Articolo da Greenreport.it
Secondo Greenpeace, «Ad un anno dalla
cessazione delle compensazioni economiche ai cittadini evacuati, il
governo giapponese ritirerà – non più tardi del 31 marzo prossimo –
l’ordine di evacuazione per 6 mila cittadini da Iitate, villaggio che si
trova a nord ovest dei reattori distrutti della centrale nucleare di
Fukushima Daiichi, nonché uno dei siti più pesantemente contaminati dal
disastro nucleare del 2011. La prefettura di Iitate ha un territorio di
200 chilometri quadrati, il 75 per cento dei quali costituito da foreste
montane. I livelli di radiazione rilevati nelle foreste – parte
integrante della vita dei residenti fino a prima dell’incidente nucleare
– sono paragonabili ai livelli attuali all’interno della zona di
esclusione di 30 km a Cernobyl, una zona che più di 30 anni dopo
l’incidente rimane ancora interdetta alla popolazione».
Gli ambientalisti sottolineano che dalla recente indagine
“No Return to Normal: The Fukushima Daiichi Nuclear Disaster”, condotta
da Greenpeace Giappone è emerso che «i livelli di radioattività
riscontrati nelle case di Iitate sono ben al di sopra degli obiettivi a
lungo termine prefissati dal governo nipponico, con i livelli di
esposizione annuali che, estesi. nel corso della vita delle persone,
presenterebbero un rischio superiore alle norme per i cittadini che
torneranno nell’area».
Nel loro rapporti, gli ambientalisti
evidenziano che «Gli sforzi di decontaminazione del governo giapponese
si sono concentrati nelle aree immediatamente attorno alle case, ai
campi agricoli e in strisce di 20 metri lungo le strade pubbliche.
Questa decontaminazione ha già generato milioni di tonnellate di rifiuti
nucleari, che ora si trovano in migliaia di siti sparsi in tutta la
Prefettura, ma non ha comunque ridotto il livello di radioattività a
livelli di sicurezza. Per le persone che devono prendere una decisione
per il ritorno, una domanda fondamentale che le autorità giapponesi
continuano ad ignorare è a quale dose di radiazioni saranno esposti, non
in un anno, ma nel corso di decenni, e cioè nel corso della loro vita».
Greenpeace Giappone ha cercato di
rispondere a questa domanda inviando un team di radioprotezione
nell’area sin dalla fine del marzo 2011, quando ha chiesto per prima la
sua evacuazione. I tecnici dell’associazione ambientalista spiegano che
«Nell’ultima campagna di misure condotta nel mese di novembre 2016,
l’obiettivo era quello di effettuare migliaia di misure di radioattività
nelle zone di Itate ricomprese nell’Area 2, il settore che vedrà
cancellato il suo ordine di evacuazione a fine marzo 2017, secondo
quanto stabilito dal governo giapponese. Oltre ai dati misurati, che
hanno fornito una media ponderata per le zone, il lavoro di indagine ha
riguardato anche il campionamento del suolo con l’analisi in un
laboratorio di Tokyo, la misurazione degli “hot spots” (i cosiddetti
“punti caldi” ) di contaminazione radioattiva e il recupero dei
dosimetri che erano stati installati in due case nel febbraio del 2016.
La media ponderata per l’esposizione a radiazioni nelle le case oggetto
dell’indagine indicano chiaramente un rischio elevato per i cittadini
che dovranno tornare a Iitate. L’intervallo misurato per le dosi è stato
tra 39 mSv e 183 mSv per tutta la vita 70 anni da un periodo a partire
dal marzo 2017. Questo non include la dose di esposizione alle
radiazioni naturali attesi nel corso della vita, né include le dosi
interne ed esterne ricevute nei giorni, settimane e – nel caso di Iitate
che non fu immediatamente evacuata – parecchi mesi dopo l’incidente
nucleare del marzo 2011».
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Fonte: Greenreport.it
Autore: redazione Greenreport
Licenza: Copyleft
Articolo tratto interamente da Greenreport.it
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