giovedì 4 febbraio 2016
Vendesi cittadinanza UE a ricchi sfacciati
Articolo da Unimondo.org
Si sa che per certe procedure di conferimento della cittadinanza i tempi superano le più favorevoli aspettative, anche nel nostro Paese, ben noto per le sue lungaggini amministrative. Un procedimento del tutto iniquo e appannaggio di uno sparuto gruppo di individui, per di più sportivi di alto livello, per cui in pochi si indignano, concentrandosi piuttosto sulla marginalità della procedura. Ad esempio non ci si stupisce che sia così spesso individuato un trisavolo veneto o siciliano a un abile calciatore latino-americano: un legame “impercettibile” con un antenato che una terra di emigrati quale il Belpaese non nega quasi a nessuno e che conferisce la libertà di movimento nello spazio europeo al neo-cittadino dell’UE.
È proprio però in frangenti storici quale quello che l’Unione Europea sta attraversando, con la recente approvazione in Danimarca della norma di sequestro dei beni dei richiedenti asilo per far fronte alle spese del loro mantenimento e il rischio di una sospensione in toto del Trattato di Schengen, che l’iniquità di alcune procedure di concessione della cittadinanza sale maggiormente all’occhio. Ed è con ancora negli occhi le immagini struggenti delle centinaia di famiglie in mezzo alla neve e sferzate dal gelo dei Balcani, in viaggio verso le più sicure terre europee, che questa riflessione trova luogo. Non tanto con fini solidaristici o pietistici, piuttosto per denunciare la lampante forbice della disparità sociale.
Conoscete il cosiddetto “ius pecuniae”? È il termine con cui polemicamente si è definito l’acquisto della cittadinanza in un Paese in cambio di investimenti economici (in linguaggio tecnico il “citizenship by investment”). Non esiste alcun obbligo di residenza nello Stato di cui si ottiene la cittadinanza, ragione che induce a ipotizzare tra le cause dell’atto che gli acquirenti intendono diversificare gli investimenti a fronte di una tassazione più bassa, cercano migliori garanzie di educazione per i figli, vogliono tutelarsi con un secondo passaporto per qualsiasi evenienza o anelano a una maggiore privacy. Magnati russi, cinesi e mediorientali risultano i principali acquirenti di passaporti e le ragioni sono ben comprensibili alla luce dell’ammontare di investimenti richiesto.
Anche gli Stati europei non sono esenti da questa pratica. Nella top ten di questi Paesi membri è senz’altro collocata Malta. Con un investimento di 650mila euro, l’acquisto di una proprietà immobiliare di 350mila euro (o un affitto di almeno 16mila euro all’anno) e un investimento in progetti statali di altri 150mila euro, il governo di La Valletta offre la cittadinanza maltese, ovvero il passaporto dell’UE. Un programma che sinora ha prodotto incassi per l’arcipelago da un miliardo di euro con ben 700 domande ma ci si aspetta molto di più: la norma ha sancito infatti l’accoglienza di ben 1800 richieste. Anche l’isola di Cipro ha optato per lo sviluppo di questo business dal maggio 2013, ossia poco dopo il “salvataggio” operato da Commissione Europea, Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale Europea. L’offerta di passaporto scatta a fronte di un investimento che va da 2,5 a 5 milioni di euro, a seconda del numero degli investitori: una sorta di risarcimento a quei molti che hanno perso fior di milioni di euro depositati nelle banche cipriote. Sul continente è invece la Bulgaria a conferire il passaporto per un investimento di 500mila euro in un’attività imprenditoriale o in bond; o meglio, questo inizialmente consente il conferimento di un permesso di residenza annuale valido poi a candidarsi per la cittadinanza. Se parti sociali e anche istituzionali sollevano da tempo dubbi sulla pratica di “messa in vendita” della cittadinanza europea, ben poco può essere fatto, dato che si tratta di uno degli ambiti di stretta competenza degli Stati nazionali.
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Fonte: Unimondo.org
Autore: Miriam Rossi
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Articolo tratto interamente da Unimondo.org
1 commento:
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Che i soldi aprano tutte le porte l'ho sempre saputo, ma in un modo così sfacciato poi...
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