nell’uso dei civili come scudi umani da parte del gruppo armato autoproclamatosi Stato islamico in Iraq e Siria o nei crimini di diritto internazionale che portano a enormi flussi di rifugiati dal Sud Sudan, talvolta le parti coinvolte nei numerosi conflitti del mondo hanno rinunciato anche a fingere di rispettare i loro obblighi di protezione dei civili.

La crisi globale dei rifugiati


I leader dei paesi ricchi hanno continuato ad affrontare la crisi globale dei rifugiati con una miscela di elusione e totale insensibilità, riferendosi ai rifugiati non come a esseri umani ma come a problemi da evitare. Il tentativo del presidente statunitense Donald Trump di vietare l’ingresso a tutti i cittadini di diversi paesi a maggioranza musulmana, sulla base della loro nazionalità, è stato evidentemente una mossa dettata dall’odio. La maggior parte dei leader europei è stata riluttante ad affrontare la grande sfida di disciplinare la migrazione in modo sicuro e legale e ha deciso che, in pratica, niente è vietato nell’intento di tenere i rifugiati lontani dalle coste del continente. Le conseguenze inevitabili di questo approccio sono state evidenti negli scioccanti abusi subiti dai rifugiati in Libia, con la piena consapevolezza dei leader europei.

Elezioni: odio e paura cavalcati dalla politica



In zone dell’Europa e dell’Africa, lo spettro incombente dell’odio e della paura ha caratterizzato una serie d’importanti elezioni. In Austria, Germania e Paesi Bassi, alcuni candidati hanno cercato di trasformare le preoccupazioni sociali ed economiche in paura, attribuendo la colpa in particolar modo a migranti, rifugiati e minoranze religiose. In Kenya, le elezioni presidenziali di agosto e ottobre sono state guastate da intimidazione e violenza, anche basate sull’identità etnica.

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Fonte: Progetto Melting Pot Europa 

Autore: 
redazione Melting Pot Europa

Licenza: Creative Commons (non specificata la versione


Articolo tratto interamente da Progetto Melting Pot Europa



6 commenti:

  1. Caro Vincenzo, grazie di questo bellissimo articolo.
    Ciao e buon pomeriggio con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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  2. purtroppo questa cosa sta accadendo anche in Italia e lo trovo sconvolgente. Tutti parliamo di giornata della memoria, di aiutare ilo prossimo e poi diventiamo animali verso alcune categorie di persone... tutto questo sta fomentando il razzismo e da parte della politica lo trovo scandaloso.
    buona serata ;)

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  3. Sembra che il mondo vada alla rovescia. Invece di progredire si va a vele spiegate verso un nuovo medioevo. E' tutto molto preoccupante anche perché non si riesce a vedere una via d'uscita.

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